Il deputato Colletti ha presentato la denuncia al tribunale di Roma. “Cosa sarebbe successo se avesse detto le stesse parole a un esponente di entia rom?”
La pandemia finisce a carte bollate. Con tanto di querela per il reato di minaccia. Il motivo? Pierpaolo Sileri avrebbe proprio minacciato i novax, incitando all’odio. È questa la tesi che ha spinto Andrea Colletti, deputato dell’Alternativa (fondata da vari fuoriusciti dal Movimento 5 Stelle), a presentare una denuncia al sottosegretario alla Salute. Una presa di posizione forte da parte del parlamentare no-pass. “Immaginiamo cosa sarebbe successo se un sottosegretario dell’Interno in tv avesse usato certe espressioni di fronte a un esponente di etnia rom”, dice Colletti a Il Giornale. “Avremmo avuto intellettuali e fior di giornalisti indignati, che avrebbero chiesto la testa del rappresentante del governo. Perché in questo caso dovrebbe essere diverso?”, aggiunge.
Le parole di Sileri sotto accusa
L’atto è stato depositato al Tribunale di Roma nelle ultime ore e Il Giornale ha potuto visionarlo. Sotto accusa sono le frasi pronunciate da Sileri, durante la trasmissione di Martedì. Nella puntata dello scorso 25 gennaio, il numero due di Roberto Speranza e ormai volto mediatico del governo in materia di Covid-19, si è espresso con durezza nei confronti dei non vaccinati. Non è stata la prima volta. Ma nello studio di Giovanni Floris, in quell’occasione, è andato giù duro per polemizzare con chi rifiuta l’idea di fare il vaccino. “Noi per tutelare gli italiani, vi renderemo la vita difficile, come stiamo facendo. Perché il non vaccinato e chi non rispetta le regole è pericoloso”.
Parole che provocarono già una reazione sui social da parte dei novax. Ed era del resto prevedibile. Meno immaginabile che la questione avesse uno strascico in Tribunale. Certo, toccherà al pm decidere se procedere o meno con le indagini e l’eventuale inizio del processo. Ma l’atto di sicuro c’è. “L’intento di tale affermazione, riferita da un esponente del governo, in considerazione delle concrete circostanze di tempo e di luogo, era chiaramente volto ad ingenerare timore in chi risulti esserne il destinatario”, si legge nella querela. E ancora: “I soggetti destinatari, con la frase pronunciata dal Dott. Sileri, hanno subìto un effetto intimidatorio volto a coartare la loro libertà morale e psichica di scelta”.
L’ipotesi di istigazione all’odio
Infine, il dito viene puntato contro la possibilità di scelta dei cittadini. “L’affermazione, riferita con la coscienza e la volontà di minacciare un danno ingiusto, paventa ai soggetti non vaccinati un pericolo oggettivamente contra ius, al fine di coartare la libera scelta di sottoporsi all’inoculazione del vaccino Covid19 nonché compromettendo la capacità di autodeterminarsi”. Un’azione che non vuole essere simbolica. Anzi. “È un atto politico”, rivendica Colletti. “Raramente un esponente del governo – insiste il deputato – minaccia una classe, in questo caso da intendere come classe sanitaria, di cittadini di non farli più vivere serenamente. La querela dimostra che c’è qualcuno che si oppone. Bisogna evidenza che in questo caso può configurarsi anche incitazione all’odio nei confronti dei no vax. È questo che accade quando qualcuno viene considerato un pericolo pubblico, odio sanitario”. Così, conclude il parlamentare di Alternativa, “visto che il Parlamento non conta più nulla, si tenta la strada giudiziaria”.
«Non vaccino mia figlia, perché il vaccino non è una religione, ma una medicina», così ha dichiarato Giorgia Meloni in un’intervista rilasciata a Massimo Giannini per La Stampa. Dichiarazioni che non sorprendono quelle della leader di Fratelli d’Italia, già nota per il suo scetticismo sulla campagna vaccinale del governo Draghi. Secondo Meloni infatti: «Le possibilità che un ragazzo muoia di Covid sono le stesse che uno muoia colpito da un fulmine», aggiungendo inoltre che questo «è un vaccino in sperimentazione, che finisce nel 2023», scrive Il Giornale d’Italia.
