Se proprio vi piacciono le sigle anglofone, chiamateli “non-vax”. Sono i non-vaccinati con i vaccini a trasferimento genico per la COVID-19; nulla a che vedere con quelli che per motivi personali (e non discutibili) sono contro ogni vaccino a priori. I non-vax sono persone informate e ben consapevoli dei rischi cui vanno incontro in caso di infezione, ed anche in caso di vaccinazione con gli attuali vaccini a mRNA e a DNA. Hanno fatto un bilancio rischio-beneficio, e hanno optato per la non vaccinazione. I motivi possono essere tanti e diversi: una patologia che potrebbe aggravarsi con il vaccino, l’essere già immuni per aver contratto e superato la malattia, l’avere paura di effetti avversi immediati o futuri. E sappiamo che non ci sono solo quelli fatali più o meno immediati, ci sono molti altri effetti avversi permanenti (documentati da pubblicazioni scientifiche).
Vessare queste persone, impedendo loro di vivere il quotidiano, escluderle dalla società, e finanche augurare loro la morte (in forme più o meno raccapriccianti), dovrebbe bastare a soddisfare le voglie di sopraffazione e di vendetta (di cosa, poi?) dei politici, dei virostar, dei tanti giornalisti allineati alle politiche governative, e anche di quella fetta di popolazione che è stata trascinata più o meno convintamente in questa caccia all’untore. E del resto, è ormai dimostrato dalla letteratura scientifica e dai dati epidemiologici che il vax e il non-vax possono parimenti contrarre e diffondere il virus.
E allora perché insistere nel voler vaccinare tutti, ma proprio tutti, dagli 0 anni (vedi proposta di Locatelli) e fino all’ultimo sul letto di morte? Si dirà, perché lo stato è buono e vuole proteggere tutti dal virus. Ma i non-vaccinati sono tali perché non possono o non c’è razionale scientifico (perché già immuni, ad esempio) per essere obbligati a vaccinarsi. E poiché non sono loro a diffondere le varianti pericolose, contrariamente a quanto a-scientificamente fu detto dalle virostar e dai politici, perché non ce li teniamo? In fondo, rischiano sulla propria pelle. Ma in cambio sono utilissimi alla Scienza. Perché questi non-vax sono il “braccio di controllo” che in qualsiasi sperimentazione scientifica degna di questo nome deve esserci come gruppo di confronto per poter determinare in modo inequivocabile l’efficacia, l’efficienza e, soprattutto, la sicurezza di un nuovo trattamento medico.
Infatti, per valutare il rapporto beneficio/rischio nel breve, medio e lungo periodo di questi “vaccini” di nuova generazione, sarebbe indispensabile fare il confronto tra il gruppo sottoposto a vaccinazione e un gruppo di controllo (non inoculato con il vaccino sperimentale, bensì con un ‘placebo’ o molecola inerte) per tutto il periodo della fase sperimentale. Ma le cose non sono andate come previsto dai protocolli di studio. Nel caso specifico del vaccino a mRNA Comirnaty di Pfeizer/Biontech, sin dal 23 dicembre 2020 il protocollo di studio veniva modificato con il beneplacito di FDA e “ai partecipanti maggiori di 16 anni che originariamente hanno ricevuto il placebo, veniva offerta l’opportunità di ricevere BNT162b2 (ndr Comirnaty) a punti definiti come parte dello studio”. Di fatto, lo studio di fase 3 di Pfizer/Biontech (ma vale anche per quello di Moderna) è ormai completamente invalidato ed ha perso qualsivoglia elemento di “scientificità” in quanto non vengono più seguiti in parallelo, come si sarebbe dovuto fare, due coorti di pazienti l’uno vaccinato e l’altro no. In altre parole, l’attuale somministrazione sperimentale dei vaccini è falsata per il fatto che il “braccio di controllo”, ovvero la parte della popolazione destinata a non ricevere il vaccino (gruppo placebo) è stata (volutamente) perduta già dopo pochi mesi dall’inizio della sperimentazione, in quanto è stato loro offerto di vaccinarsi, ufficialmente per motivi etici.
Come detto sopra, la presenza del gruppo di controllo è parte essenziale negli studi per dimostrare l’efficacia e la sicurezza di un nuovo farmaco, e ciò vale a maggior ragione per vaccini a trasferimento genico sui quali non abbiamo sufficiente esperienza. La forzatura alla vaccinazione di massa con questi vaccini ancora sperimentali tenderà alla soppressione del gruppo di controllo, e ciò non consentirà di poter poi fare valutazioni scientificamente accurate sulla reale efficacia, efficienza e, soprattutto, sulla sicurezza di questi vaccini. E allora, per il bene della Scienza e soprattutto per il bene delle persone e dar loro la possibilità di scegliere a ragion veduta, teniamoci cari questi non-vax: sono il gruppo di controllo che ci permetterà di fare le valutazioni scientifiche controllate del rapporto beneficio/rischio della vaccinazione.
In un documento di ricerca non peer-reviewed pubblicato proprio questa settimana, Stephanie Seneff, Ph.D., descrive un meccanismo dei vaccini COVID che si traduce nella soppressione del sistema immunitario innato. Lo fa inibendo la via dell’interferone di tipo 1
[In a non-peer-reviewed research paper just this week published, Stephanie Seneff, Ph.D., describes a mechanism of the COVID shots that results in the suppression of your innate immune system. It does this by inhibiting the type-1 interferon pathway]
Il vaccino COVID può indurre i neuroni nel cervello a produrre proteine spike tossiche o ad assorbire proteine spike circolanti, e i neuroni cercano di eliminare la proteina spike trasmettendole attraverso gli esosomi. Gli esosomi vengono raccolti dalle microglia, cellule immunitarie nel cervello, che attivano una risposta infiammatoria, che può contribuire a disturbi degenerativi del cervello
Due microRNA, miR-148a e miR-590, sono fondamentali in questo processo. Questi microRNA – escreti negli esosomi insieme alla proteina spike – interrompono significativamente la risposta dell’interferone di tipo 1 in qualsiasi cellula, comprese le cellule immunitarie.
In media, ci sono il doppio delle segnalazioni di cancro a seguito dei vaccini COVID rispetto a tutti gli altri vaccini combinati negli ultimi 31 anni
Il fatto che il segnale sia così forte è ancora più notevole se si considera che la maggior parte delle persone non pensa che il vaccino COVID possa aver contribuito all’emergere del cancro, quindi non lo segnalano mai
In questa intervista, Stephanie Seneff, Ph.D., ricercatrice senior al MIT che è stata al MIT per oltre cinque decenni, discute il suo ultimo articolo, “Innate Immune Suppression by SARS-CoV-2 mRNA Vaccinations. The Role of G-quadruplexes, Exosomes and MicroRNAs”, scritto in collaborazione con il Dr. Peter McCullough, insieme ad altri due autori, dr. Greg Nigh e Dr. Anthony Kyriakopoulos.
In precedenza, Nigh e Seneff hanno co-scritto un intero articolo che descrive in dettaglio le differenze tra la proteina spike e la proteina spike del vaccino COVID. In un documento di ricerca non peer-reviewed pubblicato proprio questa settimana sul servizio di prestampa Authorea, loro e i loro altri co-autori approfondiscono i meccanismi dei vaccini COVID, mostrando come assolutamente, in nessun modo o forma, siano sicuri o efficaci.
I vaccini in realtà sopprimono il sistema immunitario innato.
“Penso che McCullough sia fantastico e sono così felice di averlo con me”,esordisce Seneff . “Spero davvero che saremo in grado di trovare una rivista che sia disposta a pubblicarlo. Potremmo dover cercare una sorta di media alternativi per farlo pubblicare.
È davvero incredibile la quantità di censura in questo momento. Sono sempre in uno stato di shock. Continuo a pensare che non peggiorerà, e andrà meglio, invece sembra solo continuare a peggiorare sempre di più.
Non so dove sia la fine. È molto scoraggiante … Pharma ha così tanto denaro e hanno tutto pronto per assicurarsi che nulla li superi …
Speriamo di metterlo come prestampa, ma … sorprendentemente, possono rifiutarlo anche a livello di prestampa. Stiamo lavorando su questo punto, ma non è facile. Quando scrivi qualcosa di così radicale, combattono davvero duramente per tenerlo fuori dal web”.
Come notato da Seneff, quando si guardano i vari database per gli eventi avversi, è possibile vedere un segnale di sicurezza eccezionalmente forte – e gli sviluppatori di vaccini COVID lo sanno. “I numeri sono fuori controllo”, dice Seneff, e questo vale per tutti i livelli di effetti collaterali, da lievi a catastrofici.
Seneff ha esaminato i dati sul cancro, ad esempio, e in media, ci sono il doppio delle segnalazioni di cancro dopo i vaccini COVID rispetto a tutti gli altri vaccini combinati negli ultimi 31 anni.
“È assurdo, perché è complessivamente due volte [più alto]. Il cancro al seno, ad esempio, è tre volte superiore per questi vaccini in un anno, che per tutti gli altri vaccini in 31 anni. È un segnale estremamente forte”,dice Seneff.
“Il linfoma si sta manifestando molto più frequentemente con questi [vaccini COVID]. C’è un segnale incredibile lì in VAERS [il sistema di segnalazione degli eventi avversi dei vaccini degli Stati Uniti]”.
Il fatto che il segnale sia così forte è ancora più notevole se si considera che la maggior parte delle persone non pensa che il vaccino COVID possa essere correlato al proprio cancro, quindi non lo segnalano mai. “Mi lascia perplessa che siano disposti a fare un tale danno alla salute di tutta la popolazione del mondo. Non capisco quel grado di malvagità”, afferma Seneff.
Interruzione dell’interferone di tipo 1
I vaccini sopprimono il sistema immunitario innato inibendo l’interferone di tipo 1. Uno dei primi studi a suggerire Seneff e McCullough a questo è stato uno studio indiano, in cui le cellule umane cresciute in una coltura sono state esposte alle nanoparticelle di DNA che le istruiscono a produrre la proteina spike SARS-CoV-2, proprio come fanno i vaccini COVID.1
Il ceppo cellulare è chiamato HEK-293. Queste sono cellule che sono state prelevate dai reni di un feto abortito nel 1980 e sono frequentemente utilizzate nella ricerca. Mentre prese dai reni, queste cellule hanno proprietà neuronali. Quando sono programmate per produrre proteine spike, queste cellule rilasciano quella proteina spike all’interno degli esosomi – nanoparticelle lipidiche all’interno delle quali è confezionata la proteina spike.
Gli esosomi agiscono come una rete di comunicazione per le cellule. Quando una cellula è sotto stress, rilascia esosomi contenenti alcune delle molecole che la stanno stressando. Quindi, nel caso dei vaccini COVID, gli esosomi contengono proteina spike e microRNA. I microRNA sono molecole di segnalazione che sono in grado di influenzare la funzione cellulare. Fanno sì che la cellula cambi il suo comportamento o metabolismo. In genere, lo fanno sopprimendo alcuni enzimi.
Lo studio indiano ha trovato due microRNA specifici all’interno degli esosomi rilasciati da queste cellule simili a neuroni: miR-148a e miR-590. I ricercatori hanno quindi esposto le microglia (cellule immunitarie nel cervello) a questi esosomi. Quindi, come spiegato da Seneff, ci sono neuroni nel cervello che producono proteina spike, o assorbono la proteina spike che è in circolazione e reagiscono ad essa rilasciando esosomi.
Gli esosomi vengono quindi raccolti dalla microglia, le cellule immunitarie nel cervello. Quando le cellule immunitarie ricevono quegli esosomi, attivano una risposta infiammatoria. Questa è principalmente una risposta a quei microRNA, il miR-148a e il miR-590. Naturalmente, c’è anche la proteina spike tossica lì.
Combinati, causano infiammazione nel cervello, che danneggia i neuroni. Questa infiammazione, a sua volta, può contribuire a una serie di disturbi degenerativi del cervello. Le particelle lipidiche nel vaccino COVID, che contengono l’mRNA, sono simili agli esosomi, ma non identiche. Sono anche molto simili alle particelle lipidiche a bassa densità (LDL).
“Penso che gli esosomi siano probabilmente un po’ più piccoli. Le particelle del vaccino sono più grandi. Sono più simili a una particella LDL. Le particelle del vaccino hanno colesterolo nella loro membrana e hanno lipoproteine. Quindi, sono fatti per assomigliare a una particella LDL.
Ma poi gettano questo lipide cationico, che è davvero, davvero tossico – un lipide cationico sintetico che lo rende caricato positivamente. Sperimentalmente, hanno scoperto che questo lipide, quando la particella viene assorbita dalla cellula, viene rilasciato nel citoplasma, [dove] quell’mRNA produce quindi la proteina spike.
[I vaccini COVID] sono progettati in modo molto intelligente, sia in termini di protezione dell’RNA dalla scomposizione, sia in termini di rendere l’RNA molto efficiente nel produrre la proteina spike. È molto diverso dall’mRNA prodotto dal virus, anche se codifica per la stessa proteina”.
