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18 Maggio 2023 – Redazione

Il preside della Pilo Albertelli ha presentato due progetti, ma il consiglio d’istituto li ha rigettati. Gli eredi del partigiano scrivono una lettera perché i genitori ci ripensino e il 18 maggio ci sarà un’assemblea plenaria sul tema.

“I nostri figli devono imparare la Storia, tradurre dal Greco e avere capacità critica, non come usare Spotify e Instagram”. E’ questa una delle graffianti motivazioni che il consigliio d’istituto del liceo “Pilo Albertelli” ha utilizzato per respingere i due progetti finanziati con i fondi Pnrr presentati dal dirigente scolastico Antonio Volpe. Parliamo di quasi 300.000 euro di soldi europei girati all’istituto di via Manin all’Esquilino per “Next Generation Labs” e “Next Generation Classroom”. Genitori, prof, un alunno hanno detto no.

I due progetti Pnrr per il liceo Albertelli bocciati dal consiglio d’istituto

Per dare il contesto: i due progetti citati sono alcuni delle decine che dovrebbero essere sviluppati all’interno dei licei e degli istituti superiori di Roma e provincia, nell’ambito del ben più ampio “Scuola 4.0”, un piano nazionale adottato dal ministero dell’istruzione il 14 giugno 2022, grazie ai fondi stabiliti dal Pnrr, il piano nazionale di ripresa e resilienza. Oltre 2 miliardi di euro, dei quasi 200 destinati all’Italia, tutti dedicati a trasformare le istituzioni scolastiche in luoghi di apprendimento altamente digitalizzati e innovativi, sia nella didattica sia nella gestione. Le classi tradizionali, come spiega anche il ministero, dovranno diventare “laboratori per le professioni digitali del futuro”. Questo aspetto, però, non sembra raccogliere il gradimento del consiglio d’istituto dell'”Albertelli”, almeno della componente genitori.

Oltre 120mila euro per tre laboratori innovativi

Con “Labs”, il liceo classico dell’Esquilino propone a studentesse e studenti 3 tipologie di laboratori che hanno come scopo, in base alle linee guida del piano finanziato dal Pnrr,  quello di accompagnarli verso alcune delle nuove professioni che stanno caratterizzando e caratterizzeranno sempre di più il mercato del lavoro. Il primo si chiamerebbe “Info Bibliolab” e prevede una webradio, un laboratoriio di  grafica digitale e  videomaking “volto ad acquisire strumenti utili nella produzione di graphic novel”, un percorso di produzione e sperimentazione musicale. Il secondo sarebbe “Spazio Museale Schola”, finalizzato alla realizzazione di strumenti che offrano ai visitatori un’esperienza di navigazione immersiva e interattiva. Infine “Le mie competenza digitali”, che già dal nome fa capire che lo scopo è implementare le competenze degli alunni tramite corsi ICDL e il conseguimento di certificazioni professionali ICT rilasciate da enti ufficiali su standard europei. Per  questo progetto, il “Pilo Albertelli” riceve esattamente 124.044,57 € dall’Unione Europea per tramite del ministero competente.

Dall’UE quasi 150mila euro per nuovi strumenti tecnologici

C’è poi “Classroom”, che nel caso della scuola di via Manin coinvolgerebbe 20 sezioni fino alla fine del 2024. Con precisamente 149.032,61 € la dirigenza scolastica acquisterebbe una strumentazione digitale moderna “per migliorare la didattica, favorendo inclusione e collaborazione tra pari”. Il target è anche quello di studentesse e studenti con particolari esigenze, i cosiddetti bisogni educativi speciali o disturbi dell’apprendimento. “Le nuove strumentazioni (digital board, tablet e stampanti) – si legge nel progetto – saranno completate da software che saranno di ausilio alle singole discipline con grande attenzione all’aspetto professionale ma al contempo accattivante e ludico. La didattica personalizzata permetterà agli alunni deboli di recuperare al meglio le abilità di base e agli alunni eccellenti di raggiungere nuovi traguardi”. Questo, come anche il precedente progetto, viene fortemente contestato da una parte del consiglio d’istituto.