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«Non vaccinerò mia figlia Ginevra, lo rivendico. Spaventa molto come affrontiamo questo dibattito sui vaccini in Italia. […] Mi preoccupa che chiunque abbia dei dubbi venga trattato come se fosse un criminale o un terrorista», aveva in precedenza affermato la politica intervenendo a Non è l’arena. Sulla vaccinazione, specie quella dei minori, Meloni afferma di valutare “il rapporto rischi-beneficio” piuttosto che affidarsi ciecamente alle dichiarazioni dell’esecutivo, il quale secondo l’ex ministra non starebbe ottenendo “dei grandissimi risultati” con la sua azione di contrasto alla pandemia.
«Tutto il mondo – afferma Meloni – sta uscendo dalla pandemia. L’Italia ò il Paese con i provvedimenti più aggressivi e, al contempo, è tra le nazioni con il più alto tasso di contagio e con la maggiore letalità».
In risposta alle dichiarazioni di Meloni sui vaccini non ci ha messo molto ad arrivare la replica di Pierpaolo Sileri, da sempre favorevole alla vaccinazione in età infantile. Ospite della trasmissione L’Aria che tira, il sottosegretario ha così commentato le parole della politica: «Non c’è l’obbligo vaccinale per quella fascia d’età quindi c’è libertà di scelta, però l’evidenza scientifica è tanta. Vi è una bontà innegabile nei vaccini in età pediatrica» scrive Il Giornale d’Italia.
Se proprio vi piacciono le sigle anglofone, chiamateli “non-vax”. Sono i non-vaccinati con i vaccini a trasferimento genico per la COVID-19; nulla a che vedere con quelli che per motivi personali (e non discutibili) sono contro ogni vaccino a priori. I non-vax sono persone informate e ben consapevoli dei rischi cui vanno incontro in caso di infezione, ed anche in caso di vaccinazione con gli attuali vaccini a mRNA e a DNA. Hanno fatto un bilancio rischio-beneficio, e hanno optato per la non vaccinazione. I motivi possono essere tanti e diversi: una patologia che potrebbe aggravarsi con il vaccino, l’essere già immuni per aver contratto e superato la malattia, l’avere paura di effetti avversi immediati o futuri. E sappiamo che non ci sono solo quelli fatali più o meno immediati, ci sono molti altri effetti avversi permanenti (documentati da pubblicazioni scientifiche).
Vessare queste persone, impedendo loro di vivere il quotidiano, escluderle dalla società, e finanche augurare loro la morte (in forme più o meno raccapriccianti), dovrebbe bastare a soddisfare le voglie di sopraffazione e di vendetta (di cosa, poi?) dei politici, dei virostar, dei tanti giornalisti allineati alle politiche governative, e anche di quella fetta di popolazione che è stata trascinata più o meno convintamente in questa caccia all’untore. E del resto, è ormai dimostrato dalla letteratura scientifica e dai dati epidemiologici che il vax e il non-vax possono parimenti contrarre e diffondere il virus.
E allora perché insistere nel voler vaccinare tutti, ma proprio tutti, dagli 0 anni (vedi proposta di Locatelli) e fino all’ultimo sul letto di morte? Si dirà, perché lo stato è buono e vuole proteggere tutti dal virus. Ma i non-vaccinati sono tali perché non possono o non c’è razionale scientifico (perché già immuni, ad esempio) per essere obbligati a vaccinarsi. E poiché non sono loro a diffondere le varianti pericolose, contrariamente a quanto a-scientificamente fu detto dalle virostar e dai politici, perché non ce li teniamo? In fondo, rischiano sulla propria pelle. Ma in cambio sono utilissimi alla Scienza. Perché questi non-vax sono il “braccio di controllo” che in qualsiasi sperimentazione scientifica degna di questo nome deve esserci come gruppo di confronto per poter determinare in modo inequivocabile l’efficacia, l’efficienza e, soprattutto, la sicurezza di un nuovo trattamento medico.