Seneff ha scritto un intero articolo2 dettagliando le differenze tra la proteina spike virale e la proteina spike del vaccino COVID, insieme a Greg Nigh, che è stata pubblicata sull’International Journal of Vaccine Theory, Practice and Research nel maggio 2021. Fondamentalmente serve come primer per capire di cosa discutiamo qui.
Due microRNA, miR-148a e miR-590 – escreti negli esosomi insieme alla proteina spike – interrompono significativamente la risposta dell’interferone di tipo 1 in qualsiasi cellula, comprese le cellule immunitarie.
Tornando al documento indiano sopra citato, hanno scoperto che la microglia ha finito per produrre infiammazione nel cervello e i due microRNA sono centrali in questo processo. Il miR-148a e il miR-590 sono stati inseriti in quegli esosomi con la proteina spike e questi due microRNA sono in grado di interrompere significativamente la risposta all’interferone di tipo 1 in qualsiasi cellula, comprese le cellule immunitarie.
L’interferone di tipo 1 trattiene anche i virus latenti come i virus dell’herpes e della varicella (che causa l’herpes zoster), quindi se la via dell’interferone viene soppressa, questi virus latenti possono anche iniziare ad emergere. Il database VAERS rivela che molti che sono stati danneggiati, segnalano questo tipo di infezioni.L’interferone soppresso aumenta anche il rischio di cancro e malattie cardiovascolari.
La risposta all’interferone di tipo 1 è cruciale nelle infezioni virali
Come spiegato da Seneff, la risposta all’interferone di tipo 1 è assolutamente cruciale come risposta di primo stadio a un’infezione virale. Quando una cellula viene invasa da un virus, rilascia interferone alfa di tipo 1 e interferone beta di tipo 1. Agiscono come molecole di segnalazione che dicono alla cellula che è stata infettata.
Questo, a sua volta, lancia la risposta immunitaria e la fa intervenire contro l’infezione virale. È stato dimostrato che le persone che finiscono con una grave infezione da SARS-CoV-2 hanno una risposta compromessa all’interferone di tipo 1. Come notato da Seneff:
“È ironico che i vaccini vengano somministrati per proteggerti dal COVID, eppure producano una situazione in cui le tue cellule immunitarie sono mal equipaggiate per combattere SARS-CoV-2 se dovesse entrare nella cellula. Il trucco è che il vaccino produce un’enorme risposta anticorpale, e questo è tipico della malattia grave.
Quindi, il [vaccino COVID] inganna il tuo sistema immunitario nel fargli credere che tu abbia avuto un grave caso di COVID. È davvero interessante in questo modo, perché ha superato la barriera mucosa dei polmoni, ha superato la barriera vascolare del sangue, nel muscolo. Inoltre, è stato mascherato.
L’RNA non sembra un RNA virale, sembra una molecola di RNA umana. Parte delle modifiche [apportate all’mRNA nel vaccino] è stata quella di renderlo molto robusto, quindi non può essere scomposto. È anche molto efficiente a rendere veloce la proteina [spike], che ha anche un problema perché porta a molti errori, che è un altro problema …
Le cellule immunitarie assorbono le nanoparticelle e le trasportano attraverso il sistema linfatico nella milza. Diversi studi hanno dimostrato che finisce nella milza … le ovaie, il fegato, il midollo osseo … La milza, ovviamente, è molto importante per la produzione di anticorpi”.
È importante sottolineare che la risposta anticorpale che si ottiene dal vaccino COVID è esponenzialmente superiore a quella che si ottiene dall’infezione naturale e la ricerca ha dimostrato che il livello di risposta anticorpale aumenta con la gravità della malattia. Quindi, il vaccino imita fondamentalmente un’infezione grave. Nell’infezione lieve, potresti non produrre alcun anticorpo, perché le cellule immunitarie innate sono abbastanza forti da combattere l’infezione senza di loro.
È quando il tuo sistema immunitario innato è debole cheiniziano i problemi, e parte di quella debolezza è una risposta all’interferone di tipo 1 soppressa. Se la risposta all’interferone di tipo 1 è carente, le cellule immunitarie non sono in grado di fermare la diffusione del virus nel corpo.
Secondo Seneff, il motivo per cui l’integrazione di interferone di tipo 1 non è stata raccomandata finora è perché devi cronometrarla perfettamente affinché la cascata immunitaria funzioni correttamente. L’interferone di tipo 1 svolge un ruolo definitivo solo nella primissima fase dell’infezione. Una volta che sei entrato in una fase di infezione moderata o grave, è troppo tardi per usarlo.
I vaccini COVID confondono il tuo sistema immunitario
Come notato da Seneff, i vaccini COVID sono così innaturali che il tuo sistema immunitario non sa più cosa fare.
“La mia impressione è che le cellule immunitarie non sappiano cosa diavolo stia succedendo. C’è questa proteina tossica prodotta in quantità massicce dalle cellule immunitarie. Questo è estremamente insolito. Non c’è alcun segno di alcun tipo di infezione virale perché questi RNA sembrano RNA umani.
È come se le cellule immunitarie umane decidessero improvvisamente di produrre una proteina davvero tossica e crearne molta – che è esattamente quello che stanno facendo – e il sistema immunitario è completamente sconcertato da questo. Le cellule immunitarie non hanno idea di cosa farne.
Naturalmente, queste cellule immunitarie che sono sovraccariche di tutta questa proteina spike, è come se dicessero, “Devo sbarazzarmi di questa roba”, quindi la spediscono come questi esosomi. I microRNA [negli esosomi] pensano che le cellule riceventi avranno bisogno di quelle particolari molecole di segnalazione per aiutarle a fare tutto ciò che occorre per far fronte a questo carico tossico.
Quindi, diffondi la proteina spike nel resto del corpo, solo per dissipare la tossicità che stai affrontando nella milza, credo. Questi esosomi sono anche molto efficaci per allenare gli anticorpi. C’era un bel documento che mostrava gli esosomi che venivano rilasciati [hanno] proteina spike nella loro membrana, l’esterno dell’esosoma.
È abbastanza interessante che la proteina spike venga visualizzata lì, perché questo consente alle cellule immunitarie – le cellule B e le cellule T che hanno bisogno di avvicinarsi ad essa – di capire come modellare i loro anticorpi. Gli anticorpi vengono modellati per corrispondere alla proteina tossica esposta sulla superficie degli esosomi.
Dopo circa 14 giorni dalla seconda dose, gli esosomi hanno indotto una risposta anticorpale. [I ricercatori] hanno ritenuto che gli esosomi giocassero un ruolo critico in questa risposta anticorpale estrema prodotta dalle cellule B e dalle cellule T, il sistema immunitario adattativo.
Ma penso che il modo in cui funziona il vaccino sia che non c’è altra scelta se non quello di produrre anticorpi. È l’unico modo per combatterlo. È una proteina tossica che viene prodotta e rilasciata da queste cellule immunitarie e l’unica cosa che puoi fare per fermarla è produrre anticorpi.
Cercano di produrre un sacco di anticorpi che si incollano su quelle proteine spike tossiche e impediscono loro di entrare attraverso il recettore ACE2. Questo è il lavoro degli anticorpi. Fanno un buon lavoro, inizialmente … È vero che ti proteggono dalle malattie. Sfortunatamente, i livelli di anticorpi diminuiscono abbastanza drasticamente, abbastanza rapidamente”.
Ci sono anche anticorpi che peggiorano la malattia piuttosto che combatterla, e il livello di questi anticorpi diminuisce a un ritmo più lento rispetto agli anticorpi protettivi. Quindi, dopo un certo numero di mesi si finisce con una risposta immunitaria NEGATIVA. In altre parole, ora sei più incline alle infezioni che mai. Come spiegato da Seneff:
“C’è un punto di crossover in cui gli anticorpi potenzianti possono essere più forti degli anticorpi protettivi, ed è allora che è possibile ottenere questopotenziamento dipendente dagli anticorpi (ADE) che le persone hanno visto in passato con [altri] vaccini contro il coronavirus. Stiamo ancora cercando di vedere se questo è il caso dei vaccini COVID. Ci sono alcune prove qua e là, ma non sono [ancora conclusive]”.
L’importanza delle cellule T citotossiche
Dopo che lo studio indiano ha informato Seneff e McCullough del problema dell’interferone, si sono imbattuti in uno studio cinese3 che ha monitorato l’effetto del vaccino COVID sul sistema immunitario nel tempo. Qui, hanno scoperto che l’infezione ha causato un aumento delle cellule T CD8 +, importanti cellule T citotossiche che in realtà rimuovono le cellule infette.
Come notato da Seneff, le cellule CD8+ sono una parte importante della difesa contro SARS-CoV-2. È importante sottolineare che le cellule T CD8 + sono state migliorate in risposta all’infezione naturale, ma non in risposta al vaccino COVID. Anche loro hanno trovato la soppressione dell’interferone di tipo 1 post-vaccino. Quindi, all’indomani del vaccino, non solo la tua risposta di prima linea è depressa – la risposta all’interferone di tipo 1 – ma ti manca anche la parte della risposta immunitaria che pulisce le cellule infette.
Il microRNA che influenza il rischio di miocardite
Un terzo microRNA (mRNA) creato dall’infezione naturale da SARS-CoV-2 è miR-155 e svolge un ruolo importante nella salute del cuore. All’inizio della pandemia, ci sono state segnalazioni di COVID-19 che causava problemi cardiaci.
Seneff sospetta che gli esosomi contenenti miR-155 possano essere presenti dopo il vaccino e possano svolgere un ruolo nel danno cardiaco che viene segnalato. In particolare, miR-155 è associato a miocardite. Come accennato in precedenza, il microRNA sopprime alcune proteine che poi causano una complicata risposta a cascata. Quando una particolare proteina che è un giocatore critico viene soppressa da un microRNA, allora si verifica una cascata completamente diversa.
Perché i problemi autoimmuni possono sorgere post-vaccino
Gli anticorpi prodotti dal vaccino hanno diverse brevi sequenze peptidiche in essi che sono state precedentemente trovate in diverse cellule umane che sono correlate alla malattia autoimmune. Seneff spiega:
“Kanduc ha scritto molto su questo. È un’esperta di questi anticorpi … La proteina spike [SARS-CoV-2] è molto sovrapposta alla proteina umana. Ciò significa che quando si costruisce una risposta anticorpale molto forte alla proteina spike, quegli anticorpi possono confondersi e possono attaccare una proteina umana che ha una sequenza simile.
Questa è una forma classica di malattia autoimmune. Si chiamamimetismo molecolare. C’erano molte proteine diverse che corrispondevano. È stato abbastanza sorprendente … Sembra essere molto ben progettato per indurre malattie autoimmuni, se si producono anticorpi contro quelle sequenze nella proteina spike”.
Problemi neurologici nelle donne
I vaccini sono inoltre strettamente associati a problemi neurologici come tremori incontrollabili. Curiosamente, questo effetto collaterale colpisce in modo sproporzionato le donne. Il meccanismo qui coinvolge di nuovo gli esosomi. Seneff spiega:
“Sento che c’è un segnale molto forte per l’idea, che sto spingendo, ci sono quelle cellule immunitarie nella milza che producono proteine spike e le rilasciano negli esosomi. È stato dimostrato in studi sul morbo di Parkinson che quegli esosomi viaggiano lungo le fibre nervose.
Andranno lungo il nervo splancnico, si collegheranno con il nervo vago, saliranno al cervello e entreranno in tutti questi diversi nervi nel cervello. Quando guardi il database VAERS, vedi segnali tremendi per tutti i tipi di eventi che suggeriscono che diversi nervi vengono infiammati.
Ad esempio, ci sono 12.000 casi di acufene associati al vaccino COVID-19, e questo è solo ciò che viene riportato. L’acufene è un segnale forte. L’acufene sarà un’infiammazione del nervo uditivo. Ciò significa che devi andare fino in fondo dalla milza, fino al nervo vago, e poi connetterti al nervo uditivo per causare l’acufene.
Poi hai la paralisi di Bell, che è l’infiammazione del nervo facciale. Hai l’emicrania. Ci sono oltre 8.000 casi di emicrania, che è legata a un’infiammazione del nervo trigemino.
Probabilmente va anche, sospetto, lungo le fibre nervose della colonna vertebrale, che potrebbe causare alcuni di questi casi di paralisi. Le persone hanno molti problemi di mobilità legati a questi vaccini.
Vedo la possibilità di causare molti disturbi alla guaina mielinica, e ne parliamo nel documento. Si tratta, ancora una volta, di una segnalazione complessa. È possibile arrivare al problema della guaina mielinica attraverso l’interruzione dell’interferone di tipo 1.