“Progetti non sottoposti al collegio docenti”

Durante una delle ultime assemblee, infatti, la maggioranza si è espressa a sfavore dei due progetti presentati dal preside Volpe il 24 e 25 febbraio scorsi e portati all’attenzione del consiglio pochi giorni dopo: “Non erano stati sottoposti al Collegio dei Docenti – si legge nella nota firmata il 14 maggio da Francesco Paolo Caputo e Serena Iacovelli, rappresentanti dei genitori – e neppure alla competente commissione nominata dallo stesso Collegio dei Docenti. Su richiesta di uno studente, il dirigente scolastico ha spiegato di non aver coinvolto gli studenti in quanto la loro partecipazione non era prevista in questa fase”. Alla fine, con 7 voti contrari (4 docenti, 1 studente e 2 genitori) quasi 300.000 euro di fondi Pnrr sono stati, al momento, respinti. Tre studenti e un rappresentante ATA si sono astenuti, solo 2 i favorevoli: il preside Volpe e un genitore.

Perché genitori e prof non vogliono nuovi tablet: “Si deve studiare”

Per i detrattori del progetto “Labs”, gli obiettivi posti “stridono con quelli di un liceo, che sarebbero quelli di insegnare a tradurre il greco, comprendere la storia e la fisica, avere una capacità critica e un metodo di studio, non usare Spotify e Instagram”. Per quanto riguarda l’acquisto di strumentazione tecnologica moderna per “Classroom”, genitori e prof contrari fanno presente al dirigente scolastico innanzitutto che questa già esiste: “Abbiamo 41 smart tv, 7 proiettori, 49 pc notebook, 41 pc desktop – dicono – pertanto ci sembra irrazionale e antieconomico spendere 150.000 euro per ulteriori attrezzature multimediali che hanno una vita brevissima e che quindi acuiscono, non arginano, la percezione di vivere in un mondo effimero”. Il consiglio d’istituto, inoltre, contesta la reale necessità di aumentare la dotazione tecnologica anche dal punto di vista didattico ed educativo: “Molte parole vengono spese ‘sul benessere emotivo e lo stimolo relazionale, sullo sviluppo dell’empatia’ degli studenti – scrivono – o sul ‘rendere protagonista l’alunno che si avvicina sempre di più alla scelta consapevole del proprio ruolo nella società’, senza che però vi sia alcuna spiegazione o evidenza su come i dispositivi digitali possano concorrere a questi obbiettivi. Neanche una parola invece è riservata alla profondità delle conoscenze che sono necessarie per comprendere – e non solo subire – una società sempre più complessa”.

L’appello degli eredi del professore partigiano

Data l’importanza del tema e l’ingente finanziamento che, con la confermata contrarietà del consiglio d’istituto, l'”Albertelli” potrebbe non utilizzare, gli eredi del partigiano Pilo Albertelli al quale è stata dedicata la scuola nella seconda metà del XX secolo, hanno preso carta e penna e si sono rivolti a genitori, prof e alunni chiedendo di non perdere questa opportunità: “Ci dispiacerebbe enormemente che non si cogliesse questa grande opportunità di rinnovare e ammodernare la struttura – scrivono Paolo, Francesco, Guido e Sergio Albertelli – . Crediamo e speriamo davvero che non si voglia depauperare un patrimonio culturale come quello di una Scuola che ha quasi 150 anni di storia”.

Assemblea scolastica plenaria il 18 maggio

Gli autori dell’appello portano il cognome di un filosofo nato a Parma, che insegnò nel liceo di via Manin quando era intitolato al Re Umberto I e fu tra i fondatori del Parito d’Azione, autore del primo grave attentato organizzato a Roma contro i nazisti dopo l’occupazione del 1943: arrestato il 1° marzo 1944, il 24 di quello stesso mese venne fucilato alle Fosse Ardeatine dopo essere stato torturato. “Arriva forse un’occasione – continuano gli Albertelli – per riportare il liceo ai fasti di un tempo, o almeno per tentare di darle un’immagine nuova. Siamo sicuri che farete tutto quanto sia possibile nel non disperdere quanto costruito e per cogliere questa opportunità straordinaria, che potrebbe non ripresentarsi per decenni”. Giovedì 18 maggio è stata convocata un’assemblea aperta a tutta la comunità scolastica con all’ordine del giorno proprio i fondi del Pnrr e a quanto si apprende uno degli eredi Albertelli potrebbe presenziare.

