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22 Giugno 2023 – Redazione

La manzoniana psicosi da bacilli, insieme all’illusorio potere conferito a normali cittadini, ha portato a stravolgere il concetto di privacy con il diffondersi di azioni volte a discriminare e violare i nostri dati sanitari e quelli dei nostri figli. A fronte delle vostre richieste di aiuto, abbiamo cercato di riassumere il complesso quadro giuridico e di fornire alcuni strumenti di tutela, volti a contenere e contrastare eventuali abusi, soprattutto con richieste riguardo lo stato vaccinale vostro o dei vostri figli e per farlo, dobbiamo innanzitutto delineare i confini normativi per identificare in autonomia quando una richiesta è da considerarsi lecita o quando è illecita.

Partiamo dalla definizione di dati relativi alla salute comunemente valida in tutto il territorio Europeo e normata dal GDPR – Regolamento generale sulla protezione dei dati (UE/2016/679): “i dati personali attinenti alla salute fisica o mentale di una persona fisica, compresa la prestazione di servizi di assistenza sanitaria, che rivelano informazioni relative al suo stato di salute” (GDPR Art. 4, part. 15) e sono ricompresi nella più vasta categoria dei dati soggetti a trattamento speciale (GDPR Art. 9), in quanto in grado di rivelare dettagli molto intimi della persona, e per questo vi è una tutela rafforzata che pone il divieto di “trattare dati personali che rivelino… dati relativi alla salute” (art. 9 GDPR)

Come abbiamo visto, ii dati inerenti la salute godono di misure di garanzia che garantiscono l’interessato sulla figura di chi può trattarli, nei rari casi in cui è possibile farlo. Questo punto è importante ed è la seconda cosa che dovrete comprendere a pieno: i dati relativi alla salute possono essere “trattati da o sotto la responsabilità di un professionista soggetto al segreto professionale conformemente al diritto dell’Unione o degli Stati membri o alle norme stabilite dagli organismi nazionali competenti o da altra persona anch’essa soggetta all’obbligo di segretezza conformemente al diritto dell’Unione o degli Stati membri o alle norme stabilite dagli organismi nazionali competenti”. (GDPR Art. 9, part. 3)

Ricapitolando: la normativa europea sancisce che i dati relativi alla salute, compreso ovviamente lo stato vaccinale, sono un diritto fondamentale di ogni cittadino e godono di garanzie particolari che permettono la loro gestione solo in limitatissimi casi e sotto la responsabilità di un professionista sanitario sottoposto a segreto professionale. In linea generale, ogni richiesta riguardante l’accesso a informazioni sullo stato di salute vostro e dei vostri figli che arriva da soggetti che non sono un professionista sanitario è da ritenersi illecita… le cose però non sempre sono così lineari.

Ora veniamo all’oggi e ai vari motivi per cui abbiamo deciso di fornirvi questo tipo di documentazione e, come detto sopra, vi elencheremo una serie di situazioni che ci avete segnalato, in cui la richiesta dello stato vaccinale è stata oggetto di situazioni disdicevoli. Vi mettiamo a disposizione, accanto alle tipologie di situazione, anche la lettera o modulo corrispondente, in modo che possiate facilmente reperire quello più adatto alla singola situazione che si divide in bambino o adulto e al grado di contromisure da adottare, perché lo sappiamo bene, anche se vorremmo che tutti agissero con il massimo vigore contro ogni illecita richiesta di dati, purtroppo, a volte si deve mediare.

P.S. Per ogni situazione abbiamo creato due o quattro moduli diversi. La prima divisione è tra minori e adulti e la seconda divisione è tra diffida e diffida con contestuale segnalazione al Garante della Privacy. Nel secondo caso, oltre che inviare una diffida rifiutandosi di fornire i dati inerenti alla salute, si fa contestuale segnalazione al Garante Privacy chiedendo alla struttura che ha richiesto i dati, di fornirvi anche tutte le specifiche di legge riguardo alla gestione di quei dati, come le finalità. A voi la scelta di quale documento utilizzare.

1. Il grest, scout, campus estivi mi chiede libretto vaccinale.

Questo caso è uno dei più vili, spesso accompagnato da pretese che sfociano in dinieghi di iscrizione oppure adducendo fantomatici obblighi di legge ma la questione è chiarissima a livello normativo: non è possibile in nessun caso richiedere dati relativi allo stato vaccinale di nessun partecipante, né ospiti, né personale assunto e né volontari e ogni richiesta in tal senso deve ritenersi illecita. Non ci sono deroghe, non esiste normativa a supporto di tale richiesta, semplicemente non possono gestire, archiviare, trattare ancor meno divulgare questi dati, fine. Così semplice? Magari…

Come vi abbiamo detto ad inizio articolo, la psicosi da bacilli e l’aver dato finto potere a normali cittadini, ha creato una serie di situazioni per cui a volte il soggetto che illecitamente richiede tale documentazione, è visceralmente convinto di alcuni postulati, in realtà falsi, ma che non c’entrano nulla con la questione del trattamento dati relativi alla salute. A volte viene detto ai genitori che essendoci un obbligo vaccinale che interessa la fascia di età dei partecipanti, allora è estendibile l’obbligo anche a strutture extrascolastiche: non è assolutamente così! Anche perché nemmeno le scuole sono autorizzate ad acquisire e gestire il dato, lo fa la Asl e solo in determinate condizioni, comunicando esclusivamente l’eventuale irregolarità e mai il dato vaccinale completo (es. manca 1 dose o l’intero ciclo? Per quali malattie è vaccinato il bambino? La scuola non deve saperlo).

Di fronte all’assurda richiesta di fornire lo stato vaccinale di minori in ambito extrascolastico, pertanto fuori da ogni fattispecie normativa, il primo consiglio che ci verrebbe da darvi è quello di segnalare al Garante della Privacy l’accaduto e di spendere i vostri soldi altrove, evitando quella struttura. Ovviamente sta a voi la scelta, potete decidere se utilizzare il documento per la diffida o quella con annessa segnalazione al Garante della Privacy.

2. La palestra, il corso di calcio, tennis, equitazione o qualsiasi altro sport mi chiede libretto vaccinale

Questo caso è molto spinoso e necessita di una premessa: la legge 5 marzo 1963, n. 292, prevede l’obbligo vaccinale per la sola antitetanica per tutti gli sportivi agonistici CONI e per comprendere se la richiesta è ”lecita” o “illecita” si deve verificare se l’attività sportiva è agonistica o non agonistica e e se l’attività sportiva agonistica è o non è affiliata CONI. Vi lasciamo ad un nostro articolo esaustivo sul punto che potete consultare qui ma in linea di massima valgono gli stessi principi, ovvero che anche in presenza di una disposizione di legge, i dati relativi alla salute sono trattati solo da un “professionista soggetto al segreto professionale conformemente al diritto dell’Unione o degli Stati membri” e, pertanto, solo al momento della visita di idoneità sportiva di una società sportiva federata CONI, viene richiesto di esibire il documento sanitario comprovante l’avvenuta effettuazione della vaccinazione antitetanica obbligatoria per legge per consentire la prescritta verifica e eventuale annotazione.

Appurato se la richiesta è illecita o no, potete utilizzare il Documento modificabile per diffida o quello con contestuale segnalazione al Garante della Privacy. Noi tendiamo ad essere abbastanza fermi sul punto: la struttura ha raccolto dati sanitari di minori o adulti? Va segnalato al Garante oltre che inviare la diffida. A voi la scelta.