Questo, ancora una volta, coinvolge qualcosa chiamato fattore di risposta all’interferone 9 IRF9. Questa proteina innesca la produzione di sulfatide nel fegato e questa proteina viene soppressa da questi microRNA che ho menzionato prima. “
Il solfatide, un importante vettore lipidico, è l’unico lipide solfonato nel corpo umano. Il fegato produce la maggior parte del solfatide, che viene poi trasportato dalle piastrine (cellule del sangue) in altre aree del corpo. La guaina mielinica contiene elevate quantità di sulfatide. Fa parte di ciò che protegge la guaina mielinica. Nelle malattie demielinizzanti, quel solfatide si erode, permettendo infine alla mielina di essere attaccata.4
Seneff ritiene che il vaccino COVID provochi un danno significativo alla mielina, a causa di questi esosomi infiammatori. Questo danno non si presenta necessariamente subito, anche se alcuni destinatari di vaccino sperimentano effetti estremamente devastanti. Potrebbero essere necessari 10 anni o più prima che si manifesti una malattia demielinizzante.
“Penso che vedremo persone contrarre queste malattie neurodegenerative a breve”, Seneff dice: “E penso che chiunque abbia già una di queste malattie, avrà una progressione accelerata”.
Potremmo presto vedere un’esplosione di casi di Parkinson
Inquietantemente, la perdita dell’olfatto e la disfagia, l’incapacità di deglutire, sono entrambi segni del morbo di Parkinson, ed entrambe queste condizioni vengono segnalate dopo il vaccino da migliaia di persone. Quindi, negli anni a venire, potremmo assistere a un’esplosione del Parkinson.
“Gli studi sul Parkinson hanno dimostrato che è possibile ottenere agenti patogeni nell’intestino che producono una proteina simile al prione, che è ciò che è la proteina spike. Le cellule immunitarie quindi lo prendono e lo portano alla milza. Questo, ovviamente, causa stress.
Una cellula immunitaria stressata nella milza si sovraregola e produce più alfa-sinucleina. L’alfa-sinucleina è una molecola che combatte le infezioni, e questa è la molecola che si piega male in associazione con il morbo di Parkinson.
Sono affascinata da tutte queste molecole che sono simili ai prioni. C’è la proteina prionica stessa, che è associata alla CJD, alla malattia di Creutzfeldt-Jakob, ma poi c’è l’alfa-sinucleina e l’amiloide-beta, c’è il TDP-43, che è associato alla SLA.
Tutte queste malattie sono sovrarappresentate nel database VAERS per i vaccini COVID, rispetto a tutti gli altri vaccini combinati in 31 anni. È completamente fuori linea.
Ci sono 58 casi di Alzheimer in associazione con i vaccini COVID e 13 in associazione con tutti gli altri vaccini in 31 anni. Questo è molte volte di più – 58 contro 13.
CJD è anche molto più comune. È quasi sette volte più comune nei casi di vaccino COVID. La CJD è una malattia terribile. Diventi paralizzato e muori dopo pochi anni. Questa è la classica proteina prionica [malattia]. È estremamente raro. Solo 1 su 1 milione ottiene CJD.
C’è stata una persona che mi ha contattato dalla Francia la cui moglie ha sviluppato la CJD solo poche settimane dopo il secondo vaccino. Era assolutamente convinto che il vaccino lo avesse causato. Ci sono in realtà 27 casi [di CJD] riportati in VAERS per i vaccini COVID-19, contro solo quattro casi nell’intera storia di tutti gli altri vaccini combinati. “
Problemi di salute che possiamo aspettarci di vedere di più
Col tempo, Seneff prevede che vedremo un drammatico aumento di infezioni e tumori di tutti i tipi, malattie autoimmuni, malattie neurodegenerative e problemi riproduttivi. Come accennato, la ricerca ha dimostrato che la proteina spike si accumula nella milza e nelle ovaie delle donne.
Senza dubbio, l’infiammazione nelle ovaie non è una buona cosa. Gli uomini riportano anche testicoli gonfi, e questo potrebbe essere indicativo di infiammazione. I dati preliminari mostrano che le donne che ricevono il vaccino entro le prime 20 settimane di gravidanza hanno un tasso di aborto spontaneo dall’82% al 91%.5 Ci sono anche rapporti VAERS che descrivono danni fetali. Naturalmente, potrebbe anche compromettere la fertilità futura.
Come descritto in precedenza, alcuni anticorpi prodotti dal vaccino possono reagire alle proteine umane. Una proteina simile alla proteina spike che gli anticorpi attaccano è la sincitina, che è essenziale per la fecondazione dell’ovulo. La preoccupazione è che gli anticorpi possano attaccare e distruggere la sincitina, interrompendo e impedendo così l’impianto nella placenta.
Omicron – Una benedizione sotto mentite spoglie?
I vaccini perpetuano anche il COVID, con varianti sempre nuove del virus.
“Nel primo articolo che Greg e io abbiamo scritto, abbiamo previsto che i vaccini avrebbero causato un aumento dell’emergere di varianti della proteina spike, versioni alterate del virus, sotto la pressione del vaccino”. Seneff dice.
“In effetti, mi sembra che sia quello che sta succedendo. Ma sono davvero fiduciosa con Omicron, perché Omicron sembra essere un virus più mite, ma incredibilmente infettivo. Imperverserà attraverso la popolazione e darà a tutti, essenzialmente, un vaccino. È un po’ come un vaccino naturale, credo.
[La ricerca] ha dimostrato che … avendo avuto Omicron, sei protetto, in una certa misura, da Delta. Delta sta scomparendo comunque, perché Omicron la sta cacciando. È davvero fantastico. Penso che Omicron sia il dono di Dio dal cielo”.
Tuttavia, tale benedizione potrebbe essere annullata in coloro che hanno ricevuto più vaccini COVID. Ogni dose erode la risposta immunitaria, in modo tale che diventa sempre più compromessa con ogni dose. Ancora una volta, questo ha a che fare con la soppressione dell’interferone di tipo 1, discussa in precedenza.
Cosa catalizza i danni negli atleti?
Più di 400 casi di gravi problemi cardiaci e morte sono stati segnalati anche tra gli atleti professionisti,6 che sono alcune delle persone più sane del pianeta. Quale meccanismo può spiegare questo fenomeno? Com’è possibile che i vaccini COVID possano causare danni sufficienti per eliminare i giovani con una biologia ottimizzata?
Seneff sospetta che essere in forma potrebbe causare più recettori ACE2 nel cuore e la porzione S1 della proteina spike SARS-CoV-2 si lega al recettore ACE2. Crede che la proteina spike venga consegnata al cuore attraverso gli esosomi, attraverso il nervo vago, e, ancora una volta, l’esosoma miR-155 è associato a problemi cardiaci.7
Inoltre, quando la proteina spike S1 si lega al recettore ACE2,8 disabilita il recettore. Quando si disabilita ACE2, si ottiene un aumento di ACE, che provoca ipertensione ed eleva l’angiotensina 2. Quando l’angiotensina 2 è sovraespressa, è possibile ottenere un’infiammazione intensa nel cuore. Sesei impegnato in uno sforzo intenso e il tuo cuore è infiammato, puoi innescare un arresto cardiaco, che è ciò che vediamo in molti di questi casi di atleti. Stanno crollando sul campo.
G-Quadruplex
Un altro punto focale dell’articolo di Seneff e McCullough è qualcosa chiamato G4 o G-quadruplexes.
“I G-quadruplex sono davvero affascinanti e non ho molta padronanza di essi”, Seneff dice. “È una biologia difficile, ancora più difficile di molte altre cose che ho letto …
I G4 sono fondamentalmente una disposizione di [guanine]. Le guanine sono uno dei quattro nucleotidi che compongono il DNA o l’RNA. Guanine è la G nel G4. Quello che succede è che una sequenza di nucleotidi su un DNA o una stringa di RNA può ripiegarsi su se stessa e formare G-quadruplex. Sono quattro guanine, in punti diversi della proteina, che si riavvolgono e si attaccano insieme.
C’è un metallo nel mezzo – spesso potassio o calcio – che aiuta a stabilizzare questi G4. La cosa interessante è che rendono l’acqua intorno a loro strutturata. Fanno acqua gelificata [aka acqua della zona di esclusione (EZ)] …
Quei G4 possono formarsi nel DNA, e questo in realtà impedisce che diventi attivo. [Il DNA] non viene convertito in RNA, e non produce proteine se ha quei G4. Probabilmente, l’acqua EZ non permette a nulla di avvicinarsi. Pensalo come se fosse bloccato in un gel.
Ci sono molti G4 nelle regioni promotrici di queste sequenze di DNA e ci sono molte proteine che hanno questi G4 nella loro regione promotrice. È interessante notare che ci sono alcune proteine che possono svelarle. Ci sono proteine che possono legarsi a loro e causare l’annullamento del G4, e che attiva o consente alla proteina di essere espressa.
È un elemento regolatore che controlla quali proteine vengono espresse dal DNA. Molte delle proteine che hanno questi G4 nel loro promotore sono oncogeni del cancro. Finché rimangono gelificati, sono inattivi, ma se si sbloccano, diventano attivi.
Si scopre che le proteine prioniche … [sono] fatte di RNA, e l’RNA ha questi G4. La proteina può legarsi ai G4 nell’RNA ed entrambi reagiscono. La teoria è che la proteina diventi simile al prione. Queste proteine prioniche hanno due modi di essere, uno è sicuro e uno non è sicuro, e i G4 aumentano il rischio di misfolding della proteina prionica.
La presenza di quei G4, e l’incontro con quei G4, aumenta il rischio di misfolding nella configurazione simile a prioni.9 La cosa interessante è che la proteina spike è una proteina simile ai prioni. L’RNA che hanno costruito per il [vaccino COVID], hanno fatto qualcosa chiamato ottimizzazione del codone, che ha comportato l’inserimento di molte più guanine nell’RNA rispetto al virus originale. Hanno migliorato la guanina.
Migliorare la guanina significa aumentare il numero di G4, il che significa aumentare il rischio che la proteina spike si pieghi in una proteina simile al prione. Penso che i G4 aumentino il rischio, il pericolo che la proteina spike [agisca] come una proteina simile ai prioni.
Ma non sappiamo davvero quale sarà la conseguenza di avere tutti questi RNA G4 nel citoplasma. Abbiamo un numero enorme di questi RNA fermi lì con i loro G4. Cosa farà questo al resto del processo normativo G4? Non lo sappiamo. Nessuno lo sa. Nessuno ne ha idea”.
Sommario
Per riassumere il punto centrale dell’ultimo articolo di Seneff diremo che:
Il vaccino COVID causa la soppressione dell’interferone alfa, che indebolisce il sistema immunitario. In effetti, le autorità di regolamentazione dell’Unione europea stanno ora avvertendo che i ripetuti richiami di vaccino COVID possono indebolire l’immunità generale.10
Il meccanismo principale è la compromissione della risposta dell’interferone alfa, che è essenziale per la corretta attivazione del sistema immunitario innato, dell’immunità cellulare, principalmente delle cellule T e delle cellule killer. Quando funziona correttamente, la cellula lancia la risposta all’interferone di tipo 1 non appena viene infettata da un virus.
Innesca l’ingresso delle cellule immunitarie, uccide il virus e rimuove i detriti. Questo attiva la componente umorale del sistema immunitario, la produzione di anticorpi, che richiede più tempo. (Ecco perché dicono che non sei protetto fino a 14 giorni dopo l’iniezione.)
In che modo l’interferone di tipo 1 viene soppresso dal vaccino? È soppresso perché l’interferone di tipo 1 risponde all’RNA virale e l’RNA virale non è presente nel vaccino COVID. L’RNA viene modificato per assomigliare alla molecola di RNA umana, quindi la via dell’interferone non viene attivata. Peggio ancora, la via dell’interferone è attivamente soppressa dal gran numero di proteine spike prodotte dall’mRNA nel vaccino e dai microRNA negli esosomi rilasciati dalle cellule immunitarie stressate.
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[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia MC Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]
La terapia con anticorpi provenienti da plasma di malati che hanno superato in precedenza la malattia, è pratica datata, le cui prime esperienze risalgono agli ultimi due decenni dell’800, allorquando Kitasato Shibasaburo e Emil Adolf Von Behring, scoprono che il siero di animali immunizzatisi dal tetano, contiene una sostanza (che oggi chiamiamo anticorpo) capace di inibire la tossina tetanica, impedendo così una nuova infezione.
Nel 1891 Emil Adolf von Behring, fu in grado di somministrare ad un bambino malato di difterite (dal greco diphetera, membranae da qui il termine di malattia delle membrane), patologia causata dal Corynebacterium diphtheriae, il siero contenente anticorpianti-difterici, ottenendo la guarigione del bambino. Nel 1901, Behring fu insignito del Nobel per la medicina. Successivamente, anche la medicina parigina intraprese la cura della difterite con sieroterapia, ottenendo la riduzione dal 32% al 12% dei morti per difterite ove trattati con siero immune. Nella difterite laringea dei bambini, la sieroterapia ridusse la letalità dall’ 86% al 49%. A Torino, nel perHiv,saiodo 1888-1897 i risultati furono addirittura percentualmente migliori, riducendo i casi mortali dal 50% al 22%, grazie alla comprensione dell’importanza della precocità nel fare la diagnosi. Concetto mutuato dall’esperienza della scuola medica britannica.Nella prima guerra mondiale si sperimentò la sieroterapia contro il tetano, per i soldati al fronte, ma i risultati non furono particolarmente brillanti. Si dovette aspettare il 1925, quando Léon Gaston Ramon, dell’Istituto Pasteur di Parigi, comprese l’importanza di privare del suo potere tossico la tossina tetanica, trasformandola in anatossina, attraverso la conversione con formolo al 4 x mille e come tale, inocularla senza arrecare danni alla salute dei soldati. Ma già nel 1918 la pandemia di spagnola, fu il momento per la grande verifica degli effetti della terapia con siero immune ed in tempi più vicini a noi, ricordiamo il suo impiego per curare gli immunodepressi da HIV negli anni ’90, come pure contro la Sars del 2002 e l’epidemia di ebola nel 2015, per la quale l’OMS, approvò l’utilizzo del plasma immune per il controllo di questa drammatica patologia.