Infatti, per valutare il rapporto beneficio/rischio nel breve, medio e lungo periodo di questi “vaccini” di nuova generazione, sarebbe indispensabile fare il confronto tra il gruppo sottoposto a vaccinazione e un gruppo di controllo (non inoculato con il vaccino sperimentale, bensì con un ‘placebo’ o molecola inerte) per tutto il periodo della fase sperimentale. Ma le cose non sono andate come previsto dai protocolli di studio. Nel caso specifico del vaccino a mRNA Comirnaty di Pfeizer/Biontech, sin dal 23 dicembre 2020 il protocollo di studio veniva modificato con il beneplacito di FDA e “ai partecipanti maggiori di 16 anni che originariamente hanno ricevuto il placebo, veniva offerta l’opportunità di ricevere BNT162b2 (ndr Comirnaty) a punti definiti come parte dello studio”. Di fatto, lo studio di fase 3 di Pfizer/Biontech (ma vale anche per quello di Moderna) è ormai completamente invalidato ed ha perso qualsivoglia elemento di “scientificità” in quanto non vengono più seguiti in parallelo, come si sarebbe dovuto fare, due coorti di pazienti l’uno vaccinato e l’altro no. In altre parole, l’attuale somministrazione sperimentale dei vaccini è falsata per il fatto che il “braccio di controllo”, ovvero la parte della popolazione destinata a non ricevere il vaccino (gruppo placebo) è stata (volutamente) perduta già dopo pochi mesi dall’inizio della sperimentazione, in quanto è stato loro offerto di vaccinarsi, ufficialmente per motivi etici.
Come detto sopra, la presenza del gruppo di controllo è parte essenziale negli studi per dimostrare l’efficacia e la sicurezza di un nuovo farmaco, e ciò vale a maggior ragione per vaccini a trasferimento genico sui quali non abbiamo sufficiente esperienza. La forzatura alla vaccinazione di massa con questi vaccini ancora sperimentali tenderà alla soppressione del gruppo di controllo, e ciò non consentirà di poter poi fare valutazioni scientificamente accurate sulla reale efficacia, efficienza e, soprattutto, sulla sicurezza di questi vaccini. E allora, per il bene della Scienza e soprattutto per il bene delle persone e dar loro la possibilità di scegliere a ragion veduta, teniamoci cari questi non-vax: sono il gruppo di controllo che ci permetterà di fare le valutazioni scientifiche controllate del rapporto beneficio/rischio della vaccinazione.
Nuova sentenza del Il Tar del Lazio. questa volta ha accolto il ricorso presentato da un dipendente pubblico sospeso dal lavoro e dallo stipendio per non essersi vaccinato. Il tribunale ha motivato così la sentenza: “La privazione della retribuzione provoca danni gravi e irreparabili”.
Il dipendente no vax sospeso dal lavoro e dalla retribuzione dovrà essere retribuito. Il ricorso che aveva presentato per chiedere l’annullamento del provvedimento notificato lo scorso 4 gennaio e che lo sospendeva dal servizio e dalla retribuzione fino a che non avesse completato il ciclo vaccinale è stato accolto dal tribunale amministrativo.
Tar: “Sospendere la retribuzione comporta un danno grave e irreparabile”
Nell’accogliere l’istanza cautelare il Tar ha motivato: “Sospendere la retribuzione, unica forma di sostentamento di vita, presenta infatti profili di dannosità grave e irreparabile“.
L’uomo aveva anche chiesto l’annullamento dell’obbligo di certificazione verde per una determinata categoria di lavoratori. In merito alle questioni di legittimità costituzionale sollevate, è stata fissata l’udienza per la trattazione collegiale il prossimo 25 febbraio.
07 Febbraio 2022 – Redazione – Fonte:(Silvana De Mari)
Nasce un nuovo soggetto, Il dottor Luca Speciani è uno dei fondatori sella SIM. Gli ho chiesto di rispondere a qualche domanda
Perché avete fondato questa associazione?
Non passa giorno, ormai, senza che questo governo, o il suo ministero della salute, non inventino qualche nuova restrizione ai nostri diritti costituzionali e alla nostra libertà di espressione, di lavoro, di socialità. Nei confronti di noi medici e sanitari, in particolare, il governo (attraverso la complicità dei suoi “bracci armati” del CTS, del ministero, dell’ordine e delle ASL) ha usato mano particolarmente dura. È stato infatti fissato l’obbligo vaccinale per tutti i sanitari, prima che per chiunque altro, ignorando bellamente il diritto-dovere del medico di valutare per ogni trattamento sanitario il rapporto rischi-benefici, e il diritto del cittadino (sancito dalla Convenzione di Oviedo e dal pronunciamento 953/21 dell’Unione europea) di scegliere liberamente a quali trattamenti sottoporsi, senza per questo poter essere in alcun modo discriminato.