3. Il datore di lavoro mi chiede il libretto vaccinale

Come spesso capita in Italia, quando si scende nel dettaglio le questioni divengono più complesse. In linea generale il datore di lavoro non può venire mai a conoscenza dello stato vaccinale dei dipendenti. Esiste l’obbligo di vaccino antitetanico, che prevede la non idoneità lavorativa solo per alcune professioni ed è normato dalla medesima legge 5 marzo 1963, n. 292, e successive modifiche. Se la vostra professione rientra in quelle normate dalla legge vi invitiamo a leggere un nostro articolo esaustivo sul punto, lo trovate qui.

Esiste anche l’obbligo di vaccino anti-epatite B per le professioni sanitarie, ma in linea di massima valgono gli stessi principi, ovvero che anche in presenza di una disposizione di legge, i dati relativi alla salute siano trattati solo da un “professionista soggetto al segreto professionale conformemente al diritto dell’Unione o degli Stati membri” pertanto al momento della visita di idoneità lavorativa potrà essere richiesto di comprovare l’avvenuta effettuazione della vaccinazione obbligatoria per legge, ma solo dal medico competente che non potrà divulgare al datore di lavoro il vostro stato vaccinale ma solo l’idoneità o meno a svolgere la mansione.

Di fronte ad una richiesta diretta da parte del datore di lavoro o altro personale di presentare documenti sanitari, potrete utilizzare il Documento modificabile per diffida e nei casi più estremi, valutando la situazione lavorativa, avete a disposizione anche quello con contestuale segnalazione al Garante della Privacy. Rispetto alle precedenti situazioni qua siete in ambito lavorativo e capiamo benissimo che il tema è ben più spinoso. Una volta capita la norma, potrete anche spiegare a voce la situazione della richiesta illecita, senza neppure ricorrere ai nostri documenti e se mai utilizzarli in fasi successive qualora la situazioni non si sistemi da sola.

FONTE: Associazione Corvelva

 

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25 Maggio 2023 – Redazione

Dalla media dei 6 V/m fino a 30 V/m, un salto nel buio. “Un innalzamento degli attuali limiti fissati a 6V/m, rimanendo sempre ben al di sotto del limite europeo di 60V/m, ad esempio 30V/m, garantirebbe il miglioramento della qualità del servizio (in termini di copertura) fin da subito, con effetti positivi sui cittadini in termini di voce e dati, riducendo l’impatto economico sugli operatori“. E ancora: “Aumentare gli attuali limiti rimanendo sotto i valori europei di emissione avrebbe il duplice vantaggio di rassicurare i cittadini più timorosi e venire incontro alle loro giuste preoccupazioni nella considerazione tecnica che più aumentano le potenze dei tralicci e meno emettono i dispositivi mobili che ogni cittadino porta con sé. Infine, un pieno e veloce dispiegamento del 5G“.

Sono alcuni dei passaggi nella bozza del Decreto Legge Telecomunicazioni allo studio del Governo Meloni: 5 miliardi di euro a sostegno delle compagnie telefoniche, accelerazione del 5G ma soprattutto aumento dei limiti soglia d’innalzamento elettromagnetico fino a 30 V/m (se sempre nei rilevamenti nella media delle 24 ore potrebbe dire molto di più). E’ quanto si legge nel testo che intende rivalutare, aumentandoli, i limiti dell’irradiazione di agenti possibili cancerogeni nell’aria: “Su proposta del Ministro delle imprese e del made in Italy, di concerto con il Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica e con il Ministro della salute, si provvede nelle zone ove si renda necessario ad aumentare i valori di riferimento di cui al precedente comma, in linea con le politiche di sviluppo dei paesi dell’Unione Europea, le indicazioni della Commissione Europea e le linee guida Icnirp sui limiti di esposizione ai campi elettromagnetici”. Icnrip sta per la cosiddetta Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non Ionizzanti, il controverso organismo privato di non medici né biologi che stila le linee guida sulla sicurezza ambientale dell’elettrosmog e su cui si basa la presunta ma non dimostrata non nocività del 5G e su – però – dalle nostre parti cui pesa il verdetto di condanna della Corte d’Appello di Torino.

Ignorando quale possa essere stata la valutazione scientifica per individuare nei 30 V/m il nuovo limite di legge in tutta Italia, non si può non sottolineare come si voglia tentare ancora una volta di scavalcare completamente gli aggiornamenti in peer-reviewed disponibili in letteratura biomedica nelle numerose evidenze scientifiche, che invero dimostrano effetti biologici non termici ben al di sotto dei 6 V/m, anche molto gravi e fino a forme tumorali, motivo per altro delle raccomandazioni già contenute nei Report del Bioinitiative Group, del Parlamento Europeo nella Risoluzione del 2009 e dell’Assemblea del Consiglio d’Europa con la Risoluzione n° 1815 del 2011, in cui si invitano i governi nazionali ad un abbassamento dei limiti di legge a 0,6 V/m nell’immediato e a 0,2 V/m sul lungo termine, assodato che gli effetti sugli organismi viventi si possano manifestare già a valori di 0,002 V/m.

Per denunciare i gravi pericoli dell’inquinamento elettromagnetico nell’implementazione dell’inesplorata tecnologia wireless del 5G, priva di studi preliminari e parere sanitario preventivo previsto invero dalla Legge di Riforma Sanitaria n. 833 del 1978Alleanza Italiana Stop 5G il 1° Ottobre 2019 ha partecipato ad un workshop nel Parlamento europeo (relatore anche il Prof. Martin Pall della Washington University – USA) e il 5 Novembre 2019 presso l’Aula dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati ha poi tenuto il convegno internazionale dal titolo “Moratoria nazionale, 5G tra rischi per la salute e principio di precauzione”, con la partecipazione di alcuni tra i massimi esperti al mondo sul tema, tra i quali la Dott.ssa Annie J. Sasco (22 anni di lavoro alla IARC di cui 9 anni come capogruppo e poi capo unità di epidemiologia per la prevenzione del cancro), il Prof. Olle Johansson (neuroscienziato già del Royal Institute of Technology e del Karolinska Institute) e i medici Dott. Marc Arazi (Francia) e Dott.ssa Patrizia Gentilini (oncologa, ISDE Italia, Medicina Democratica).

Anche per questo sul 5G è acceso il dibattito all’interno della Commissione europea, dove il Panel per il futuro della scienza e della tecnologia (STOA) il 7 Dicembre 2020 ha seriamente messo in discussione l’affidabilità delle politiche dettate dalla Commissione Internazionale sulla Protezione dalla Radiazioni non Ionizzanti (ICNIRP). Nella sessione presso l’Unità di previsione scientifica del Parlamento europeo, organo ufficiale composto da membri parlamentari attraverso il quale si definiscono – a livello comunitario – le valutazioni su scienza e nuove tecnologie per identificare strategie a lungo termine utili alle commissioni dell’UE nel loro ruolo decisionale, Arno Thielens del Ghent University – imec, Ghent (Belgio) ha infatti affermato come l’ICNIRP produca una documentazione parziale e non complessiva della letteratura biomedica disponibile, assente anche la parte sull’impatto nell’ecosistema (flora, fauna), mentre per il francese Gerard Ledoigt della Clermont Université, Clermont-Ferrand, le radiofrequenze onde non ionizzanti rappresentano “una tossicità e ICNIRP non è adeguata alla studio, serve una moratoria sul 5G per uno studio indipendente che chiarisca gli affetti“, così come Elisabeth Cardis dello spagnolo Global Radiation Programme al Barcellona Institute for Global Health, ha dichiarato di trovarci “a corto di ricerca sui protocolli di misurazione, sull’esposizione, nonché esperienze in vivo e in vitro per valutare l’impatto della rete 5G sulla salute ′′.