 

FONTE: RomaToday

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6 Dicembre 2021-Redazione Co.Te.Li

UDITE UDITE! A VOLER SCRIVERE UN BARZELLETTIERE, CREANDO EX NOVO FREDDURE, BATTUTE E QUANT’ALTRO L’IRONICA FANTASIA CI OFFRE, SIGNIFICHEREBBE DISPERDERE INUTILI ENERGIE, SE PENSIAMO CHE, A PRODURRE SPARATE E IDIOZIE QUOTIDIANE ,GIÀ CI PENSANO POLITICI E AFFINI, REGALANDOCI UN CALEIDOSCOPIO DI PROPOSTE E IDEE, FRUTTO DI MENTI DEVASTATE E FUORI CONTROLLO!

L’ULTIMA DIMOSTRAZIONE DI SENNO LABILE L’HA DATA L’AMMINISTRATORE DELLA RAI CARLO FUORTES!

Carlo Fuortes

BUONA LETTURA!!!
Chi ha un dispositivo in grado di collegarsi a Internet è altrettanto in grado di guardare la televisione, il che significa che è tenuto a pagare il canone Rai come chi guarda una trasmissione nel salotto di casa sua con un normale apparecchio televisivo. Con questa riflessione, scrive laleggepertutti.it, Fuortes, nominato lo scorso mese di luglio, ha acceso la miccia di un ‘ordigno’ destinato a esplodere. Perché se già l’abbonamento tv non piace così com’è oggi, figuriamoci se occorrerà pagare una tassa per il solo fatto di avere un cellulare in grado di connettersi a Internet.

Cavallo sede RAI Viale Mazzini – Roma

Il ragionamento dell’Ad di viale Mazzini – è il seguente: oggi è possibile guardare i programmi Rai dal cellulare grazie all’applicazione RaiPlay, che si può scaricare gratuitamente. Secondo la Rai, chiunque potrebbe dichiarare di non avere il televisore in casa per non pagare il canone e guardarsi le trasmissioni al pc, sul tablet o sul telefonino. Quindi – suggerisce Fuortes – chiunque abbia uno smartphone deve pagare il canone Rai (POVERO GRULLO!)

Se la proposta di Fuortes dovesse concretizzarsi, si suppone che verrebbe meno il requisito di avere un televisore in casa per essere obbligati a pagare l’abbonamento tv e che le uniche esenzioni sarebbero quelle legate all’età (almeno 75 anni) e al reddito (non più di 8.000 euro annui). Resta, però, un dubbio: il fatto di avere il cellulare esclude l’obbligo di avere il televisore? Perché se così fosse, aumenterebbe potenzialmente la platea di chi non sarà tenuto a pagare il canone. Basti pensare a chi fa volentieri a meno di social e applicazioni varie e usa il telefonino solo per le chiamate e per mandare o ricevere qualche sms: se il possesso del televisore non sarà più vincolante per versare questa tassa, ben potrebbe comprarsi un apparecchio tv e non pagare il canone, fa notare.

Si suppone anche che il canone verrà pagato sulla base di un cellulare per ogni nucleo familiare, così come oggi deve essere versato per un solo apparecchio tv presente in casa. In sostanza, se oggi si paga 90 euro per possedere uno, due o quattro televisori, un domani si pagherà la stessa cifra (sempre che resti tale) per avere uno, due o quattro cellulari in casa.

Si suppone che. a questo punto, le emittenti televisive (la Rai deve dare l’esempio per prima, visto che incassa circa l’84% del canone) dovranno trasmettere in streaming tutti i programmi e non solo alcuni. Oggi, infatti, alcuni programmi sono visibili soltanto in tv, mentre non vengono trasmessi in diretta sul web, spesso per una questione di diritti televisivi. L’esempio delle partite di Champions League trasmesse in chiaro è il più classico.

Si suppone, infine, che se lo Stato prevede una tassa sul possesso di uno smartphone, di un tablet o di un pc perché consentono di guardare la tv, lo stesso Stato farà un investimento non indifferente per garantire la banda larga in tutto il Paese. Il periodo di didattica a distanza durante la pandemia ha insegnato che ci sono molte zone d’ombra in Italia e che un segnale Internet decente non arriva dappertutto (quando arriva). La logica vuole che una tassa debba essere pagata per un servizio prestato, non per qualcosa che non si può avere.

TROPPE LE SUPPOSIZIONI PER RUBARE ANCORA SOLDI AI CITTADINI, CON UNA PROPOSTA DI PROGRAMMI CHE, NEGLI ULTIMI ANNI, SI È RIVELATA DI BASSO LIVELLO. 
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[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia  Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di medici ed avvocati, formatosi con l’unico intento di collaborare per la ricerca e condivisione della Verità sui principali fatti di rilevanza sia nazionale, che europea, che mondiale]

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