Incuranti degli appelli provenienti da più fonti (ultima Amnesty International) e da eserciti di legali che denunciano la totale incostituzionalità del provvedimento, tutti questi organi – come macchine schiacciasassi ubbidienti ad un solo comandante – hanno portato avanti con ottusa determinazione l’obbligatorietà legale della vaccinazione, imponendo sanzioni gravissime verso tutti i medici che, anche con valide motivazioni (come ad esempio il fatto di essere guariti e di disporre di alto titolo anticorpale) ritenevano di non doversi sottoporre ad un trattamento che in quelle condizioni poteva essere non solo inutile ma anche dannoso. Chi non ha rispettato le dure intimazioni degli ordini o delle ASL si è visto tempestivamente sospendere (o radiare nei casi più gravi), nonostante a più riprese sia stato dimostrato che la vaccinazione, anche con tripla dose, non impediva in alcun modo il contagio e la trasmissione della malattia.
Lei che parte ha?
Fin dal 2011 sono presidente di Ampas, l’associazione dei medici di segnale, che conta ad oggi più di 1200 medici iscritti che non concordano con la narrazione pandemica in corso e ritengono che il medico non debba essere schiavo di conflitti di interesse o al servizio retribuito dell’industria del farmaco. La situazione però è a tal punto degenerata (impedendo di fatto a medici e sanitari di esercitare in Scienza e coscienza la loro nobile professione, se non in accordo con i desideri dei produttori) da richiedere un passo di coraggio in più. È così che alla fine dello scorso anno un gruppo di medici e di sanitari delusi dalle istituzioni e impossibilitati a svolgere il proprio lavoro in libertà e autonomia hanno deciso, spinti anche dalla pressante richiesta di molti pazienti, di costituire una rete di associazioni sanitarie che avesse come obiettivo la liberazione degli operatori dal giogo del conflitto di interesse, e consentisse loro – come da giuramento di Ippocrate – una piena libertà di scelta terapeutica, nel rispetto di una altrettanto piena libertà di scelta di cura da parte del paziente.
Il 21/1/22 finalmente, dopo lungo e travagliato parto, ben dieci associazioni sanitarie (comprendenti medici e odontoiatri, psicologi, farmacisti, biologi, infermieri, fisioterapisti, veterinari ecc.) e un sindacato hanno costituito la SIM, Società Italiana di Medicina, Unione di associazioni sanitarie, i cui aderenti, il cui manifesto e la cui mission sono visibili sul sito www.societaitalianamedicina.it dal quale è già oggi possibile a qualunque associazione sanitaria regolarmente costituita (o che abbia una sezione sanitaria) richiedere direttamente l’iscrizione, in attesa dell’approvazione del consiglio direttivo.
Già all’atto della costituzione la rete SIM conta qualcosa come 3000 medici e altrettante figure sanitarie a vario titolo. Ma l’obiettivo nel giro di poche settimane è quello di raggiungere i 10.000 medici iscritti e possibilmente altrettante figure esercenti le altre professioni sanitarie. Ricordando che 10.000 medici significa suppergiù dieci milioni di pazienti, in grado di far sentire con forza la propria voce.
Quali vantaggi ha un medico che si iscriva?
Uno degli scopi più importanti della SIM è quello di consentire ad ogni operatore – sia esso sospeso o radiato per motivi d’opinione (una vergogna che contraddice l’essenza stessa dell’essere medico) – di riprendere a lavorare senza dover sottostare a obblighi di obbedienza a regole fissate dalla politica o peggio ancora da interessi commerciali. Ogni medico deve garantire al proprio paziente la migliore cura possibile su basi scientifiche, certo, ma anche sulla base della specifica situazione individuale del singolo e del rapporto rischi-benefici nella sua particolare situazione. Come può un medico oggi essere costretto a suggerire la vaccinazione a un bimbo di 6 anni, quando metà dei paesi europei la sta vietando e quando tutti i dati epidemiologici indurrebbero alla prudenza? E come si può non esentare pazienti dal vaccino (se non per gravi reazioni pregresse o allergie documentate a componenti del vaccino stesso) quando vediamo ogni giorno situazioni cardiovascolari o oncologiche gravi che richiederebbero grande cautela? Oggi un medico o un sanitario che esprima dei più che leciti dubbi sulla disinvolta gestione della campagna vaccinale o sull’efficacia di qualche assurdo provvedimento legislativo viene immediatamente sospeso o radiato, con il risultato (forse cercato da qualcuno) di creare una casta di medici e sanitari proni ai desideri del potere politico, e in un certo senso acritici esecutori dello stesso.