Per scongiurare il golpe elettromagnetico, nel 2021 gli attivisti dell’Alleanza Italiana Stop5G hanno dato vita anche ad uno sciopero della fame (135 aderenti a staffetta per 18 giorni), manifestazioni e sit-in nelle città, presidio per due settimane sotto Palazzo Montecitorio, oltre le 64.000 firme raccolte nella petizione. In decine di migliaia, poi, hanno seguito le interviste sullo speciale Il Golpe Elettromagnetico trasmesso su La Casa del Sole Tv.

 

FONTE:Maurizio Martucci – Oasisana.com

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25 Febbraio 2022 – Redazione

Il vero numero di casi di effetti avversi dei vaccini potrebbe essere alto, altissimo. Molto più di quanto i dati ufficiali non dicano. A sostenerlo è Andreas Schöfbcek, ceo della compagnia di assicurazioni tedesca Bkk Pro-Vita, che in queste ore ha rilasciato dichiarazioni che stanno facendo discutere parecchio: “In sette mesi e mezzo, 216.695 assicurati su un campione di un milione hanno avuto bisogno di cure mediche dopo la vaccinazione”. Un dato decisamente preoccupante.

Come spiegato da Patrizia Flodder Ritter sulle pagine della Verità, basta infatti proiettare la cifra sulla popolazione totale per ottenere un numero impressionante: 3 milioni di casi di reazioni avverse da vaccino. Un totale dodici volte più alto rispetto a quello fornito dal ministero della Salute. Secondo la compagna Bkk, tra le possibili cause di questa clamorosa sottostima ci sarebbe il tempo richiesto per le segnalazioni: una procedura che porta via al medico di turno oltre mezz’ora e che quindi in molti preferirebbero risparmiarsi.

Una notizia che ha scosso non poco la Germania e alla quale ha dato spazio anche il quotidiano Die Welt, spiegando: “Per la prima volta sono disponibili i dati di una grande associazione assicurativa sanitaria tedesca sugli effetti dei vaccini anti-Covid”. Nell’elenco dei casi avversi sono stati conteggiati infezioni, sepsi, rash cutanei e un lungo elenco di complicanze: “L’analisi della Bkk mostra che abbiamo a che fare con una chiara sottostima del fenomeno”.

Una notizia che ha scosso non poco la Germania e alla quale ha dato spazio anche il quotidiano Die Welt, spiegando: “Per la prima volta sono disponibili i dati di una grande associazione assicurativa sanitaria tedesca sugli effetti dei vaccini anti-Covid”. Nell’elenco dei casi avversi sono stati conteggiati infezioni, sepsi, rash cutanei e un lungo elenco di complicanze: “L’analisi della Bkk mostra che abbiamo a che fare con una chiara sottostima del fenomeno”.

venerdì, 15 ottobre 2021 (Comunicato di USB)

Il Green Pass non ha nulla a che fare con la salute pubblica e la sicurezza nei luoghi di lavoro e al contenimento della pandemia ma è uno strumento di costrizione sociale di coloro che non vogliono vaccinarsi, che sono pericolosi più che altro per sé stessi e per i profitti delle attività economiche.

Ormai è chiaro a tutti come l’obbligo del Green Pass in tutti luoghi di lavoro sia uno strumento arbitrario per spingere i cittadini e i lavoratori a vaccinarsi. Obiettivo, questo, che si sarebbe dovuto perseguire attraverso l’obbligatorietà del vaccino, un’informazione non ambigua e di convincimento culturale.

Il Green Pass non ha nulla a che fare con la salute pubblica e la sicurezza nei luoghi di lavoro e al contenimento della pandemia ma è uno strumento di costrizione sociale di coloro che non vogliono vaccinarsi, che sono pericolosi più che altro per sé stessi e per i profitti delle attività economiche.

L’insana introduzione dell’obbligo del “Green Pass” per poter accedere ai luoghi di lavoro da parte del Governo Draghi & co, lasciando “facoltativo” il vaccino, è stata una scelta che abbiamo criticato fin dall’inizio, proprio perché sostituiva una misura sanitaria facilmente spiegabile, al contrario di un documento burocratico di nessuna rilevanza ai fini di combattere il contagio.

La scelta del Green Pass è una furbata utile solo a creare strumenti coercitivi a disposizione delle imprese contro i lavoratori, da un lato lasciati “liberi di vaccinarsi” ma dall’altra discriminati in base alla scelta, brandendo la minaccia di sospensione dal lavoro e dallo stipendio come esplicitamente contenuto nel decreto governativo.

Per noi di USB il vaccino è fondamentale per il contenimento del virus insieme all’utilizzo delle mascherine, del distanziamento e del tracciamento e per questo è necessario che sia reso disponibile a tutti, liberando i vaccini dal monopolio di Big Pharma, consentendo le vaccinazioni nei paesi poveri e bloccando lo sviluppo delle varianti alimentate dalle diseguaglianze economiche. Perché le varianti non hanno confini geografici

La diatriba sul Green Pass è stata strumentalmente utilizzata come arma di distrazione e divisione di massa, nonché egemonizzata dai fascisti, per diventare “terreno di lotta politica” in piena campagna elettorale, distogliendo e oscurando l’attenzione sulle politiche di questo Governo che si sta traducendo in centinaia di migliaia di licenziamenti, in delocalizzazioni aziendali, nella continua precarizzazione del lavoro attraverso la diffusione dei contratti atipici e le esternalizzazioni attraverso la pratica di appalti e sub-appalti che negano i principali diritti a lavoratrici e lavoratori.

Inoltre, non essendo previsto per legge l’obbligo vaccinale, la richiesta in alternativa di un tampone ogni 48 ore a totale carico dei lavoratori paradossalmente implica che gli stessi debbano pagare per andare al lavoro, in contrasto con l’art 15 comma 2 del Dlgs 81/08, secondo il quale le misure relative alla sicurezza non devono comportare nessun onere finanziario per i lavoratori.

LA SALUTE E LA SICUREZZA DEVONO ESSERE A CARICO DEI DATORI DI LAVORO

Nei luoghi di lavoro i costi della sicurezza non possono ricadere sui lavoratori, devono essere affrontati dalle aziende, come la quarantena per COVID deve essere considerata alla stregua della malattia e quindi retribuita.

Allegati👇

https://telecomunicazioni.usb.it/fileadmin/archivio/telecomunicazioni/2021.10.15_il_pasticcio_del_Green_Pass.pdf

_______________________
[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia  Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di medici ed avvocati, formatosi con l’unico intento di collaborare per la ricerca e condivisione della Verità sui principali fatti di rilevanza sia nazionale, che europea, che mondiale]

Puoi leggere anche su👇

https://cataniacreattiva.it/unione-sindacati-di-base-il-pasticcio-del-green-pass/

Antonio Sparano  (13 Ottobre 2021/ Il Desk-quotidiano indipendente)

Riceviamo e pubblichiamo

L’infallibilità dei vaccini non è un dogma sorto in quest’ultimo anno e mezzo di “pandemia” da fuffavirus, ovvero, da virus mai isolato. È piuttosto il frutto di un piano politico partito nel 2000 con il progetto GAVI, (Global Alliance for Vaccines and Immunisation), sostenuta da più di 20 anni di propaganda mediatica, e che ha nell’Italia e nell’Argentina le sue “finestre di Overton” per imporre un’idea unica di società globale fondata, come direbbe Michel Foucault, sulla biopolitica (o biopetere), ovvero, su una politica che invada e controlli gli spazi più intimi dell’uomo,  in primis, il suo corpo.

   La vicinanza delle due date, un anno di differenza tra l’approvazione della “Legge Lorenzin” nel 2017 e quella argentina, la 27.491, votata nel 2018, non può essere liquidata come una semplice coincidenza. In questi mesi di p(l)andemia chiunque sia dotato di un minimo di raziocinio e sia in grado di applicare i due principi basici della logica, quello d’identità, (A=A), e di non contraddizione,¬(A∧ ¬A), non ha potuto fare a meno di sviluppare una vera e propria avversione per la “casualità”.