Ed oggi? Oggi, da cittadini e da medici, è sconcertante aver assistito alla negazione delle cure, al divieto di fare visita ai malati affetti da covid, suggerendo loro, al telefono, di assumere solo tachipirina (rivelatasi poi rimedio peggiore della malattia, oltre che potente tossico per il fegato, non più in grado di produrre il glutatione, importante anti-ossidante organico) restando in “vigile attesa”, spesso rivelatasi “tragica attesa” senza ritorno. Ma su questo, non mi dilungo per non riaprire una ferita tutt’altro che cicatrizzata. Perché è stato ostracizzato fin dall’inizio l’uso domiciliare della idrossiclorochina o della ivermectina? Non appena i medici si sono rifiutati di sottostare agli ordini criminali delle autorità sanitarie italiane, i pazienti iniziarono a guarire rapidamente e le morti a domicilio, come per incanto, non si verificarano più! Perché, dai referenti nazionali del ministero della salute, è stato impedito, di usare l’adenosina spray in un reparto di terapia intensiva di un importante ospedale del Suditalia, ove – fino a quel momento – tale farmaco, a detta degli operatori medici dei ranghi apicali, aveva fatto miracoli? La risposta ufficiale fu che “non vi era sufficiente sperimentazione per poter proseguire con il suo uso”!
E da ultimo, non certo per importanza, mi chiedo il perché per i malati gravi e gravissimi che giungevano all’osservazione del Prof. Giuseppe De Donno, dopo i suoi primi brillanti successi su 58 pazienti strappati a morte certa, non è stato più concesso di continuare con la sua geniale intuizione di utilizzare il plasma iperimmune di pazienti guariti da covid su pazienti in fase acuta dimalattia? Il Prof. De Donno è stato abbandonato dalla classe medica asservita al potere politico centrale. Il primo segnale del bieco boicottaggio giunse dall’ ISS (Istituto Superiore di Sanità) e dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), allorquando questi due enti, affidarono la sperimentazione scientifica della sua scoperta ai medici della scuola di Pisa e non al suo reparto, al suo ospedale o a quello di Pavia, con il quale collaborava costantemente durante l’epidemia. Si preferì trasferire tale compito in regione Toscana, dove la Kedrion Biopharma (attorno agli 810 milioni di euro il fatturato 2019), è il colosso dei plasma-derivati, il cui amministratore delegato, PaoloMarcucci, è fratello del senatore Andrea Marcucci, capogruppo al senato del PD, il quale partito, combinazione (!), ha il controllo della regione Toscana. Proprio qui, l’ ISS, ha autorizzato la sperimentazione al plasma del prof. De Donno, con il mero intento di banalizzarlo per affossarlo, giacchè mai, neppure per un minuto, in regione si era smesso di parlare di vaccini.
De Donno viene quindi abbandonato ed umiliato, ma in febbraio 2021, giunge, dalla prestigiosa rivista americana la “Mayo Clinic proceedings” (che fa capo alla Mayo Foundation), il giusto riconoscimento, attraverso la pubblicazione dei risultati positivi ottenuti nella “grande mela” con tale metodica. Ma in Italia, questo riconoscimento rappresenta solo un’insidia per coloro che, a vario titolo e per ragioni “oscure” sono “costretti” a parlare solo di vaccini. Al Professore, oggi certamente nel Regno dei Cieli, ma non per suo così precoce desiderio, rimane la soddisfazione che moltissimi altri centri clinici nel mondo stanno adottando le sue cure dal costo irrisorio, inferiore ai 100 euro, mentre BigPharma si appresta a mettere sul mercato analoghe cure a base di “anticorpi monoclonali” al prezzo venti volte superiore per ogni singola dose.
Da ultimo, al di là delle brevi argomentazioni fin qui esposte, rimane particolarmente aperta e fino ad ora non dibattuta, o quantomeno, non sufficientemente dibattuta, la problematica relativa all’impiego di sacche di siero e di sangue, provenienti dai donatori. Da quando è stato introdotto il primo dispositivo genico (arbitrariamente chiamato “vaccino”, ma privo delle più elementari caratteristiche per essere considerato tale) ad oggi,circa 2/3 della popolazione italiana, stando alle notizie ufficiali, ma forse meno, si è sottoposta all’inoculo.
Ma anche per il futuro, saranno necessarie, a vario titolo, le trasfusioni di sangue, come pure di plasma. Quest’ultimo, non solo per fornire tempestivamente una quantità anticorpale in caso di patologia da Sars-Cov-2 in fase acuta e complicata, ma anche per fornire albumina, in caso di una sua importante ed acutacarenza, come accade in seguito a shoch ipovolemico per importante perdita di liquidi – come ad esempio nei grandi ustionati – e/o per fornire nell’immediato, la più importante proteina organica prodotta dal fegato ed il cui effetto antinfiammatorio impedisce la formazione della PCR (proteina C reattiva), ad effetto invece pro-infiammatorio, foriero di molti altri effetti negativi. Sorge ora il quesito seguente: chi ha scelto legittimamente e liberamente di non “vaccinarsi”, perchè non garantito dagli attuali“dipositivi” della BigPharma, ancora per molto tempo in fase disperimentazione sull’uomo, in caso di necessità acuta ad essere trattato con sangue o plasma di donatore, avrà il grosso problema di subire, seppure indirettamente, le conseguenze di una “vaccinazione”, fino a quel momento evitata?
Rimanendo ai dati del ministero della salute, questi sembrerebbero indicare una popolazione di vaccinati attorno al 50 – 60% . E poi?… Di certo, la scelta per il si o per il no al possibile trasferimento di proteina spike e di altri elementi disciolti nel materiale organico proveniente dai “vaccinati”, non potrà essere fatta dall’interessato (soprattutto se in coma) e perché non scritta preventivamente su un cartellino sanitario! Di fatto potrà quindi porsi il dilemma se morire per danni biologici naturalmente indotti da eventi nefasti o la morte per complicanze vascolari (ictus, trombosi polmonari, renali, cerebrali etc. …) conseguenti allo pseudo “vaccino”.
Da ultimo, su questo giornale online, di recente nascita ma che già molti lettori è riuscito a conquistare per la dovizia di argomenti attualissimi ed interessanti, scritti con grande impegno ed onestà professionale dal suo Direttore, dott. ssa Marzia Chiocchi e dai molti suoi collaboratori, desidero concludere con un ricordo del valoroso ed umile Prof. Giuseppe De Donno, Collega e Maestro di etica medica per tutti noi, che ha dimostrato di sfidare impavidamente illeciti e mostruosi interessi economici, fino alla perdita della sua stessa vita, pur di difendere, con le sue terapie, quella dei pazienti che il destino gli aveva affidato.
Che la sua fede al giuramento di Ippocrate, possa continuare ad essere, per la classe medica di oggi e del futuro, il grande esempio da mutuare, per non cadere in errori e tentazioni materiali, che nulla mai avranno di umano nei confronti della sofferenza di chi si affida alla scienza, quella vera, per trovare un po’ di ristoro alle proprie sofferenze. Grazie caro e buon Professore…..
[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, fra cui anche Marzia Chiocchi di Mercurius5, e Monica Tomasello di Catania CreAttiva, supportati da un team di medici ed avvocati, formatosi con l’unico intento di collaborare per la ricerca e condivisione della Verità sui principali fatti di rilevanza sia nazionale, che europea, che mondiale]
Medico Chirurgo, Specialista in Psicoterapia, Dottore in Lettere Classiche a indirizzo storico
Autore di “Eresia, riflessioni politicamente scorrette sulla pandemia”, Byoblu Ed. 2021 (25.000 copie).
Giuseppe De Donno è un martire del Fronte di Liberazione Nazionale che spontaneamente si costituiscefra i cittadini che si oppongono all’odierna oligarchia di governo e reclamano verità e giustizia. Primario di Pneumologia all’Ospedale “Carlo Poma” di Mantova, De Donno ha salvato moltissime vite applicando l’antica e collaudata terapia con il plasma iperimmune. Durante un’epidemia mortale, ha avuto il coraggio di curare i pazienti che il Sistema oligarchico, asservito agli interessi delle élite finanziarie sovranazionali, non voleva che guarissero. Per accrescere il numero di morti che avrebbero legittimato le restrizioni illegali, il regimedi polizia e l’approvazione di sostanze iniettabili, impropriamente spacciate per vaccini, che altrimenti non l’avrebbero mai ottenuta, se non in una situazione di emergenza, che non c’era. Inscenata sulla pelle della gente sacrificata sull’altare di un crimine mondiale eugenetico.
De Donno ha osato curarli e il Sistema non gliel’ha perdonato, l’ha perseguitato senza tregua, umiliandolo oltre misura, fino a che il suo animo buono e ipersensibile non ha più retto. Il Sistema è responsabile della sua morte, come lo è di quei tre milioni nel mondo, che già costituiscono mezzo olocausto. Con De Donno l’oligarchia si è spinta oltre ogni limite tollerabile: centinaia di Colleghi sono caduti sul campo per salvare vite umane, ma quello che è stato fatto a Giuseppe è la goccia che fa traboccare il vaso e forse l’inizio della reazione popolare per riconquistare la libertà. Non si dimentichi che fu proprio l’assassinio dell’ammiraglio Coligny a scatenare la Notte di San Bartolomeo. La CoViD-19 si cura benissimo e facilmente, se la si cura subito e bene, a casa, e non necessita né di “vaccini” nédi monoclonali. La cura c’è già, c’è sempre stata, e su questo il Sistema ha mentito e continua a mentire, per giustificare il crimine. I responsabili dovranno risponderne alla sbarra di un Tribunale italiano o internazionale o del popolo, magari con i parenti delle vittime come giurati.
De Donno era un medico nel senso sacrale della parola enon un sanitario, termine che nella neolingua vorrebbe apparentare i medici agli accessori dei bagni per desacralizzarli e asservirli agli interessi industriali. L’ho ricordato nel mio libro “Eresia”: Giuseppe dichiarò, più di un anno fa che “la scienza deve essere gratuita, uno scienziato pagato non è credibile e noi medici siamo imissionari della scienza”. Se il Sistema ha creduto, eliminando Giuseppe, di aver neutralizzato i medici missionari, fedeli al giuramento ippocratico e non ai decreti di un regime illegale, si sbaglia di grosso: siamo un fronte unito di medici che hanno giurato, fedeli alla sacralità del ruolo e del dolore, al rispetto per la personae per le leggi divine, e che mai si piegheranno a questa oligarchia. Il dottor De Donno è con noi, nei nostri cuori, ogni giorno, fino alla fine. Al Sistema d’ora in poi non resta che tremare e ripensare ai peccati di Riccardo III che fanno ressa alla sbarra gridando: “Traditori! Spergiuri oltre ogni limite! Assassini! Assassini crudeli oltre ogni limite!”.
Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, fra cui anche Marzia Chiocchi di Mercurius5, e Monica Tomasello di Catania CreAttiva, supportati da un team di medici ed avvocati, formatosi con l’unico intento di collaborare per la ricerca e condivisione della Verità sui principali fatti di rilevanza sia nazionale, che europea, che mondiale.
In questo bailamme neo culturale e scientista, forse è meglio recuperare alcuni fondamentali concetti dell’immunologia, che sono rimasti sempre uguali nonostante le mode e le nuove tendenze. Si, perché il nostro bravissimo sistema immunocompetente continua a lavorare sempre alla stessa maniera, in barba a chi si è inventato una nuova scienza, fantasiosa e forse pure avveniristica.
Cominciamo a discutere sul fatto che mamma natura ci ha donato alcuni efficaci sistemi di barriera, che farebbero impallidire le odiose transenne davanti alla bocca, messe lì solo a confinare i “ rivoluzionari disobbedienti” delle improbabili regole attuali.
La pelle: con il suo corredo di peli, film lipidico e batteri, costituisce da sempre il primo efficacissimo rimedio contro eventuali “ malintenzionati patogeni” che impunemente volessero venire a contatto con il nostro organismo.
I detergenti e i disinfettanti utilizzati a “fermare” il virus del covidelirio, risultano essere come un missile sparato su una comunità di indigeni nella foresta, per uccidere un leone. Il leone scappa, gli abitanti muoiono e della comunità non resta altro che un cumulo di macerie. Mai tanta stupida presunzione ha potuto determinare tanti inutili danni.