Vi definiscono no vax?
A noi che abbiamo creato SIM questa etichetta non andava più bene, con i nostri pazienti che ci chiedevano, da sospesi “Ma dottore… adesso che vi hanno sospesi, dove lo troviamo un medico che ci possa assistere in Scienza e coscienza, invece che secondo i comandi delle aziende farmaceutiche?”. Forse l’ordine non si rende conto del danno di immagine che ha creato con il suo comportamento ricattatorio e sanzionatorio verso medici che hanno solo cercato di difendere e tutelare i diritti dei propri pazienti. Che erano disperatamente alla ricerca di un medico che non si limitasse ad applicare il protocollo criminale della “Tachipirina e vigile attesa” che tanto ha contribuito al dramma pandemico e all’incremento dei decessi.
Chi aderisce alla SIM ha smesso da tempo di riconoscersi in questi comportamenti e ha cercato da tempo una via “interna” per emendarsi dalle nefaste ingerenze di big pharma nell’attività del medico.
Speriamo che una nuova rete associativa, divisa in gruppo legale, gruppo scientifico, e gruppo comunicazione, possa rappresentare un buon punto di partenza per far riflettere le istituzioni sul tipo di medicina che vogliamo offrire a questo paese. Una medicina gestita da medici liberi e indipendenti, che lavorano – anche sbagliando – in scienza e coscienza, oppure una medicina asservita a interessi commerciali, che per definizione non può essere né libera né corretta.
Proviamo a fare sì che SIM sia un primo importante passo in questa direzione, per il bene di tutti.
È ormai in quasi ogni tweet la «Dichiarazione pubblica d’interessi di Franco Locatelli», coordinatore del Cts e presidente del Consiglio superiore di sanità.
Dal documento di evince che nel 2020 avrebbe effettuato consulenze per l’azienda Pfizer.
DA SOTTOLINEARE QUANTO QUESTO PARASSITA SIA COLLUSO E ANCORA CAPACE DI PROMUOVERE LA CAUSA DEI VACCINI, PER I BAMBINI DA ZERO A 5 ANNI. A SEGUIRE LE SUE SCHIFOSISSIME DICHIARAZIONI ⤵️⤵️⤵️⤵️⤵️
“Direi che potrebbe essere ragionevole ipotizzare l’orizzonte dell’inizio della primavera per avere questi vaccini a disposizione, dopo che le agenzie regolatorie avranno dato il via libera. Ovviamente le agenzie regolatorie sono chiamate a formulare il loro parere autorizzativo in funzione dei dati che verranno a cumularsi rispetto al profilo della sicurezza, ma qui personalmente non ho la minima perplessità”, ha detto Locatelli.
RAZZA DI INVERTEBRATO, E DOVE SAREBBERO I DATI SULLA SICUREZZA DEL SIERO MAGICO? DIREI CHE SAREBBE RAGIONEVOLE CHE SI ABBATTESSE, DOVE SAPPIAMO IN MOLTI, UN LIBERATORIO METEORITE!
07 Febbraio 2022 – di Irene Giurovich – Il Giornale di Udine
Sta male dopo la terza dose. Nessuno però la degna di una visita. Telefonate e telefonate alla guardia medica di Udine, senza risposta. Dal Pronto soccorso dell’ospedale di Udine la rimandano alla guardia medica perché – stando alla testimonianza della trentenne udinese – il pronto soccorso non tratta queste situazioni.