   Forse la maggioranza degli italiani l’avrà rimosso dalla propria mente, ma il 28 luglio 2017 l’allora maggioranza di governo di centro-sinistra a guida PD, con la complicità di buona parte dell’opposizione, approvò in via definitiva il decreto Lorenzin che sanciva l’obbligatorietà dei vaccini per l’iscrizione alla scuola. Quella legge non rappresentava solo la scelta politica di una maggioranza eterogenea, ma il seme di una nuova concezione della “salute pubblica”. E questo emerse fin da subito. Alla luce della farsa globale che stiamo vivendo dal febbraio del 2020, le parole dell’allora Ministra della Salute, Beatrice Lorenzin: «Abbiamo messo in sicurezza questa e le prossime generazioni.», appaiono quantomai sibilline. Da quel momento, infatti, al di là del numero di vaccinazioni obbligatorie, ben dieci, per l’iscrizione ad asili, elementari, medie, e ai primi anni di superiori (fino ai 16 anni), veniva imposto subdolamente alla comunità italiana un vero e proprio dogma sanitario. Il messaggio era ben chiaro: in futuro, qualsiasi “emergenza sanitaria” avrebbe avuto come unica soluzione un vaccino. 

Ma il vero preludio al modello di regime terapeutico che vediamo imporci in questi mesi di perenne “emergenza sanitaria” globale è stata senza dubbio la legge sui vaccini votata dal Congresso argentino nel 2018, vale a dire, un anno dopo quella italiana. La legge 27.941, che è stata approvata definitivamente e all’unanimità dal Senato il 12 dicembre di quello stesso anno, considera l’immunizzazione mediante vaccino come bene sociale e ne stabilisce la gratuità e obbligatorietà per il cittadino di qualsiasi età. Sulla base di tali presupposti l’allora governo di centro-destra guidato da Mauricio Macri ha redatto un nuovo calendario di vaccinazioni che ne prevede ben diciotto, molte comuni a quelle imposte dalla legge italiana, da inoculare a tutta la popolazione argentina a partire dai primi giorni di vita di ciascun individuo fino all’età adulta. Nel paese sudamericano, l’applicazione di questi vaccini è diventato un requisito per l’accesso all’educazione, la realizzazione di esami medici a fini lavorativi, la richiesta e il rinnovo del documento d’identità, del passaporto, della residenza, della patente di guida, e, addirittura, per la promessa di matrimonio e la richiesta di assegni familiari.

   Ma le due leggi sui vaccini, quella italiana e quella argentina, non rappresentano un’eccezione tra i paesi dell’emisfero occidentale. Come già detto in precedenza: a partire dal 2000, più o meno tutti i governi di questa parte del mondo, su pressione delle multinazionali del farmaco, hanno promulgato norme che incentivano o, addirittura, impongono sempre più vaccini, e alla luce di quanto stiamo vivendo dal febbraio 2020 tali politiche di salute pubblicanon sembrano casuali. Si è voluta imporre una nuova etica(da ethos): la salute pubblica può essere garantita solo mediante massicce campagne vaccinali e non, come giustamente dovrebbe essere, attraverso investimenti nel sistema sanitario. Bisognava preparare il terreno per una “pandemia”, da cui, ovviamente, si sarebbe usciti solo grazie ad una sorta di siero magico inoculato a tutta la popolazione mondiale, e con essa il clima di terrore per imporre una nuova idea di società in cui la libertà dei cittadini non fosse più garantita dalla legge, ma dalla loro sottomissione ad un “vaccino” (di fatto, una terapia sperimentale) certificata da un codice a barre, il green pass, già obbligatorio in Italia e Francia. L’Italia, con la decisione della sua “orgia di governo” di estendere questa misura di apartheid anche al mondo del lavoro, sta facendo da pioniera per l’edificazione di un regime sanitario globale, in cui i presupposti fondamentali, come visto, erano stati già tutti anticipati nella Legge 27.941 votata nel 2018 dal governo d’Argentina, l’altro precursore del Nuovo Ordine Mondiale.

E se ci fosse ancora qualche dubbio circa la correlazione tra questi tre fatti storici: l’approvazione del Decreto Lorenzin nel 2017, della Legge 27.941 nel 2018 in Argentina, e l’avvento della “pandemia” nel 2020, forse è il caso di prendere in considerazione altre due date cruciali: il 2010 e il 2013, affinché ci si renda conto che questa truffa a cui è stato dato il nome di covid-19 era da tempo programmatanei minimi particolati.

  Nel 2010 il fondatore di Microsoft, Bill Gates, uno degli uomini più ricchi e potenti del pianeta, trai principali azionisti dei tre più importanti fondi di investimento del mondo, che controllano l’80% dell’economia globale, annunciava al World Economic Forum di Davos l’intenzione della Bill & Melinda Gate Foundation di invertire per i dieci anni successivi, ovvero, fino al 2020, dieci miliardi di dollari nella ricerca, lo sviluppo e la fornitura di vaccini. Quindi, nel 2013, la sua OMS, ne è infatti il principale finanziatore, decideva di agevolare i propositi “filantropici” suoi e dei suoi soci di Big Pharmaprevenendo qualsiasi intoppo nella produzione di vaccini dovuto ad eventuali denunce per effetti collaterali gravi.

 Quell’anno, infatti, l’Organizzazione Mondiale della Salute istituiva l’algoritmo AEFI per il riconoscimento del nesso causale tra sospetta reazione avversa e vaccinazioni, ribaltando qualsiasi altro criterio riconosciuto precedentemente e diversificando la procedura da quella dei comuni farmaci. Da allora le reazioni gravi vengono sistematicamente e insensatamente disconosciute.

  Continuare ad ignorare questi fatti storici e a vivere nel timore di essere rinchiusi in casa come delinquenti se non si obbedisce ai ricatti di governi criminali, come sta facendo la maggioranza della popolazione mondiale, la quale, da circa due anni, crede ciecamente che sia in atto un pandemia capace di mettere a rischio l’esistenza dell’intera umanità, non potrà impedire per sempre che la verità si riveli, perché alétheia, come la chiamavano i Greci, a differenza della menzogna che ha sempre bisogno di complici, consapevoli o meno,trionfa anche da sola.

FONTI:

https://www.actionaid.it/app/uploads/2016/04/AA_GAVI.pdf?fbclid=IwAR0UV87iBsFSOH-KROuUVmUsI1TwW3hkSaRhm0mep9F1meice-sZ6z9W8O0

https://www.corriere.it/economia/10_gennaio_29/gates-vaccini-davos_578e7418-0cd2-11df-a99f-00144f02aabe.shtml?fbclid=IwAR34Arz4c_uPJAw61Mr5PRtFr7gO8UOr8o0iI4qtSXj6-UHATqawyldVNCo

https://www.who.int/…/safet…/WHOcausality_assessment.pdf

https://www.google.it/amp/s/www.ilfattoquotidiano.it/2017/07/28/vaccini-la-camera-approva-il-decreto-lorenzin-e-legge-contrari-m5s-e-lega-nord/3760604/amp/

https://www.google.it/amp/s/www.perfil.com/noticias/amp/salud/senado-aprobo-nueva-ley-vacunas-gratis-obligatorias.phtml

di Marzia MC Chiocchi

La moda nacque principalmente per la necessità di coprirsi, e anche con precise funzioni di distinguere le varie classi sociali. Nei secoli, è stata prerogativa delle famiglie ricche, sopratutto per l’alto valore dei tessuti e dei coloranti usati, che venivano estratti dal mondo minerale, animale e vegetale.