Ma andiamo avanti…forse qualcuno dimentica pure, come il naso distanziato opportunamente dal viso (e non solo per mera estetica), è dotato di rudimentali ma efficacissimi mezzi di blocco: tra queste, le vibrisse e le secrezioni ricche in IgA secretorie (la famosa vernice delle mucose, cit.di reminescenze universitarie) prodotte dall’intestino, che va approviggionando pure mucose bronchiali, congiuntivali ecc. Le mucose con le loro secrezioni, imbrigliano moltissime particelle sospese nell’aria, che vengono poi allontanate alla velocità di 15/16 Km orari da un “ vento endogeno“, attivato da un riflesso nervoso che è lo starnuto, seguito ovviamente da una buona e salutare “ soffiata di naso” dentro il kleenex. Simile meccanismo hanno la bocca e le cavità annesse con le loro secrezioni, ed i riflessi scatenanti come i colpi di tosse.
Oggi, purtoppo, questi rudimentali meccanismi che hanno servito efficacemente i loro proprietari, sono stati rottamati da un surrogato inutile e nocivo qual è il pezzo di carta o di stoffa stampigliato sul muso a mò di bavaglio, ed e’ curioso quanto divertente, vedere a passeggio persone imbavagliate che portano a spasso i loro cani senza museruola, mentre lo starnutire o il tossire in pubblico, può far rischiare da una semplice occhiataccia della ligia signora di turno (talvolta anche armata di bastone), agli arresti per procurata epidemia o attentato alla salute pubblica. Forse, le nuove proposte di legge in merito, dovrebbero proporre la stesura di un nuovo “Galateo in epoca Covid “ fino all’ estensione nel codice penale di crimini contro l’umanità.
La regolazione della temperatura, il cui innalzamento, è uno dei metodi più efficaci per “estinguere nel fuoco dell’inferno” la maggior parte dei microrganismi, è stata messa alle porte dalla tachipirina, perché per qualcuno è certamente meglio nascondere un sintomo senza controllare la malattia, e sperare senza agire. Ai miei tempi, quelli della vera medicina, si lasciava il paziente a febbricitare al fine di studiare la famosa “curva termica” caratteristica insieme ad altri sintomi e segni del corpo, per fare la diagnosi al paziente durante la prima visita, direttamente a letto. La manifestazione di un miglioramento della stessa era l’indice del buon funzionamento terapeutico. Oggi quello che noto in tante persone, è che la febbre fa più paura che essere rinchiusi nella gabbia del leone (cit. quello scappato prima), per non parlare poi del controllo di altri efficacissimi strumenti di difesa (di tortura per qualcuno) quali l’acidità gastrica (spesso disturbata dagli antiacidi), la quale dissolverebbe la maggior parte degli organismi ingeriti, oltre a garantire ovviamente le corrette funzioni digestive.
Ma quando finalmente il mostro ha eluso con effetto al cloroformio tutte le prime sorveglianze, al di là delle barricate si appalesano in seconda linea i primi servizi speciali di pattugliamento:
I macrofagi fanno parte dell’immunità cellulare aspecifica, e poiché il loro motto è “da qui non passa lo straniero” se si lasciassero semplicemente in pace a fagocitare i nostri piccoli nemici ce la potremmo cavare un po’ meglio e senza troppe “discussioni”..
Stessa cosa vale per le cellule “Natural Killer” (linfociti NK) , per i mastociti, i basofili, glieosinofili, lecellule dendritiche e i neutrofili.. che con meccanismi differenziati assolvono a questo ingrato compito miliardi di volte nel corso della nostra vita mentre oggi sonnecchiano immobili e distratti nelle loro garittein compagnia dei buoni ed efficientissimi fattori bioumorali quali interferone, lisozima e complemento.
Ma una volta superata la prima e la seconda linea, esisterebbero ancora due classi particolari di linfociti atti a riconoscere e neutralizzare una presenza nemica e cioè i linfociti B (produttori di anticorpi) ed i Linfociti T in qualità di regolatori e controllori del sistema immunitario.
E’ noto come la vaccinazione abbia determinato un implemento della durata e della qualità della vita nell’uomo e nelle altre specie animali, ma forse non tutti fanno caso al fatto che, tale metodica, è stata inflazionata negli anni, ed abusata per ingrossare i portafogli dei produttori di farmaco che hanno mille interessi, fuorchè la salute di noi tutti. Anzi, deve essere reso noto come numerose patologie siano state create “ad hoc” , al fine di determinare la necessità del farmaco. E non parlo solo di malattie virali, ma pure metaboliche, psichiatriche ecc..
Non essendo questa la sede di tale discussione, per la quale mi riservo l’eventuale stesura di un articolo mirato, lascerei qui solo un input per una breve ed autonoma riflessione sulla precocità di inizio delle vaccinazioni (a soli due mesi di vita) e l’abnorme quantità di vaccini inoculati in un’unica dose di esavalente… (un minuto di silenzio).
Ricordo, inoltre, come non sia stato mai possibile creare un vaccino su virus ad RNA (infatti nulla è stato prodotto ad esempio per i noti HCV ed HIV). Tale difficoltà è dovuta sostanzialmente alla particolare mutagenicità di tali virus e per tali intendo i virus ad RNA come nel caso del SARS-COV-2.
Ogni immissione di nuovo farmaco sul mercato, deve seguire mirabolanti peripezie di lunghi controlli per testarne l’efficacia e la tollerabilità, oltre che l’autorizzazione di un preposto comitato etico. Per un vaccino le cose si complicano ulteriomente.
Le fasi di studio sono così sostanzialmente suddivise:
Studi di Fase I:ove partecipano alcune decine di volontari e che hanno lo scopo di confermare nell’uomo la sicurezza del preparato già dimostrata nelle fasi preliminari della ricerca di base, nonché valutarne la tollerabilità ovvero misurarne la frequenza e gravità degli effetti collaterali.
Studi di Fase II: partecipano centinaia di volontari, e lo scopo è di confermarne ulteriormente il profilo di sicurezza e tollerabilità del vaccino, oltre a dimostrarne l’immunogenicità, ossia la sua capacità di indurre una valida risposta immunitaria.
Studi di Fase III: qui vi partecipano migliaia di volontari. Quasi sempre questi studi sono condotti in numerosi centri di ricerca (multicentrici) ed ancora una volta hanno l’obiettivo di confermare definitivamente la sicurezza, la tollerabilità e l’immunogenicità del vaccino su una popolazione molto ampia di soggetti.
Le risposte degli studi di fase, una volta conclusi in maniera positiva, vanno ulteriormente acquisite e valutate da agenzie regolatorie preposte a livello nazionale (AIFA) ed internazionale ( es FDA) affinchè il vaccino possa ottenere l’autorizzazione al suo utilizzo. Ma anche dopo la sua autorizzazione all’utilizzo, il nuovo vaccino, così come tutti i nuovi farmaci, viene tenuto sotto controllo per rilevare effetti collaterali e/o problemi eventualmente sfuggiti agli studi clinici precedenti, perché questi si possono manifestare molto raramente o anche nel lungo/lunghissimo termine, o solo in condizioni particolari. Dopo la commercializzazione del vaccino, è possibile valutare la sua efficacia sul campo (effectiveness) intesa come la capacità non solo di stimolare una buona risposta del nostro sistema immunitario ma di prevenire le malattie causatedal microrganismo controil quale il vaccino induce la risposta.
Balza immediatamente agli occhi come, ogni fase a partire dalla seconda e le precedenti alla prima, siano state acrobaticamente “saltate” e come oggi ci troviamo, in nome di un volere opportunista, all’interno di un preoccupante fenomeno sociale gestito da una politica perversa e in malafede, inducendo letteralmente una distorsione della realtà attraverso quella della governance operativa, dove le cure veramente efficaci, semplici, innocue ed economiche, sono state bandite! Dove muore ogni contraddittorio con la scienza più sana ed i professionisti più competenti, a favore di una narrazione univoca premeditata ed attuata da menti diabolicamente geniali.
La fisica quantistica moderna (la teoria fisica che descrive il comportamento della materia, della radiazione e le reciproche interazioni, con particolare riguardo ai fenomeni caratteristici della scala di lunghezza o di energia atomica e subatomica), la neuroimmunologia (la scienza che studia contemporaneamente i due apparati nervoso ed immunitario per valutarne le reciproche interazioni, in condizioni normali e patologiche. Il sistema nervoso infatti parla al sistema immunitario tramite il sistema endocrino; il sistema immunitario comunica col sistema nervoso attraverso le molecole infiammatorie) e la biologia molecolare (la branca della biologia che studia gli esseri viventi a livello dei meccanismi molecolari alla base della loro fisiologia, concentrandosi in particolare sulle interazioni tra le macromolecole, ovvero proteine e acidi nucleici [DNA e RNA]) dicono che siamo noi che creiamo la nostra realtà, e quindi abbiamo una grande responsabilità verso il mondo in cui viviamo, dato che dipende da noi il modo in cui lo percepiamo ed il modo in cui il mondo si comporta verso di noi.
In effetti tale affermazione è un ottimo modo di descrivere e comprendere la meccanica delle nostre interazioni, ma in ultima analisi per una comprensione ancor più approfondita si dovrebbe prendere in esame la fisica della coscienza (la facoltà immediata di avvertire, comprendere, valutare i fatti che si verificano nella sfera dell’esperienza individuale o si prospettano in un futuro più o meno vicino).
Oggi è lecito porsi questa domanda: cos’è la coscienza? Da dove viene, qual è la sua origine, quali sono i limiti del potenziale umano? Personalmente ritengo che disponiamo del sufficiente materiale necessario per rispondere a queste domande, anche se le risposte da un punto di vista epistemologico fatalmente non potranno avere un preciso consenso totale da parte della c.d. comunità scientifica.
Ma con la tecnologia all’avanguardia, con la scoperta del campo unificato, ovvero il cosiddetto campo della superstringa, siamo in grado di capire che la vita è fondamentalmente basata sull’unità. Il campo unificato riunisce le 4 forze fondamentali, la forza nucleare debole, la forza nucleare forte, l’elettromagnetismo e la gravità, ed è al suo interno che si creano le basi dell’esistenza, ed al suo interno noi non siamo più entità individuali ma punti focali di intelligenza collettiva.
Alla base della diversità della vita c’è unità.
Alla base, tu ed io non siamo più due, ma siamo uno. E questa unità, nelle fondamenta di mente e materia, è la coscienza, una coscienza universale. La coscienza non è creata dal cervello, non è semplicemente il risultato di reazioni molecolari e processi chimici nel cervello, ma è il nucleo essenziale della natura, quello che chiamiamo campo unificato.
Ora che abbiamo questa comprensione fondamentale di quello che è la coscienza, possiamo meglio comprendere la relazione mente-corpo. Possiamo vedere come la coscienza permea la nostra fisiologia (lo studio scientifico delle funzioni vitali degli organismi viventi, animali e vegetali, in condizioni normali) ed è quindi grazie alla coscienza che noi sperimentiamo la nostra realtà con i nostri sensi. A questo punto è forse più semplice comprendere i meccanismi che permettono di collegare la neurologia alla fisica quantistica, e questi meccanismi possono spiegare il campo unificato.
So che già molta gente ne ha sentito parlare, e dice che è bello, che tutto è uno, che è una figata! Ma, al di là di questo aspetto romantico ed anche un poco “new age” della concezione dell’uno, diamo una spiegazione tecnica di cos’è il campo unificato …
Il progresso nella nostra comprensione dell’universo attraverso la fisica, negli ultimi anni, ci ha suggerito, e permesso, di esplorare livelli sempre più profondi delle leggi naturali, dal macroscopico al microscopico, dal livello molecolare, atomico, nucleare fino al livello subnucleare dell’universo più prossimo, quello che ci circonda, e stiamo iniziando ad esplorare i cosiddetti livelli della scala elettro-debole, della scala della grande unificazione e della super unificazione, e stiamo ipotizzando con ragionevole fondatezza che il nucleo fondamentale dell’universo è questo singolo campo universale di intelligenze che racchiude unificandole la gravità con l’elettromagnetismo, la luce con la radioattività, ed il tutto con le forze nucleari forti e deboli.
Cosi stiamo comprendendo che tutte le forze della natura ivi incluse le cosiddette particelle della natura, quark, protoni, neutroni, sono in realtà onde diverse dello stesso oceano di esistenza, chiamato campo unificato o campo della superstringa (la stringa è una struttura sub-atomica ipotetica, principale oggetto di studio della teoria delle stringhe in fisica teorica; una stringa è un oggetto con una sola estensione spaziale, a differenza di una particella elementare che è zero dimensionale o puntiforme. La scala di lunghezza caratteristica delle stringhe è dell’ordine della lunghezza di Planck, cioè la scala a cui gli effetti della gravità quantistica si ritiene diventino significativi, ovvero un valore prossimo a 10 elevato alla -35), e quindi da un punto di vista posto a tale dimensione le diversità sono soltanto i molteplici aspetti dell’uno.