Protagonista della disavventura è una dipendente statale che, come categoria obbligata al siero (è collaboratrice scolastica), ha dovuto presentarsi la mattina del 4 febbraio, alle 10, al centro vaccinale a Martignacco. Nel pomeriggio compaiono alcuni fastidi. Il peggio arriva la mattina seguente: stordimenti, vertigini, disequilibrio, forte malessere, febbre. Sabato 5 febbraio è un giorno lavorativo per S. (tuteliamo la privacy come ci è stato chiesto dalla interessata, ndr), quindi iniziano i numerosi tentativi per contattare la Guardia medica dopo che il suo medico di base le aveva consigliato di farsi visitare, poiché si trattava di effetti collaterali del siero. «Non potevo di certo predisporre un certificato di malattia: avrei commesso un falso in atto pubblico, dal momento che la mia assistita non ha una malattia, bensì presenta gli effetti avversi causati dal booster. In questi casi è fondamentale che ci sia una certificazione precisa e collegata ai sintomi post-vaccinali».
Nessuno si fa carico del suo malessere
La giovane decide allora di chiamare l’ospedale di Udine: l’operatore del centralino le dice che non vengono trattati questi casi; poi, dopo essersi messa in contatto con il Pronto soccorso del nosocomio cittadino, si sente rispondere che non si occupano di questi casi e che ci si deve rivolgere alla guardia medica. «Sono stata inutilmente rimbalzata da una parte all’altra: certo è che se dici di star male perché il giorno prima hai fatto il vaccino, tutti mettono le mani avanti come per paura, alla fine ti senti da solo e abbandonato. Nessuno si fa carico di questi problemi».
Decide allora di andare di persona dalla guardia medica: suona più volte, nessuna risposta. Nel corridoio, che si vede dall’esterno, non ci sono pazienti. Finalmente risponde un medico al citofono. «Gli spiego che sto male – il giorno precedente mi ero dovuta sottoporre al terzo richiamo – e non sono in grado di recarmi al lavoro». Sperava in una visita, almeno. Invece «mi viene dato un certificato su cui è barrata la casella di ‘visita’, sebbene io non sia stato affatto visitata dal medico! Inoltre, la diagnosi riportata è influenza, quando in realtà io non ho l’influenza!».
Le autorità latitano
A questo punto le autorità, tutte dedite a controllare i lasciapassare e i farmacisti impegnati nel servizio tamponi, dovrebbero piuttosto indagare su altri fronti: persone che stanno male dopo i sieri e non sono ritenute degne di una visita; pronto soccorso che non le riceve, guardia medica che non le visita e rilascia certificati di una visita non effettuata e con una diagnosi falsata.
Il medico di base della malcapitata chiede che si faccia chiarezza anche perché i responsabili potrebbero rischiare la formulazione dell’ipotesi di reato di falso in atto pubblico e omissione di soccorso. In cauda venenum: si censurano i medici che curano i propri pazienti affetti da covid con terapie efficaci, certamente non Tachipirina e vigile attesa, mentre chi si macchia di questi comportamenti viene lasciato agire impunemente!
BENVENUTO RISVEGLIO…..E IL GIOCO FINISCE QUI! Per la formazione Under 17 della Polisportiva Carignano, militante nel girone “D” del campionato regionale di categoria, non ci saranno più partite o allenamenti. Il motivo? L’obbligo di green pass rafforzato – ovvero la vaccinazione – per chi svolge attività agonistica. Siano esse partite o allenamenti.
Giovani calciatori rifiutano il vaccino
Un numero importante di calciatori avevano detto “no” alla vaccinazione. E così, il presidente Guido Pochettino ha dovuto compiere un gesto che è un pugno nello stomaco per qualsiasi patron: ritirate la formazione, comunicando la rinuncia alla Figc con una posta elettronica certificata datata 28 gennaio 2022 e inviata al Comitato Regionale Piemonte Valle d’Aosta.
Come precisato dal giudice sportivo, la Polisportiva Carignano risulterà ultima classificata: le squadre che dovevano giocare contro, fruiranno di un 3-0 a tavolino. E a fine anno arriverà la retrocessione nella categoria provinciale. www.torinotoday.it
SARÀ PURE UN PUGNO NELLO STOMACO PER IL SUO PORTAFOGLI, PRESIDENTE, MA PER NOI E’ UNA GRANDE SODDISFAZIONE SAPERE CHE, DEI RAGAZZI, HANNO AVUTO LE PALLE PER OPPORSI A LEI E A TUTTI GLI OPPRESSORI DI QUESTO PAESE. SPERO CHE L’ESEMPIO SIA SEGUITO DA MOLTE ALTRE SQUADRE CALCISTICHE….OLTRE CHE DA TUTTE LE ALTRE FEDERAZIONI SPORTIVE DEL CONI!