L’abito ha da sempre rappresentato qualcosa di straordinario ed unico, capace di trasmettere emozioni e sensazioni in chi lo guarda e lo indossa. Ma, buona parte della moda, negli ultimi anni, non sembra rappresentare tutto questo al meglio.

La Fast Fashion

La globalizzazione è entrata prepotentemente anche in questo settore, come rilevato da studi economici e medici. Domanda e profitto, per stare al passo, hanno creato la cosiddetta Fast Fashion (moda veloce) che produce e vende capi economici, proponendone sempre di nuovi a ciclo continuo e a basso costo.

Sebbene appetibile sul mercato, intorno alla Fast Fashion c’è inconsapevolezza, sugli eventuali rischi per la loro salute. Dai rapporti sull’ambiente, l’industria della moda veloce sarebbe la seconda più inquinante al mondo per lo scarico di coloranti e sostanze chimiche utilizzate per la produzione.

Problemi alla pelle

Esempio di dermatite

Gli studi forniti dai dermatologi italiani, parlano di problemi alla pelle in aumento, ed in particolare di dermatiti. Da una classifica in percentuale, l’8% delle malattie dermatologiche italiane, dipenderebbe dal contatto con l’abbigliamento, di cui il 69,1% a causa degli accessori e il 14% delle calzature. Senza considerare i casi sospetti, non ancora accertati, che riguardano il 30%delle persone affette da malattie della pelle.

In questi anni sono cambiati coloranti e tipi di tessuto, e la nostra pelle, sottoposta a sostante tossiche, si sta ribellando, procurando dermatiti e forme allergiche che, entrando nel sangue, rimarranno per sempre nell’organismo, rendendolo così sensibile da svilupparne anche altre nel corso della vita.

Le sostanze più pericolose

Sostanze chimiche in laboratorio

Tra le sostanze più pericolose presenti nei capi d’abbigliamento, per i dermatologi, vi sono:

– La Colofonia, residuo solido ottenuto dalla distillazione della resina di varie conifere, da cui si ricava la trementina usata per produrre coloranti. La possiamo rilevare nei cerotti, nastri adesivi, colle, cosmetici, makeup up, matite, stick per labbra.

– Ammine aromatiche derivate dall’ammoniaca.

– Formaldeide. Negli abiti viene usata come antimuffa, e per evitare le pieghe sul tessuto. È sostanza facilmente identificabile quando, toccando la stoffa percepiamo una patina tra le dita. Risulta quindi fondamentale lavare i vestiti appena acquistati, preferibilmente senza ammorbidente in quanto, spesso, la formaldeide è presente anche in questo prodotto.

– Organostamici. Utilizzati per la produzione di poliestere.

 Ftalati. Composti chimici per la produzione, il modellamento e la flessibilità delle materie plastiche. Usati per le stampe in rilievo di maglie e felpe. Sono interferenti endocrini, che potrebbero alterare lo sviluppo ormonale.

I rischi per i bambini

Tanto più dannosi, se entrano in contatto con la pelle dei bambini, maggiormente a rischio perché tendono a sudare di più, favorendo la penetrazione degli allergeni a livello cutaneo. Per questo, dovrebbero indossare capi meno colorati, o, in ogni caso, meno frequentemente.

Alla luce di tutto ciò, dovremmo fare attenzione non solo a quello che mangiamo, ma anche a quello che indossiamo. I pericoli, infatti, arrivano anche dall’esterno, perché la nostra pelle non è una muta da sub, che funge da isolante, ma una spugna.

In ogni caso occorre rassicurare i consumatori, senza creare allarmismi. Le sostanze chimiche sono presenti in molti capi di vestiario ma non in tutti, e comunque è importante che le quantità siano a norma e non superino le percentuali di legge.

Scarsa informazione sulle etichette

Etichette per abitu

Le tutele per il settore tessile, In Italia e in Europa, esistono, però sono frammentarie. Oltre alle normative, una forma di controllo, dovrebbe essere rappresentata dalle etichette, ma non sempre è così, perché queste nascondono spesso insidie e raccontano troppo poco del vestiario. Più in generale, indicano solo il tipo di tessuto, la provenienza, e nient’altro.

In base ai dati forniti dall’ Import, il 15%dei capi che entrano nel nostro Paese, non avrebbe etichetta, e il 44% l’avrebbe sbagliata.

Sfruttamento in Asia

Nei paesi poveri i bambini vengono avviati al lavoro minorile incontrollato

Molte delle catene italiane ed europee producono nel continente asiatico, in Paesi con scarse normative sul settore. Buona parte dell’abbigliamento proveniente da quei luoghi – come capi supercolorati, blu o neri, molti elastici della biancheria intima, calze e gli oggetti metallici – presenterebbe dei rischi per la salute. Inoltre, il cotone, nonostante sia una fibra naturale, provenendo dall’Asia, potrebbe presentare sostanze allergiche, perché coltivato con pesticidi e insetticidi in quantitativi per noi fuori legge.

La Fast Fashion, così, si basa su cicli di produzione continui sempre più ravvicinati, per esportare più collezioni annuali a prezzi di concorrenza. Di fronte ad una tale situazione è quindi impensabile credere di confezionare l’abbigliamento seguendo percorsi sostenibili, che invece hanno un alto valore di mercato. Possiamo affermare, per questo, che il cinismo di determinati settori della moda è ancora più colpevole perché consapevole.

Shopping in aumento con la Fast Fashion

Lavoratori sfruttati e costretti a lavorare in condizioni precarie

Con l’avanzare della moda veloce, in termini di numeri, ogni anno, acquistiamo il 40% di abbigliamento in più rispetto a venti anni fa.

Il 97% viene prodotto nei Paesi in via di sviluppo, dove lavorano molti bambini dai dodici anni di età in su. Nel mondo, circa quarantamilioni di persone lavora solo nel settore tessile.

Quattromilioni solo in Bangladeshdistribuiti in circa cinquemila fabbriche per vari marchi occidentali. Gli operai sono costituiti per la maggior parte da donne, con salari minimi di tre dollari al giorno, che lavorano in luoghi fatiscenti anche a rischio crollo, mettendo in pericolo la propria vita.

Avido business anche quello della moda, che concentra la ricchezza in poche mani, ottenendo enormi ricavi, senza predisporre tutele per i più deboli e bisognosi. Ignora il valore della vita, e riduce migliaia di persone in una sorta di schiavitù moderna. Un business, anche questo, che è l’esempio lampante della globalizzazione fuori controllo.

Il buon esempio italiano

Marchio di alta qualita’

Ma nella nostra Italia, c’è anche del buono. I distretti del Nord-Ovest, Biella e dintorni, nonostante abbiano visto la chiusura di numerose piccole/medie aziende del tessile, stanno ancora resistendo grazie alle famiglie storiche che, da generazioni, producono filati.

Esse stanno percorrendo una strada in controtendenza, puntando solo all’altissima qualità, tutelando il filato, la tessitura e il prodotto, insieme ai lavoratori. Grazie alle loro possibilità economiche, le grandi famiglie, i cui nomi riecheggiano in tutto il mondo, con il vero Made in Italy, hanno investito in ricerca e tecnologia, per esportare il cashmere e la vigogna migliori, riservate solo agli acquirenti certamente più facoltosi, ma tutelando la filiera e i posti di lavoro di intere famiglie.

In conclusione, spendere poco per vestirsi bene, cambiando spesso abito, è diventata la norma per gran parte delle persone, e questo, problematiche e rischi sopraelencati a parte, è adesso il motivo del successo della Fast Fashion. La vera qualità quindi esiste, ma è riservata a chi se la può davvero permettere.

Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, supportati da un team di medici ed avvocati, formatosi con l’unico intento di collaborare per la ricerca e condivisione della Verità sui principali fatti di rilevanza sia nazionale, che europea, che mondiale]

https://cataniacreattiva.it/la-salute-minacciata-anche-dai-vestiti-che-indossiamo/

di Marzia MC Chiocchi

Epoca di grandi eccessi, quella che stiamo vivendo! Cio’ avviene persino in tema di dieta, e sta mettendo a rischio la nostra salute. Ad esempio, l’esasperata ricerca di cibo cosidetto “sano” può diventare, a lungo termine, pericoloso per i numerosi trattamenti e le sostanze che l’industria alimentare utilizza. Grazie all’aiuto di esperti del settore, analizziamo alcuni dei prodotti che, con più largo consumo, finiscono sulle nostre tavole.

Il Pomodoro

Era considerato il nostro “oro rosso” per il buon sapore e il colore pastello dai toni più o meno accesi, espressione di quella positività, energia e passionalità, caratteristiche tutte italiane. Ma la logica dei grandi numeri nella distribuzione mondiale, sta facendo perdere passo dopo passo la visione poetica di questo ortaggio, archiviandola come un mero ricordo, lasciandone vivere la sua genuinità solo a chi, più fortunato, riesce a coltivare il proprio ortaggio, fuori dalle logiche globali.

Semi made in “multinazionale”

il seme del pomodoro, infatti, come quello di altre verdure non e’ più solo in mani italiane. Sugli scaffali di tanti supermercati le confezioni della passata, dal colore invitante, spesso nascondono differenti verità. Esempio: il mercato dei semi da conserva è nelle mani delle multinazionali, che chiedono un prodotto rosso brillante, omologato nella forma, consistente nella polpa, non soggetto a spaccature. L’industria chiede di “creare” un pomo dalla buccia resistente perché non si rovini e non si rompa durante la fase di raccolta automatizzata. L’intera coltivazione deve essere omogenea per evitare anche scarti e sprechi. Per questo, molta selezione viene effettuata in laboratorio, perché siano soddisfatte tutte le esigenze e richieste del commercio globale. In questo modo vengono preparati semi che producono pomodori con più o meno acqua, colore più o meno rosso, nelle varianti per conserva e da tavola, e nel rispetto anche della forma e della grandezza. Tutto deve essere coltivato secondo regimi omologati, come le multinazionali esigono.

il Ministero delle Politiche Agricole, a tal proposito, ha elaborato il catalogo delle varietà e specie di ortaggi derivanti da sementi ibride di laboratorio, identificate da codici specifici, a conferma di quanti semi siano nelle mani delle compagnie sementiere.

Come aggirare il sistema

La produzione è quindi blindata e i semi non conformi non possono essere scambiati sul mercato ufficiale. Per aggirare il sistema, in Europa, molti attivisti che intendono preservare la vera agricoltura biologica, inviano ai Paesi più poveri (in America Latina in particolare), grosse quantità di semi tradizionali e naturali, nascosti nel fondo delle confezioni di prodotti da esportazione come i biscotti.

Pomodoro San Marzano

Se non adottassero questo stratagemma l’America Centro Meridionale, ad esempio, sarebbe costretta a sborsare alle multinazionali, ingenti somme di danaro di cui non dispone, per avere sementi di natura ibrida. Questo meccanismo che permette di superare le dogane senza problemi, nel tempo si e’rivelato interessante anche per salvaguardare le biodiversità.

Per limitare i danni, Toscana, Campania e Puglia, trent’anni fa costituirono la Banca delle Sementi, grazie alla quale si sono salvati i semi tutti naturali del pomodoro San Marzano, che rimangono di proprietà delle tre Regioni. Infatti sono pomi che preservano il sapore, dalla buccia morbida, che devono essere pelati manualmente, ideali per la pizza e per la preparazione di sughi gustosissimi, di ottima qualità’ e più costosi. Tutte le caratteristiche che il frutto coltivato da semi ibridi ha perduto. Inoltre è sempre più dilagante l’uso di pesticidi maturandi, irrorati sui pomi ancora acerbi, che li fanno crescere piu’ velocemente per i bisogni del mercato.

Gelato

Due le qualità per la distribuzione: artigianale e industriale, ma anche la prima può nascondere delle insidie per la presenza di numerosi coloranti, e per il mancato rispetto di alcuni procedimenti che dovrebbero rendere il prodotto tale al 100%. Il vero gelato artigianale prevede una lavorazione più lunga rispetto a quella industriale, grazie all’utilizzo di ingredienti naturali semplici e freschi.

Purtroppo non esiste una regolamentazione certa che determini la completa artigianalita’ del prodotto. Il gelato, in Italia, può avvalersi anche di semilavorati con pasta di frutta al 100% o con miscele più complesse. Per la sua tutela e’ nata l’Associazione Gelatieri che, seguendo un codice etico, produce il profitto senza l’uso di coloranti, grassi idrogenati, polveri varie e aromi, con il solo scopo di rispettare la qualità e soddisfare il vero gusto. Ma di questa associazione fa parte un numero troppo ridotto di gelaterie, rispetto alle numerose esistenti in Italia.

Sapore artificiale

Produrre con soli ingredienti naturali è sempre meno conveniente. Prendiamo ad esempio la Vaniglia. La bacca naturale costa qualche centinaio di euro al chilo. Per questo e’ molto più economico acquistare i preparati in busta al sapore di vaniglia, che ne esprimono l’aroma. Per crearli, spesso, viene utilizzata la crusca di riso che, lavorata in laboratorio fornisce una polvere somigliante alla vaniglia. L’industria aromatiera, negli anni, e’ stata quindi capace di riprodurre numerosi aromi, clonando la struttura dei singoli ingredienti, e individuandone addirittura le particelle molecolari. Il mondo globale dell’alimentazione ha poi lavorato su vista e psicologia, studiando la stimolazione creata dagli aromi, sia per il gusto che per l’olfatto, accentuandone forzatamente il sapore.

Pane

La farina ingrediente fondamentale per l’impasto del pane, deriva dal chicco di grano da cui si estrae anche crusca, glutine e amido, tutte sostanze naturali che, per le varie esigenze del mercato, troppo spesso vengono lavorare perdendo la loro genuinità. Il pane quotidiano non e’ sempre tradizionale e fresco come vogliono farci credere. In molti casi la sua lievitazione e’ così rapida che, in tre ore, il pane e’ pronto per le nostre tavole. I panificatori che non prendono, per così dire, “scorciatoie”, fanno lievitare l’impasto dalle 24 alle 48 ore come tradizione vuole, per avere un prodotto sano e di massima digeribilità’. In caso contrario si fa uso di miglioratori, ovvero, additivi. Una vera assurdità. Ma l’Europa tutela i furbi e l’ultimo regolamento approvato nel 2011 consente l’aggiunta di sostanze ed enzimi come i coadiuvanti tecnologici. In molti supermercati il pane acquistato già confezionato può essere stato anche preincartato settimane prima, dopo che l’impasto e’ stato scongelato per essere infornato, finendo, poi, sugli scaffali come prodotto fresco. Procedure ammesse dalla legge per la grande distribuzione, che fanno un’ingiusta concorrenza ai panificatori privati.

Per accelerare la lievitazione l’Unione Europea ha approvato l’utilizzo di una serie di sostanze (Fosfilifasi, Alfa Beta Amilasi, Emicellulasi, Cilanasi, Transglutaminasi, Amilasi malto genica), da cui spesso traggono origine le numerose intolleranze alimentari.