Dal punto di vista matematico c’è molta complessità, ma stiamo comunque andando nella direzione della visione di Einstein, il quale ha dedicato metà della propria vita alla ricerca del campo unificato. Ora, nel contesto della superstringa, ciò è stato realizzato.
La teoria del campo unificato basata sulla superstringa identifica un singolo campo universale di intelligenza, un oceano di esistenza, posto alla base del tutto, fattor comune di mente e materia.
Tutte le cosiddette particelle dell’universo e le diverse forze, quindi tutto ciò che conosciamo dell’universo, è semplicemente un’onda di questo oceano di esistenza. Questo è il campo unificato e tale campo è immateriale e quindi, in ultima analisi, è un campo di coscienza.
Tutte le nostre coscienze separate esistono in virtù del fatto che la mia coscienza e la tua coscienza alla fine sono la stessa cosa. Ogni cosa nell’universo, e quindi pianeti, alberi, animali, persone, non è altro che una porzione del tutto. Siamo tutti onde di vibrazione di questo campo unificato fondamentale della superstringa. Noi determiniamo la nostra coscienza attraverso il filtro del nostro sistema nervoso, ma la coscienza in sé stessa, la nostra soggettività, il “Sé”, quello è universale.
Conoscere il Sé, attraverso l’esperienza, è chiamato illuminazione, e così è stato chiamato in ogni epoca.
Sto affermando che continuando a scavare nella realtà fisica, dall’infinitamente grande all’infinitamente piccolo, stiamo arrivando al campo unificato dove non troviamo materia ma pura intelligenza, e capisco che può suonare strano, dato che ciò non fa parte dei nostri abituali condizionamenti.
Chiunque sia cresciuto in un mondo scientifico è infatti abituato all’idea che noi viviamo in un universo materiale, un universo inerte, fatto di materia prevalentemente morta. Se pensiamo al pianeta che ci ospita ci rendiamo conto che la vita, quale noi la intendiamo, è presente in una relativamente sottile pellicola superficiale, mentre la gran parte di ciò che si suppone sia presente all’interno della massa terrestre è materia apparentemente inerte e ciò che è al di fuori di essa, nello spazio infinito, si ritiene che sia vuoto. Per questo motivo è intuitivamente difficile comprendere che non viviamo in un universo morto, ed accettare l’idea che l’universo nella sua interezza è un organismo cosciente.
Nella meccanica quantistica, perfino a livello molecolare, per non parlare dei livelli atomico, nucleare e subnucleare, l’idea di particella è sostituita dall’idea di funzione d’onda. Ma cosa è una funzione d’onda? Tecnicamente è un vettore in uno spazio lineare, ma cosa è un vettore in uno spazio lineare? Di cosa è fatto? Qual è la sostanza che costituisce il campo unificato? Una funzione d’onda, ovvero un vettore nello spazio lineare, è composta dalla stessa sostanza di cui sono fatti i pensieri, perché è da questi che trae origine e forza. Il che ci porta a capire che noi viviamo veramente in un universo di pensieri, un universo concettuale.
La meccanica quantistica non è altro che un dispiegamento di potenzialità; il fatto è che più si va in profondità nella struttura della legge naturale, meno l’universo è materiale, e diviene meno inerte, meno morto, più vivo e cosciente. E quanto più ci si avvicina alle fondamenta dell’universo, quindi al campo unificato o campo della superstringa, tanto più ci si rende conto che quello è semplicemente un campo di pura essenza, pura intelligenza. Intelligenza, perché questa è la sorgente di tutte le leggi di natura. Tutte le forze e le particelle fondamentali, tutte le leggi che governano la vita ad ogni livello dell’universo, hanno la propria sorgente unificata nel campo unificato. Ciò rende il campo unificato il campo di intelligenza più concentrato in natura. Intelligenza non materiale, dinamica e autocosciente, e queste sono le proprietà del campo unificato.
Ma tutto questo lo stiamo scoprendo per la prima volta noi? No, non esattamente, dato che già i Vedici sapevano queste cose circa 4000 anni fa. E quindi come si è persa questa conoscenza?
Le tecniche per sperimentare la pura coscienza, la conoscenza illimitata, possono essere facilmente perse, non perché siano complicate o difficili, ma perché sono molto sottili, e per trascendere e sperimentare la consapevolezza illimitata la coscienza deve acquietarsi completamente, e se cerchi di fare tale esperienza non ci riuscirai mai, perché provarci comporta uno sforzo e lo sforzo mantiene la consapevolezza attiva, impedendo alla comprensione di espandersi. A puro scopo esemplificativo basti pensare ai Monaci Shaolin, ed alla vita che conducono per giungere a livelli di abilità e coscienza per noi inimmaginabili.
L’esperienza della pura coscienza trascende qualsiasi religione o filosofia, è tanto scientifica quanto religiosa. In fondo è soltanto una modalità di funzionamento del cervello, associata alla massima espressione della comprensione, ed è l’esperienza diretta e soggettiva del campo unificato di tutte le leggi di natura scoperte dalla scienza. È religione? Forse, ma è anche scienza, pertanto non ci sarebbe ragione per escluderla dall’istruzione scolastica, e se non lo faremo otterremo gli stessi risultati a noi ben noti, con una bassissima percentuale di sviluppo generazionale del potenziale mentale ed ulteriori generazioni che conosceranno guerre, terrorismo, crudeltà, e continuerà così finché non verrà sperimentata l’unità fondamentale della vita ed il cervello sarà propriamente sviluppato.
Mentre scrivo questa nota penso al principio di indeterminazione di Heisenberg il quale, corroborato nella realtà sociale dall’Effetto Hawthorne, dice banalmente che l’osservatore influisce sull’osservato e mi chiedo quanto, e cosa, sto trasmettendo a Te che mi stai leggendo e quindi osservi i pensieri che sto esprimendo incapsulandoli nelle mie parole. Anche se entra in azione la dimensione tempo, dato che siamo asincroni (io sto scrivendo nel Tuo passato, Tu mi leggerai nel mio futuro) ciò è in parte vero, ma solo in parte, perché ad un livello di prospettiva più profondo, infatti, l’osservatore non può più esistere come separato dall’oggetto osservato.
Oggi la realtà della vita è unità totale, il campo unificato che unisce osservatore ed oggetto osservato in una totalità indivisibile. Scientificamente, la chiamiamo teoria della misurazione quantica, ed è l’inseparabilità ultima di osservatore e oggetto dell’osservazione. Nel linguaggio della scienza e della coscienza la chiamiamo l’unità del conoscitore e dell’oggetto della conoscenza in una struttura indivisibile di conoscenza pura, l’esperienza del proprio sé, dell’Ātman.
E cosa è il sé? Il sé, la coscienza, la nostra stessa soggettività, è quell’aspetto della nostra vita che non è mai cambiato. Per quanto sia intangibile e difficile da toccare, è un aspetto della nostra esperienza che è con noi dall’infanzia. Per quanto i nostri amici siano cambiati, così come i nostri pensieri ed i nostri corpi (di solito in peggio), quella cosa che dà continuità alla nostra esperienza è la nostra coscienza, la nostra soggettività, l’Ātman, il Sé, e il nostro Sé, in ultima analisi, è lo stesso per me e per te, ed è questo campo unificato che l’odierna scienza sta riscoprendo che è essenzialmente il creatore dell’universo.
Comunque, esistono infinite verità diverse e parallele, perché l’universo è strutturato in una gerarchia di livelli; il livello atomico ha la sua verità, il mondo nucleare ha una sua verità, completamente diversa ma coesistente. Entrambe sono valide e coerenti con sé stesse, quindi esiste la verità della diversità, in cui l’osservatore e l’oggetto dell’osservazione sono due entità separate, e c’è la verità più profonda dell’unità, dove non c’è separazione tra l’osservatore e l’oggetto dell’osservazione. Quindi possiamo parlare di vita ad ogni livello, ogni livello è valido ma in questa era scientifica il livello più profondo è quello dell’unità.
Nel momento in cui Tu riesci a concepire Te e me come uno, non perdi la coscienza del fatto che siamo anche separati. Acquisisci l’informazione che la diversità è data da livelli diversi. A livello fisico, Tu ed io siamo separati, Tu hai un aspetto diverso dal mio, ma ad un livello più profondo noi abbiamo un’origine comune, ed è il campo unificato, scientificamente provato per essere l’origine di Te, di me, degli atomi che ci compongono e delle stelle che li hanno prodotti dal big bang in poi, la sorgente della forza di gravità, dell’elettromagnetismo, la sorgente dei quark e dei leptoni. Tutto nell’universo ha un’origine comune, quindi se guardiamo al livello più profondo possibile in ultima analisi scopriamo un universo unificato, di cui Tu sei un’onda, io sono un’onda, siamo soltanto frequenze vibrazionali diverse, le frequenze naturali di riverberazione di questo campo unificato.
L’intero universo è una sinfonia. Le varie armoniche, le fondamentali, le armonie di un oceano universale di coscienza in movimento.
E tutto questo avviene alla scala di Plank, quella piccola scala, dieci milioni di milioni di volte più piccola del nucleo atomico, dove tutte le forze si uniscono, dove tutte le particelle si uniscono, dove Tu ed io siamo una sola realtà, dove la distanza e la causalità non esistono più. È una totalità unificata e indivisibile, l’unità della coscienza, il campo unificato delle leggi naturali.
Fino a che punto la scienza restera’ al servizio dell’uomo e non gli si rivoltera’ contro?
Questa domanda se la poneva Giorgio Bocca diversi anni or sono e forse anche oggi non siamo ancora riusciti a dare una risposta.
Premetto che chi scrive, anche se nella vita ha svolto mansioni diverse, è un sostenitore dello sviluppo tecnologico, ritenendo che tale aspetto sia talmente insito nella curiosità dell’uomo che non se ne possa assolutamente prescindere.
E d’altra parte, il motore della vita è proprio la curiosita’. In psicologia, la curiosità viene definita come il desiderio di curiosità, colmare un vuoto, avere informazione e stimoli mentali nuovi, mossi da motivazioni intrinseche (interne). Einstein a tal proposito ebbe a dire: “L’importante e’ non smettere di fare domande…Non perdere mai una sacra curiosita’”.
E, quindi, fino a che punto può spingersi la curiosità dell’uomo, senza varcare quei limiti che sono imposti dall’etica e/o dalla morale?
Infatti – secondo quanto asserisce la Dott.ssa Grigis – può esserci anche una curiosità “negativa”, che altro non è che quella volta ad ottenere informazioni per poi utilizzarle per secondi fini, che appunto, non sono etici.
Ma anche sui termini etica e morale dobbiamo fare una riflessione.
I termini “etica” e “morale” hanno senz’altro una radice etimologica comune. Infatti con la prima delle due parole, dal greco antico ἦθος (trasl. êthos), intendiamo «carattere», «comportamento», o, anche «costume», «consuetudine», «abitudine» (ἔθος – trasl. èthos). Con la seconda, allo stesso modo, intendiamo costume (dal latino: moralis, da mos, moris). Il primo a coniare la parola “morale” fu Marco Tullio Cicerone, rifacendosi appunto al greco ἠθικός (etikòs), che come si è visto a sua volta è derivato di ἦθος (êthos).
Ma i due concetti variano moltissimo in filosofia. Infatti, i due termini hanno seguito percorsi linguistici divergenti e, pertanto, non si possono usare i in maniera indifferente ed occorre comprendere quando è meglio parlare di “etica” e quando invece dovremmo parlare di “morale”. Del resto, Wittgenstein diceva che tutti i problemi filosofici in realtà sono problemi linguistici.
Anche nella nostra Costituzione si parla di morale e precisamente agli artt. 13 – 29 – 48.
Nell’art. 13 laddove si asserisce: “È punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà”.
Ma perché i Padri Costituenti hanno usato il termine morale, piuttosto che il termine etica?
Come osserva il Prof. Mons. Samuele Sangalli, Docente titolare dei Corsi liberi di “Etica delle professioni” nel Dipartimento di Giurisprudenza, di “Global governance through Interreligious Dialogue”, presso l’Università LUISS, in un’intervista concessa a Paolo Fontana, “tra i due vocaboli, “morale” è quello rimasto più fedele all’accezione etimologica originaria. Sulla scia di “mos” indica tuttora un sistema codificato di comportamenti riconosciuti da una comunità. Ne consegue che con il termine “morale” si intende un comportamento valutabile in termini di valore e di conformità. Un concetto assimilabile al c.d. “buon costume”
In altre parole, oggi, con il termine etico si intende per lo più il comune sentire di un determinato popolo in un preciso periodo storico. Ciò sta a significare che con questa parola si fa riferimento a quel ramo della filosofia che analizza il comportamento ritenuto corretto, il modo di pensare e dei valori giusti che si dovrebbero seguire in qualsiasi circostanza.
Diversamente con il termine morale facciamo riferimento maggiormente alla spiritualità trasfusa in un’istituzione religiosa. Anche se questa caratteristica può limitarsi ad uno degli aspetti che la parola significa.