Si dice sempre che una delle più grandi risorse del nostro Paese sia il turismo. Peccato che per colpa di una gestione sempre più folle di questo governo, ormai nei giornali internazionali fra le mete consigliate per andare in vacanza l’Italia non appare più. Persino i tag usati dai siti Internet non comprendono mai l’Italia tra le mete da raggiungere. E anche questo, nell’epoca della rete, è un dettaglio assai significativo. Per renderci meglio conto della situazione, è interessante riprendere un articolo pubblicato dal prestigioso Guardian, che racconta questo: “I viaggiatori sono stati avvertiti di controllare i loro piani di vacanza a metà termine per assicurarsi che soddisfino le regole di vaccinazione Covid quando viaggiano verso le destinazioni dell’UE poiché un numero crescente di paesi impone nuove restrizioni”. L’Italia è tra questi, e viene sconsigliata proprio per la troppa burocrazia e le troppe regole.
“Le persone che viaggiano in Italia potrebbero trovare più difficile recarsi in ristoranti, musei e altri luoghi al chiuso se non sono stati potenziati. I leader del turismo hanno esortato i ministri a negoziare con i paesi europei per prevenire scene caotiche negli aeroporti mentre l’industria dei viaggi inizia a riprendersi”. Chris Rowles, presidente di Aito, che rappresenta le compagnie di viaggio specializzate spiega al Guardian: “Ormai è troppo tardi perché i regolamenti cambino. I viaggiatori, in particolare con i minori di 18 anni, dovranno essere attenti e ben consapevoli delle normative dei singoli paesi per garantire che possano viaggiare senza problemi”.
Craig Burton, amministratore delegato di Ski Solutions, ha affermato: “Le regole all’interno dei paesi suonano spaventose, ma è gestibile. Sono stato in Italia la scorsa settimana. Hanno il Super Green pass verde. Scarichi il codice QR dalla tua app del SSN, lo salvi come screensaver, lo mostri agli impianti di risalita e poi vai”. Paul Charles, amministratore delegato della società di consulenza di viaggio PC Agency, ha dichiarato: “Nel complesso, è chiaro che siamo in una fase di terra di nessuno uscendo dalla pandemia. Sta causando molta confusione perché le persone devono fare calcoli su quando hanno avuto il vaccino e, se hanno figli, se hanno avuto abbastanza vaccini.
“Stiamo vedendo emergere un puzzle di restrizioni e i clienti sceglieranno un posto più facile da raggiungere”, afferma Tom Jenkins, amministratore delegato di ETOA, l’associazione di categoria dei tour operator nelle destinazioni europee. “Questo è stato un fenomeno ai margini della consapevolezza della maggior parte dei viaggiatori. Ora si ritroveranno in mezzo a tutto questo. Siamo abituati a vedere viaggiatori extracomunitari in coda per entrare a Parigi o in Italia. Ora i cittadini britannici faranno parte di quella coda”.
Fonte: IlParagone
_________________________[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia MC Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]
Daniele Capezzone è risultato positivo al Covid. Il giornalista della Verità, ex parlamentare, lo ha scoperto oggi, domenica 6 febbraio e lo ha annunciato ai suoi followers sui social. Nel comunicare di aver preso il virus, però, Capezzone non rinnega se stesso, anzi, rilancia molti dei temi e degli argomenti che spesso solleva nei talk show. “Oggi sono risultato positivo dopo uno dei millemila test Covid fatti in tutti questi mesi. Pazienza, mi attende qualche giorno di arresti domiciliari. Non dirò, come si usa tra i pandemicamente corretti, che “GRAZIE al vaccino bla bla bla”. Lo ha riportato il Tempo.
“Dirò invece, piuttosto infastidito, che mi spiace molto risultare contagiato NONOSTANTE tre dosi di vaccino. E, come dico e scrivo da mesi, si conferma la totale inutilità (sanitaria) e la dannosità (economica) dell’armamentario di greenpass, base e super, con cui si è incatenato un paese. Una ragione di più per riaprire al più presto. Chi si deve per forza fermare qualche giorno, come me (non sono del tutto asintomatico), si fermerà. Ma aver bloccato in modo strisciante un paese è e resta assurdo. Ci sentiremo e vedremo in collegamento”, si legge in conclusione nel post.