L’industria del pane e le intolleranze alimentari

Farina malto genica: può dare allergia respiratoria e irritazione gastrointestinale

Farina integrale: poco raffinata, contenente un’alta percentuale di fibre, utilizzata per la produzione di biscotti e di altri prodotti confezionati, spesso non è proprio tale, ma nasce dalla miscela di farina bianca mischiata a crusca. Con la produzione industriale si sta esaurendo anche la cultura del lievito madre, che prevede tempi lunghi di preparazione a vantaggio del lievito commerciale a fermentazione rapida.
Così, negli ultimi cinquant’anni, è stato stravolto anche il pane, l’alimento più antico e diffuso, rendendo molte persone intolleranti al glutine, una delle proteine da cui e’ sempre stato composto. Il glutine di per se è di difficile digestione, ma può essere più facilmente digeribile grazie ad una lievitazione di 16/18 ore, che ne evita intolleranze anche gravi, per aver lasciato scaricare il carico tossico dell’enzima. Tra queste, la più diffusa è la celiachia, infiammazione cronica dell’intestino tenue, che sta rischiando di dilagare come un’epidemia.

Il mondo cambia anche sulla tavola

Tanti i disastri alimentari, che dimostrano quanto l’ambiente e la cultura stiano cambiando velocemente senza che il nostro organismo riesca ad adattarsi allo stesso ritmo delle esigenze commerciali globali. Attenzione, invece, a chi non ha problemi a digerire il glutine. Chi lo elimina a prescindere, rischia di assumere più grassi e calorie che potrebbero creare altri problemi, in quanto il glutine va sostituito con altre sostanze. Eliminarlo significa necessariamente dover assumere, ad esempio, più carne, verdure, frutta, olio d’oliva e noci.
Ma il mondo, con la sua evoluzione fuori controllo non si ferma più, e per ristabilire un certo equilibrio, dovremmo tornare indietro di almeno 2/3 generazioni. Ma non essendo più possibile, dovremmo solo essere capaci e coerenti nel saperci assumere le responsabilità di tutte le conseguenze di scelte spavalde.

di Carlo Makhloufi Donelli

L’acqua sostiene tutte le forme di vita, inclusa la vita umana. I cinesi, per scrivere la parola ” mare”, usano un ideogramma che consiste di tre parti: acqua, uomo e madre. In altre parole, per loro il mare è la madre dell’umanità.

Nonostante che l’acqua sia ovunque intorno a noi, è una delle sostanze più misteriose di questo pianeta; gli scienziati continuano scoprire dei fatti straordinari che riguardano l’acqua.

Per esempio, molte sostanze sono più leggere nel loro stato gassoso, più pesanti allo stato liquido ed assolutamente più pesanti nella forma solida. Per contro, l’acqua è più leggera nella sua forma solida che in quella liquida, e questa è la ragione per la quale il ghiaccio galleggia nell’acqua. È interessante notare che se l’acqua non avesse questa misteriosa proprietà, laghi e fiumi congelerebbero dal fondo verso la superficie durante i freddi inverni glaciali, uccidendo tutti gli esseri viventi al loro interno. Questo ci permette di apprezzare l’attenzione del Creatore nel preservare la vita, poiché l’acqua non solo ci sostiene ma si preoccupa anche di proteggerci.

Più del 70% del nostro peso corporeo è acqua; ciò significa che una persona, che mediamente pesa 70 kg., contiene quasi 50 litri d’acqua. È molto importante avere la giusta comprensione di cosa sia l’acqua e quindi bere il giusto quantitativo di acqua del tipo adeguato.

L’acqua è un potente solvente che trasporta molti ingredienti invisibili: minerali, ossigeno, nutrienti, prodotti di scarto, contaminanti, ecc. L’acqua di mare è salata poiché, nel corso di milioni di anni, ha disciolto minerali e sali dalle montagne trasportandoli giù fino agli oceani. Dentro al corpo umano il sangue (che al 90% è acqua) circola ovunque nel corpo, distribuendo nutrienti ed ossigeno e raccogliendo rifiuti biologici ed anidride carbonica, che poi trasporta fino agli organi emuntori. Se l’acqua non fosse un potente solvente non potrebbe realizzare tali funzioni.

La molecola d’acqua è H2O, ovvero due atomi di idrogeno ed uno di ossigeno legati insieme. La forma della molecola d’acqua ricorda molto la faccia di Topolino; la testa è l’ossigeno e le orecchie l’idrogeno. Poiché l’ossigeno è elettricamente negativo mentre l’idrogeno è positivo la molecola d’acqua è elettricamente polarizzata, e per tale ragione non può esistere una molecola d’acqua indipendente, essa deve necessariamente combinarsi con altre molecole d’acqua per formare una struttura a 5 o 6 facce chiamata “cluster acqueo”. A basse temperature tali strutture sono normalmente esagonali, ed è questa la ragione per la quale i fiocchi di neve hanno tale forma.

In acqua distillata ed a temperatura ambiente una molecola d’acqua ogni dieci milioni è ionizzata, ed in tale condizione è suddivisa in ioni idrogeno H+ e ioni idrossido OH-. L’acqua è “neutra” quando in essa il numero di ioni idrogeno è uguale al numero di ioni idrossido. Tale numero è 10-7 volte l’intero numero delle molecole d’acqua contenute al suo interno (chiamiamo tale numero N) e definiamo tale condizione dicendo che in tal caso l’acqua ha un pH 7.

L’acqua acida ha più ioni idrogeno che ioni idrossido. Per esempio, il numero di ioni idrogeno di un’acqua avente pH 4 è 10-4 volte N, e quello degli ioni idrossido è 10-10 volte N. La legge della natura dice che gli esponenti devono sommare a 14 (4+10). Il numero di ioni idrogeno in un’acqua alcalina avente pH 9 è 10-9 volte N, mentre quello degli ioni idrossido è 10-5 volte N. È interessante notare che 10-5 è 10.000 volte più grande di 10-9, e comunque anche in questo caso 5+9 fa 14. Poiché gli esponenti debbono sommare a 14, il pH 7 è considerato neutro. Dato che il valore del pOH è 14 meno il valore del pH, tale valore non viene misurato o menzionato, poiché è noto nel momento in cui si conosce il valore del pH, e questa è la ragione per la quale esistono i pH-metri ma non i pOH-metri.

Poiché l’acqua alcalina ha un maggior numero di molecole OH- che H+, c’è un maggior quantitativo di atomi di ossigeno nell’acqua alcalina che nell’acqua neutra, e questa è la ragione per la quale l’acqua alcalina viene talvolta definita acqua di ossigeno. Di contro l’acqua acida è un’acqua povera di ossigeno. È interessante notare, anche se matematicamente banale, che vi sono approssimativamente 1025 molecole di H2O in un bicchiere contenente circa 300 cc. di acqua. Se quell’acqua ha un pH 10 conterrà circa 1021 ioni idrossido OH- e 1015 ioni idrogeno H+. Il numero degli ioni idrogeno è un milionesimo di quello degli ioni idrossido, il che è trascurabile. È tale rilevante ammontare di ioni idrossido che neutralizza gli ioni idrogeno acidi nel nostro organismo, al fine di ridurre l’accumulo di rifiuti acidi nel nostro corpo permettendoci di rallentare il processo di invecchiamento.

L’acqua è ciò che di più strano v’è nell’Universo: da quando mi occupo di ricerca scientifica ho trovato più di 60 anomalie fisiche che questo straordinario elemento dimostra di possedere:

Le anomalie dell’acqua

Anomalie di fase

L’acqua ha un punto di fusione stranamente alto.

L’acqua ha un punto di bollitura stranamente alto.

L’acqua “ solida” si presenta in una varietà di cristalli stabili e metastabili e di strutture amorfe molto più vasta di qualunque altro elemento.

La conduttività termica del ghiaccio si riduce all’aumentare della pressione.

La struttura dell’acqua “ liquida” cambia a pressioni elevate.

L’acqua “super-raffreddata” presenta due fasi ed un secondo punto critico a circa -91°C.

L’acqua “liquida” si “super-raffredda” facilmente ma solidifica con difficoltà.