In questo primo caso, l’efficacia della norma proviene in assoluto da Dio. Ma esiste anche un secondo tipo di norma morale, quella laica, dove le norme si basano sulla natura dell’uomo. Ma in questo senso, a parere dello scrivente, rientriamo più nel concetto di etica.
Questa, infatti, si sofferma maggiormente sul senso dell’esistenza dell’uomo, sul suo significato esistenziale, sulla vita di ogni singolo individuo in rapporto con la comunità.
Ma oggi si affaccia una nuova problematica che si affianca a quella esistente tra diritto e morale, intendendosi con il primo i principi etici del comportamento umano inseriti in norme comportamentali per lo più cogenti, che – come sostiene l’Antolisei richiamandosi a quella dottrina del pensiero giuspositivista – prescinde da qualsiasi valore morale, dovendosi far riferimento a quella definizione di etica più sopra data. Stiamo parlando del rapporto tra etica e tecnologia.
A tale proposito, il futurologo Gerd Leonhard, pronunciandosi su questo annoso tema, ebbe a dire testualmente: “Siamo in uno snodo cruciale nell’evoluzione tecnologica. Il cambiamento diventerà esponenziale, inevitabile e irreversibile. È la nostra ultima possibilità di decidere fino a che punto permetteremo alla tecnologia di plasmare le nostre vite".
In maniera più ottimistica (anche se discutibile), il Prof. Hiroshi Ishiguro, docente all’Università di Osaka e creatore di Geminoid, ritiene che gli umani dovranno imparare a convivere con i robot contribuendo insieme allo sviluppo della società del futuro. Ed alla domanda di un intervistatore che si poneva il problema della robot-interaction, e quindi di poter interagire con una macchina che in qualche modo assomigli in maniera quasi perfetta ad un uomo, lo scienziato giapponese candidamente rispose: “Lei avrebbe paura di una sorella gemella?”
Sempre Gerd Leonhard, autore di “Tecnologia vs umanità – Lo scontro prossimo venturo” (Egea), ha espresso – secondo me – un punto assolutamente importante e direi nevralgico e cioè che il c.d. uomo della strada ha la convinzione e quasi la presunzione di ritenere che il futuro si possa estrapolare dal presente e persino dal passato, ostinandosi a credere che ciò che è stato, sarà.
La crisi dei valori morali ed economici nasce anche da quest’idea di ribellione al rinnovamento ed al cambiamento.
È sicuramente vero che fino a 100 anni fa, il progresso scorreva sempre inesorabile ma lentamente e le persone avevano più tempo ad abituarsi e ad accettarlo.
Il secolo scorso è stato definito il secolo breve. Infatti, è assolutamente direi quasi traumatico vedere la vita comune come si svolgeva nel 1900, nel 1950 e nel 1999.
Pensiamo ad esempio all’invenzione dell’aereo. È il 17 dicembre del 1903, quando i due fratelli statunitensi Orville e Wilbur Wright crearono il primo mezzo in grado di sollevarsi da terra e di volare in modo controllato grazie a un motore e lo fecero alzare in volo vicino alla cittadina di Kitty Hawk. Era il periodo dei c.d. assi delle macchine volanti. Spericolati piloti che riuscivano di fronte allo stupore di attoniti sguardi a far alzare di qualche metro un uccello metallico dall’incerto volare. L’8 novembre 1950, nel corso della guerra di Corea, il tenente Russell J. Brown della United States Air Force americana, ai comandi di un F-80, intercettò due MiG-15 nordcoreani vicino al fiume Yalu e li abbatté, nel primo combattimento aereo tra jet della storia.
Il nuovo secolo è stato ancora più veloce… pensiamo all’evoluzione del cellulare fino ad arrivare agli smartphone più recenti.
E dell’AI? Che dire? Cos’e’ il machine learning?
Il machine learning, che in italiano possiamo tradurre come apprendimento automatico, è una particolare branca dell’informatica che può essere ritenuta connessa strettamente all’intelligenza artificiale. Anzi, potremmo dire che è un sottoinsieme dell’intelligenza artificiale, che si occupa di creare sistemi che apprendono o migliorano le performance in base ai dati che utilizzano.
L’intelligenza artificiale diversamente è una locuzione che fa riferimento a sistemi o macchine che imitano l’intelligenza umana. Pensiamo a quegli umanoidi così ben descritti dallo scienziato Isaac Asimov nel suo “I, Robot”
I termini apprendimento automatico e intelligenza artificiale vengono spesso utilizzati come sinonimi, ma ciò non è propriamente corretto. Per essere ancora più precisi, dobbiamo far riferimento a tre diversi tipi di terminologia:
Intelligenza Artificiale: quando una macchina imita il comportamento umano
Machine Learning: consiste in tecniche che consentono ai computer di comprendere le cose dai dati e fornire applicazioni AI.
Deep Learning: quando la macchina esegue e risolve problemi piu’ complessi
Limitiamo il discorso all’intelligenza artificiale, che abbiamo visto essere quella scienza volta alla realizzazione di macchine in grado di risolvere problemi che fino ad oggi erano di esclusivo dominio dell’intelligenza umana. In una bellissima trasmissione di Rai 1, “Codice” condotta dalla bravissima giornalista Barbara Carfagna, si faceva una riflessione che sembra piuttosto semplice, ma che tuttavia non è di così immediata intuizione. Nel comune sentire, tutti pensiamo ai robot come a quelle macchine che hanno fattezze umane. Ma in realtà non è assolutamente così. Quando usiamo la carta di credito per pagare, quando cerchiamo informazioni su qualche motore di ricerca del web, quando chiediamo all’assistente virtuale del nostro cellulare di chiamarci un numero di telefono memorizzato, quando usiamo uno dei tanti social media per interagire con i nostri amici sparsi nel mondo, ebbene, utilizziamo l’intelligenza artificiale e quindi robot. Qualunque sia il modello di business e l’ambito applicativo, l’intelligenza artificiale può ottimizzare le operazioni, renderle più efficienti, migliorare le decisioni dei professionisti del settore e creare nuovi servizi e modalità di lavoro.
In un articolo apparso su Science, Luciano Floridi, professore di filosofia ed etica dell’informazione a capo del Digital ethics lab dell’Università di Oxford, ha scritto che “Una forza potente che sta rimodellando pratiche quotidiane, interazioni personali e l’ambiente”, avvertendo e quasi ammonendo che più di qualsiasi altra nuova tecnologia, l’AI necessita di tutto un apparato etico, idoneo a tenerla sotto controllo e aiutarci a sfruttarne il potenziale.
Uno dei rischi più grossi è il deskilling, la possibilità cioè, che gli esseri umani si abituino a delegare alcune importanti funzioni ai robot, perdendo così la capacità di svolgere compiti importanti.
E alla preoccupazione del prof. Floridi, si aggiunge anche quella di Alexandros Kalousis, docente di Data Mining e Machine Learning presso l’Università di Scienze Applicate della Svizzera occidentale, il quale constata con preoccupazione: “"L’intelligenza artificiale è ovunque e sta avanzando velocemente; tuttavia, molto spesso gli sviluppatori di strumenti e modelli di IA non sono veramente consapevoli di come questi si comporteranno quando saranno impiegati in complessi contesti del mondo reale".
A tale proposito, basta menzionare gli incidenti come il tracollo di Google- Timnit Gebru, Cambridge Analytica, l’hack di Solarwinds e l’eccesso di sorveglianza, che diventano il risultato di trascurare il lato etico dell’IA nel corso degli anni.
Come osserva anche la ricercatrice Aparna Ashok, che nel 2018 ha sviluppato e perfezionato un documento che potremmo definire un codice dei "Principi etici per la tecnologia umana", al fine di “creare un linguaggio comune per riflettere sulle implicazioni relative all’umanità all’interno del processo di progettazione del prodotto."
Da questo importante rapporto, la ricercatrice è stata particolarmente attenta ad osservare il fenomeno sempre meno etico delle aziende di incamerare ed utilizzare una grande quantità di dati, analisi e potenza di calcolo per costruire sistemi accurati. Spesso non curanti dell’impatto che queste decisioni possano avere nella vita reale sugli esseri umani.
Ma qualcosa si sta muovendo anche in questo campo.
Ad esempio, nel campo della robotica, esistono linee guida come il progetto chiamato “P7000”, elaborato da IEEE (la più grande organizzazione professionale tecnica del mondo dedicata al progresso della tecnologia a beneficio dell’umanità) che “stabilisce una serie di processi mediante i quali le organizzazioni possono includere la considerazione dei valori etici umani durante le fasi di esplorazione e sviluppo del concetto. Questo standard supporta la gestione e l’ingegneria nella comunicazione trasparente con le parti interessate selezionate per l’eliminazione dei valori e la definizione delle priorità. Implica la tracciabilità dei valori etici attraverso un concetto operativo, proposte di valore e disposizioni di valore nella progettazione del sistema. Lo standard descrive i processi che forniscono la tracciabilità dei valori etici nel concetto di operazioni, requisiti etici e progettazione basata sul rischio etico. È applicabile a organizzazioni di tutte le dimensioni e tipi che utilizzano i propri modelli di ciclo di vita”.
Insomma, Filosofia ed Etica devono in qualche modo conciliarsi con lo sviluppo tecnologico, anche se può sembrare un ossimoro un tale accostamento.
Infatti, anche se risulta essere molto difficile se non impossibile tentare di Insegnare la moralità alle macchine in modo da comportarsi tecnologicamente in modo etico, in quanto non trasformabile la moralità in un algoritmo che possa essere compreso da un computer, diventa indispensabile che i ricercatori e gli esperti di AI trasformino i valori etici in parametri quantificabili. In altre parole, devono fornire alle macchine le capacità necessarie atte a far loro assumere regole decisionali capaci di interpretare correttamente il dilemma etico che potrebbero incontrare. Ma in tal senso sorge un ulteriore problema: la necessità che gli esseri umani siano d’accordo tra loro sulla linea di condotta più etica in una determinata situazione.
Che fare allora?
Gli ingegneri devono iniziare col raccogliere dati sufficienti sugli aspetti etici, in modo che i robot vengano indotti, attraverso complicati algoritmi di intelligenza artificiale, a comportarsi in modo adeguato. Naturalmente occorre partire da dati il più imparziali possibile che prendano forza dalle definizioni comuni dei valori etici per arrivare ad una loro buona standardizzazione, tale che permetta ad un sistema di intelligenza artificiale di superare quella difficoltà ad interpretare modelli di dati imparziali.
Ne è un esempio il progetto definito della macchina morale elaborato dal MIT, una piattaforma che presenta i dilemmi morali di un’auto senza conducente che deve affrontare per scegliere il minore dei mali, come ad es. se uccidere due passeggeri o cinque passeggeri. L’osservatore deve esprimere la propria idea su quale rischio sembri il male minore.
Diversamente a quanto accadeva in tempi passati, nei quali un ingegnere si sarebbe preoccupato di sviluppare un algoritmo in maniera funzionale, senza farsi tanti problemi di carattere etico, oggi gli scienziati, tecnologi e progettisti si trovano ormai davanti alla sfida urgente di affrontare l’innovazione in maniera consapevole. Si sentono responsabili non solo del buon funzionamento delle tecnologie, ma anche delle loro conseguenze, come asserisce Paolo Volontè sociologo e coordinatore di Meta, l’unità di studi umanistici e sociali su scienza e tecnologia del Politecnico di Milano, dove proprio lo scorso febbraio è partito il primo insegnamento universitario di Ethics for technology.
Diventa sempre più reale e concreto il pericolo che le nuove capacità tecniche volte all’espansione dell’io portino a conseguenze sempre più complesse ed imprevedibili, fino all’estremo della possibile futura “Singolarità tecnologica”, conducendo alla completa inaffidabilità di nuovi modelli etici. Ciò potrebbe causare la rottura con la tradizionale idea di coscienza e con il suo supporto biologico.
Si incontreranno, quindi, sempre più difficoltà a conciliare tali nuovi aspetti con gli antichi valori, dominati da una possibile interfaccia biologico-informatico.
La società descritta da Baumann torna alla ribalta. Anzi una società tecnoliquida, neologismo che specifica perfettamente l’uomo digitale 2.0 che caratterizza quella società che lo stesso sociologo definisce liquida.
Secondo Baumann, l’uomo moderno vive una vita sociale instabile. Ciò perché è sbattuto dagli eventi e da cambiamenti imprevedibili, che lo rendono incerto nella routine della sua antica esistenza. Vengono a mancare certezze e punti di riferimento. Secondo il sociologo polacco, questa confusione soprattutto a livello intellettivo dipende dalla diffusione e dal potere assunto dalla tecnologia nel mondo moderno. La tecnologia ha portato ad una globalizzazione con tutti i problemi ad essa connessi: incontro di usi, costumi, culture molto diverse alle quali gli esseri umani non vogliono rinunciare, nonostante siano in parte consci che aver reso il mondo più piccolo comporta rinunce più grandi.