L’acqua “liquida” esiste anche a temperature estremamente basse e ghiaccia riscaldandola.8

L’acqua “liquida” può essere facilmente “super-riscaldata”.

L’acqua calda ghiaccia più velocemente dell’acqua fredda (effetto Mpemba).

L’acqua calda vibra più a lungo dell’acqua fredda.

Anomalie di densita’

La densità del ghiaccio aumenta con il calore (fino ai 70K)

L’acqua si restringe fondendosi.

La pressione riduce il punto di fusione del ghiaccio.

L’acqua “liquida” ha una densità elevata che aumenta con il calore (fino a 3.984°C.)

La superficie dell’acqua è più densa dell’interno.

La pressione riduce la temperatura alla quale l’acqua raggiunge la massima densità.

C’è un limite minimo alla densità dell’acqua superfredda (fino a -48°C.)

L’acqua ha un basso coefficiente di espansione termica.

L’espansione termica dell’acqua si riduce incrementando (ovvero assumendo valori negativi) a basse temperature.

L’espansione termica dell’acqua aumenta all’aumentare della pressione.

Nell’acqua il numero delle molecole limitrofe aumenta durante il processo di fusione. Per meglio comprendere, ogni molecola d’acqua in ghiaccio esagonale dispone di quattro molecole limitrofe. Durante il processo di fusione il collassamento parziale dei legami idrogeno permette ad altre molecole non legate di avvicinarsi aumentando di fatto tale numero. Tutti gli altri elementi nella medesima condizione fanno l’esatto contrario.

Nell’acqua il numero delle molecole limitrofe aumenta all’aumentare della temperatura.

L’acqua presenta una capacità di compressione stranamente bassa.

La sua comprimibilità scende all’aumentare delle temperature (fino a 46.5°C.)

L’acqua presenta un massimo nel rapporto comprimibilità-temperatura.

Nell’acqua la velocità del suono aumenta con l’aumentare della temperatura (fino a 74°C.)

In acqua la velocità del suono presenta comunque un limite minimo (in aperto oceano lo si riscontra a circa 1.000 m. di profondità)

L’acqua presenta una seconda anomalia rispetto alla propagazione del suono, chiamata “suono veloce”. In presenza di determinate alte frequenze l’acqua si comporta come un solido vetroso più che un elemento liquido ed il suono si propaga ad una velocità prossima al doppio del normale.

Il tempo di raggiungimento dell’equilibrio degli spins (NMR spin-lattice) è breve a basse temperature.

I valori di risonanza NMR aumentano raggiungendo il massimo in acqua “superfredda”.

L’indice di rifrazione in acqua presenta il suo valore massimo appena sotto 0°C.

La variazione di volume dell’acqua nel passaggio da forma liquida a gassosa è enorme.

Anomalie materiali

Nessuna soluzione acquosa è “ideale”, ovvero non influenzata dal soluto.

D2O e T2O differiscono significativamente da H2O nelle loro proprietà fisiche.

H2O e D2O in forma liquida differiscono significativamente nei loro comportamenti di fase.

L’energia cinetica degli atomi di idrogeno dell’acqua aumenta a basse temperature.

In acqua i soluti ne variano le proprietà quali densità e viscosità.

In acqua la solubilità dei gas non-polari decresce con il diminuire della temperatura fino al minimo, per poi ricominciare ad aumentare.

La costante dielettrica dell’acqua è alta.

La costante dielettrica dell’acqua presenta una temperatura massima.

In acqua la motilità dei protoni e degli ioni idrossido è anomalmente veloce in un campo elettrico.

La conduttività elettrica dell’acqua raggiunge il massimo a circa 230°C.

In acqua le costanti di acidità degli acidi deboli si presentano a temperature minime.

In acqua la diffrazione dei raggi X presenta una struttura estremamente dettagliata.

In presenza di alta pressione le molecole d’acqua si allontanano le une dalle altre all’aumentare della stessa.

Anomalie termodinamiche

La capacità di fusione dell’acqua raggiunge il suo massimo alla temperatura di -17°C.

L’acqua liquida ha una capacità di riscaldamento specifica pari a più del doppio di quella del ghiaccio o del vapore.

La capacità di riscaldamento specifica dell’acqua è stranamente alta.

La capacità di riscaldamento specifica dell’acqua è minima a 36° C.

La capacità di riscaldamento specifica dell’acqua è massima a -45° C.

L’acqua ha una elevata temperatura di vaporizzazione.

L’acqua ha una elevata temperatura di sublimazione.

L’acqua ha una elevata entropia di vaporizzazione.

La conduttività termica dell’acqua è alta e raggiunge il suo massimo a circa 130° C.

Anomalie fisiche

L’acqua ha una viscosità stranamente alta

La sua viscosità aumenta al decrescere della temperatura.

Ma si riduce con la pressione al di sotto dei 33°C.

La diffusione diminuisce al diminuire della temperatura, ma a basse temperature aumenta all’aumentare di densità e pressione.

La diffusività termica raggiunge il valore massimo ad una pressione di 0.8 GPa (Gigapascal = 8.000 bar = 7895 atm). L’acqua ha una tensione superficiale estremamente alta. E sono certo che altre aspettano di essere scoperte, così come sono certo che dopo aver letto questo articolo guarderete l’acqua con maggior rispetto, soprattutto considerando il fatto che siete fatti per la maggior parte di acqua.

di Tiziana de Felice

Le compagnie aeree hanno lavorato diligentemente con i governi e il team internazionale della dittatura della corona per promuovere il passaporto delle vaccinazioni con lo slogan “no jab, no fly”. E questo ha funzionato, perché i buoni cittadini timorosi e creduloni, si sono lasciati presto abusare come cavie “solo per andare in vacanza”. Si potrebbe dire un metodo collaudato con bastone e carota.. ma c’è stato un intoppo….

Le compagnie aeree stanno attualmente discutendo i clienti vaccinati e il rischio a grandezza naturale che hanno di coaguli di sangue, a causa del siero di m-RNA sperimentale. La politica ha detto che le persone con un aumentato rischio di coagulazione e del sangue, dovrebbero volare solo sotto stretta supervisione. Si raccomanda che queste persone,preferibilmente, non volino a meno che non si tratti di una situazione pericolosa per la vita.

Ad una certa altitudine hai un rischio maggiore di complicazioni, ictus, trombosi o infarto se ne sei (più) sensibile. Ora abbiamo informazioni che confermano che chiunque riceva l’iniezione (indipendentemente dalla marca) ha problemi di coagulazione e sanguinamento come una delle reazioni principali. Queste risposte sono tutte simili alle restrizioni esistenti in quest’area.
Le compagnie aeree stanno ora discutendo la loro responsabilità e cosa fare con i vaccinati, poiché non sono autorizzati a volare in quanto questo è un rischio per la salute. Queste discussioni sono appena iniziate, ma sembra che a chiunque sia vaccinato, non dovrebbe essere permesso di volare. D’altra parte, i non vaccinati possono entrare tranquillamente.

Le compagnie aeree, quindi, si sentono molto in causa da questo stato di cose. Il loro mercato per i voli d’affari e di vacanza si sta riducendo notevolmente con questo evento. Questa grande perdita – dopo le debacle del blocco – è stata creata da qualcun altro. Quella persona è anche responsabile della violazione dei diritti umani, della violazione del codice di Norimberga e della distruzione dell’economia.

Se le compagnie aeree vogliono sopravvivere, dovranno intraprendere un’azione legale contro coloro che glielo hanno imposto. Ciò significa che nomineranno persone e organizzazioni e le riterranno responsabili dell’enorme danno che è stato e sarà causato dalle loro azioni

Tanto perchè vi togliate alcune illusioni….