La tecnologia ha accelerato la mobilità e l’interazione, ma parallelamente ha deregolamentato e flessibilizzato il mercato, aumentato povertà, la disuguaglianza e creato inevitabile disoccupazione. A confondere ancor più l’uomo moderno, è stato il fenomeno della trasformazione dei legami sociali in virtuali, destrutturando sempre più la stessa vita sociale e portando la tradizione a sconfinamenti sempre più reali.
La società moderna percepita non è più regolata né da confini né da barriere, ma diventa instabile e friabile nella sua continua mutevolezza e virtualità da cui genera incertezza e provvisorietà. Occorre assolutamente che nell’immediato futuro si venga a creare una stretta connessione fra etica, diritto, e tecnologia. E a tale proposito bisogna che tale sinergia coniughi tre funzioni:
1. Divenire consapevoli di quanto la tecnologia digitale e l’IA vada ad impattare sulle professionalità pubbliche e private, specie quelle che potranno influire particolarmente sui diritti dei cittadini e delle imprese;
2. Concepire l’elaborazione di una normativa primaria che vada a regolare tutti gli aspetti della tutela dati personali e più in generale dell’economia digitale;
3. Attento controllo sulla funzione di rule making, che dovrà fondarsi sulla conoscenza della realtà che evolve, non su di una sua rappresentazione meramente virtuale.
Queste tre funzioni dovranno sottostare a due funzioni di importanza vitale: una formazione adeguata e la previsione di sanzioni idonee ad evitare tutti quei facili abusi che il mondo tecnologico può introdurre in maniera innovativa nel mondo sociale.
Tutto ciò sarà indispensabile per responsabilizzare tutti quegli operatori che – sia nel pubblico sia nel privato – sono chiamati a prendere decisioni con l’ausilio di tecnologia digitale e di IA. Non si dovrà in alcun modo permettere che le istituzioni in questione possano divenire facile espressione di una tecnocrazia prevaricante.
La tecnologia incide sempre più nella vita quotidiana di ogni individuo. Nel fantastico mondo di internet, la IA e il Machine Learning possono facilmente trasformarsi in uno strumento per diffondere notizie false o per violare, profilando gli utenti, i diritti essenziali degli individui.
Ma anche il mondo del lavoro potrà subire mutazioni non indifferenti per colpa della o grazie alla tecnologia. Saranno cambiati i ritmi di lavoro, incidendo in maniera cospicua sull’occupazione.
Potrà, però, diventare anche un mezzo per fornire all’uomo ausili da parte di macchine “intelligenti” in grado di intervenire in maniera positiva nel mondo della scienza, della medicina, della produzione, dei trasporti, persino della vita quotidiana.
Attenzione però ai rischi connessi al “controllo sociale” e al diritto alla privacy.
Necessiterà, quindi, una regolamentazione nel rispetto dei principi costituzionali e delle norme civili e penali che dovranno essere formulate in maniera adeguata al veloce mutamento sociale. In tal senso, tutti gli operatori del diritto dovranno sentire il peso di questa grande responsabilità, avendo sempre presente che, al di là del fascino che la tecnologia può esercitare sugli esperti, il cittadino viene e verrà in ogni caso prima di tutto.
E’ una delle tante storie di medici di scienza e coscienza, di cui abbiamo letto e sentito parlare in questi ultimi mesi. Il protagonista della vicenda che andremo a raccontare e’ il dott. Ennio Caggiano, medico di base della provincia di Venezia. Della sua lunga esperienza professionale ha molto da rivelare, non solo per le mille storie di vita quotidiana vissute seguendo i suoi pazienti, ma anche per i numerosi attacchi subiti da alcuni colleghi, non proprio in linea con il suo operato, sempre teso a proteggere i propri assistiti. Tralasciando, però, il passato, arriviamo al 2020 anno nefasto e infausto per i motivi che ben conosciamo. Caggiano, uomo dallo spiccato senso dell’umorismo e dell’ironia, nelle pagine dei social, così come nel suo ambulatorio, non ha mai nascosto la voglia di prendere in giro alcune scelte del sistema sanitario, pubblicando e appendendo vignette e frasi ironiche come forma di denuncia. Così, sopratutto in quest’ ultimo anno, sono state varie le visite di ispezione dei cosidetti “verificatori “, alias ambasciatori del potere costituito pronti ad attaccare il malcapitato medico, reo, questa l’accusa, di aver utilizzato metodi poco professionali all’interno di una struttura pubblica ( ambulatorio ), per esprimere il proprio dissenso.
Così, è arrivato il 5° richiamo della sua carriera. Dagli altri ne è uscito sempre abbastanza bene, non perché i “controllori” ritenessero che avesse ragione, ma più che altro perché, considerandolo una persona scomoda, punirlo, avrebbe peggiorato la situazione sollevando un polverone che a loro, in quel momento, non avrebbe portato beneficio. Poche settimane fa, invece, l’ultimo procedimento a suo carico, ha visto applicare, per tre mesi, la riduzione dello stipendio del 10%, come avviso di ciò che potrebbe accadere nell’immediato futuro: sospensione dello stipendio e risoluzione del contratto.
Perche’ proprio adesso una punizione cosi estrema?
Perché probabilmente gli ispettori amano “ vincere facile”, come recita un famoso spot pubblicitario, e solo adesso hanno trovato terreno fertile per attaccare duramente, sostenuti da una politica che trova nutrimento nel terrore, che il governo sta seminando a piene mani. I pazienti del dott. Caggiano, per questo, oltre ad avere espresso tutta la loro solidarietà, si sono detti preoccupati, perché se il loro medico non potrà più esercitare, se ne vedranno assegnare uno, che qualcun altro avrà scelto per loro.
Il dott. Caggiano, al momento in cui il lettore scorrera’ questo articolo, si troverà davanti al Collegio Arbitrale dove illustri giustizieri, decideranno la sua possibile radiazione dall’Albo dell’Ordine dei Medici per eccesso di libera espressione, comunicazione e per aver abusato del diritto di parola e satira. Nel frattempo, poi, si è permesso di affrontare, con i suoi pazienti, l’argomento “vaccini“, tema divenuto ormai dogma, su cui non si puo’ e non si deve assolutamente discutere. Ma occorre puntualizzare che, le idee del dott. Caggiano sono sempre state critiche, spesso ironiche, a volte polemiche, discutibili, ma mai in assoluto contrarie. Un esempio per tutti: in una vignetta ha scritto. ..il vaccino rende liberi…attirandosi l’accusa di farsi gioco dell’olocausto ( in riferimento alla frase che campeggiava sul cancello d’ingresso di Auschwitz…il lavoro rende liberi…). Ma il senso di ciò che ha scritto, indubbiamente e cinicamente crudo, era quello di prendere in giro quella forma di comunicazione, inizialmente velata, per cui farsi il vaccino ti rende libero, permettendoti di circolare senza impedimenti (vedi pass). Caggiano, infatti, ha spiegato che i vaccini non si dovrebbero fare per amore di qualcuno (il prossimo), ma per consapevolezza, nella piena libertà di scelta. E queste parole lo hanno isolato dai colleghi, lasciandolo solo, in compagnia dei propri pazienti e di qualche giornale e TV che ancora gli danno spazio (non il mainstream).Il Collegio Arbitrale ( il plotone d’esecuzione dell’età contemporanea, come lo definisco io), non fa paura al dott. Caggiano, che ritiene di doversi difendere dal niente, cosciente che esprimere il proprio pensiero non sia un reato (Art. 21 della Costituzione Italiana, testo che i nostri politicanti hanno deciso di riporre in qualche scaffale di un fornito rigattiere).
Caggiano spiega come il caos della classe medica, derivi da una strategica decisione presa molti anni fa dallo Stato italiano con il blocco dei contratti, con la nascita del PATTO AZIENDALE, che ha posto il medico di base o di famiglia in una condizione di ambiguità, non essendo piu’ un libero professionista né un dipendente. Lavora su un accordo manageriale nel quale sono elencati i suoi compiti che, se rispettati, non gli arrecheranno alcun fastidio. Nel testo sono previsti una serie di accordi, grazie ai quali, il medico, può guadagnare di più. Es: (prescrivendo una visita specialistica ad un paziente, deve indicare la motivazione, per la quale ricevera’ un compenso extra, dal momento che lo dirigerà verso uno specialista). Ma secondo Caggiano, la motivazione, dovrebbe far parte della coscienza deontologica, per la quale, come accadeva molti anni fa, non si percepiva ( in quel caso) una lira in più. La sua scelta libera e personale non è stata presa bene dai suoi colleghi, che lo hanno criticato e attaccato per non volersi allineare al “ Sistema “. Cosi, anziché pensare alle proprie decisioni in merito, i medici del Sistema lo hanno messo in difficoltà, segnalandolo alla dirigenza sanitaria territoriale.
Con l’introduzione del patto aziendale sono entrati in gioco anche nuovi percorsi come: la medicina in rete, che dà la possibilita’ di controllare dal web la scheda anamnestica del paziente, laddove il proprio medico di famiglia non sia presente e occorra usufruire della professionalità di un sostituto. Le medicine integrate e di gruppo, con ambulatori collocati, di frequente, a fianco o nello stesso palazzo in cui trovano sede le farmacie, dove lavorano più medici, e nascono maggiori collaborazioni. Fungendo da poliambulatorio, la struttura, spesso, si avvale di una segretaria che, svolgendo il ruolo di filtro, ha notevolmente allentato il rapporto diretto e fiduciario tra paziente e medico, privando sempre di più la famiglia di una risposta veloce, in caso di emergenza.
E’ certo che la storia del dott. Ennio Caggiano non è isolata, e come lui, altri validissimi medici, si trovano nelle sue stesse condizioni e stanno vivendo momenti di estrema difficoltà, perche’ si pongono domande su cosa sia giusto e sbagliato, non accettando che, ad esempio, un siero sperimentale, definito in maniera volutamente erronea, “ vaccino”, sia inoculato facendo firmare fogli di consenso a chi si sottopone alla sperimentazione, senza che ne sia fino in fondo consapevole. Così le persone, per paura o per ritorsioni sul posto di lavoro, abbandonano la difesa dei propri diritti e si lasciano convincere della bontà ed efficacia della “ fiala magica” , subendo i conseguenti effetti collaterali, a volte leggeri, a volte gravi. Sono tante, purtroppo, le persone che, dopo l’inoculazione stanno male, in qualche caso ricoverate sotto flebo, senza trovare il coraggio di raccontare l’accaduto, per timore o anche perché ignare dell’esistenza di associazioni che, da anni, affrontano la difesa di persone che portano su se stesse, i segni degli eventi avversi anche della malasanita’.
Come il dott. Caggiano stesso ha affermato “Se avessi aderito al Patto Aziendale, tradendo il Giuramento di Ippocrate, i miei pazienti, e lavorando in un poliambulatorio, oggi il mio compenso mensile sarebbe di€.3000,00in più.Capite perche’ tutti i medici stanno zitti?”
Tra le associazioni che sono da tempo in prima linea per la difesa dei diritti umani in tema sanitario, voglio ricordare, in particolare, la CORVELVA ( che da oltre 25 anni opera per la liberta’ di scelta delle vaccinazioni) con sede a Vicenza, e la COMILVA (associazione dalle stesse finalità, con sede in varie regioni italiane). Chi avesse bisogno di consigli può rivolgersi direttamente a loro.
La situazione, come dichiara il dott. Caggiano, è peggiorata lo scorso anno con il Covid, a causa del quale, sono stati sospesi gli screening per le diagnosi precoci di malattie che, se affrontate con tempestività, avrebbero potuto arrecare minori costi per i pazienti, in termini di denaro e spesso di vite perdute. Con il Covid e’ stata fermata la prevenzione, non si e’ mai parlato di adeguata alimentazione, di rafforzamento delle difese immunitarie, di adottare uno stile di vita sano, che comporti una dieta ricca di frutta e verdura, senza fumo ed eccessi di sostanze alcoliche. E ancor peggio, e’ stato precluso l’esercizio fisico. Tutto ciò che poteva rappresentare beneficio per il corpo e la mente ( e qui e’ la giornalista che scrive) e’ stato eliminato, a partire dalla chiusura ( siamo arrivati al traguardo dei 7 mesi ) delle palestre e ancor peggio delle piscine, che con il quantitativo di cloro presente, a detta degli esperti, non avrebbe creato problematiche di alcun genere. Ma il “Piano” doveva inglobare ogni malefatta pur di creare tensione e disagio. Si contano e si conteranno ancor di più nel prossimo futuro coloro che, nella difficoltà cognitiva sempre più incalzante, per antidepressivi, ansiolitici e porcherie simili assunte, per tamponare attacchi di ansia, depressioni e sbalzi umorali, cammineranno, si sposteranno e viaggeranno come automi.
Per concludere, non resta che aspettare l’esito del colloquio che il dott. Caggiano ha affrontato davanti al Collegio Arbitrale della sua ASL, pronti a seguire gli sviluppi di questa antidemocratica vicenda, assurda, paradossale e priva di logica.