08 Aprile 2023 – Redazione

 

Tra pochi giorni si festeggia la Pasqua: uno dei simboli più riconosciuti di questa festività è il cosiddetto “Uovo di Pasqua”; in questo articolo cercheremo di ripercorrere la sua antica storia.

Le origini dell’uovo di cioccolato sono da ricondurre al re Sole, Luigi XIV. Fu lui che per primo, a inizio Settecento, fece realizzare un uovo di crema di cacao al suo chocolatier di corte. L’usanza di regalare le uova a Pasqua però è più antica e si perde nel lontano Medioevo. La scelta di regalare un proprio uovo non è casuale. Fin dall’antichità questo alimento ha ricoperto un valore simbolico enorme. In alcune culture Terra e Cielo, unendosi, formavano proprio un uovo, simbolo di vita. Per gli antichi Egizi l’uovo era invece l’origine di tutto e il fulcro dei quattro elementi (aria, acqua, terra e fuoco). Siccome in Primavera la natura risorge, i Persiani amavano poi regalarsi proprio delle uova, simbolo di nuova vita.

Il cristianesimo affianca queste tradizioni e le reinterpreta alla luce delle Nuove Scritture: l’uovo diventa così il simbolo che meglio coglie il significato del miracolo della Resurrezione di Cristo.

L’usanza di regalarsi uova si diffonde a partire dal Medioevo, in Germania. Qui tra la gente comune la consuetudine era distribuire uova bollite, avvolte in foglie e fiori in modo che si colorassero naturalmente. Tra i nobili e gli aristocratici invece si diffuse l’abitudine di fabbricarne alcune di argento, platino o oro, decorate.

Se oggi nell’uovo di Pasqua troviamo una sorpresa è meritò di Fabergé, il creatore delle uova Matrioska. Ma non tutti su questo, concordano. C’è chi ricorda come già nel Settecento dalle parti di Torino c’era infatti l’usanza di inserire un piccolo dono dentro le uova di cioccolato.

Secondo quest’altra interpretazione potrebbero essere stati quindi proprio i Piemontesi, maestri nell’arte del cioccolato, i primi a lanciare la moda delle uova pasquali con sorpresa.

In diverse tradizioni pasquali l’uovo continua a mantenere un ruolo durante tutto il periodo delle festività. Durante il periodo di Quaresima, in virtù del digiuno, le uova vengono spesso non consumate ed accumulate per il periodo successivo. Nella tradizione balcanica e greco ortodossa l’uovo, di gallina, cucinato sodo, da secoli viene colorato, tradizionalmente di rosso, simbolo della Passione, ma in seguito anche di diversi colori, in genere durante il giovedì santo, giorno dell’Ultima Cena, e consumato a Pasqua e nei giorni successivi. Il giorno di Pasqua, in molti riti, si compie la benedizione pubblica delle uova, simbolo di resurrezione e della ciclicità della vita, e la successiva distribuzione tra gli astanti.

Prima del consumo, in particolare nella tavolata di Pasqua, ognuno sceglie il proprio uovo e ingaggia una gara (τσούγκρισμα) con i commensali, scontrandone le estremità, fino ad eleggere l’uovo più resistente. Questo viene considerato di buon augurio. Le colorazioni vengono effettuate attualmente con coloranti alimentari tipici della pasticceria, ma in passato si utilizzavano prodotti vegetali, tra cui la buccia esterna delle cipolle di varietà rossa.

Successivamente, prevalentemente nel XX secolo ma con prototipi torinesi risalenti al Settecento[4], è invalsa la moda dell’uovo di cioccolata arricchito al suo interno da un piccolo dono. Se fino a qualche decennio fa la preparazione delle classiche uova di cioccolato era per lo più affidata a maestri artigiani, oggi l’uovo di Pasqua è un prodotto diffuso soprattutto in chiave commerciale. La preparazione delle uova di Pasqua delle più svariate dimensioni trova inizio anche più di un mese prima del giorno della Pasqua, come effettivamente accade anche per l’albero di Natale nel periodo natalizio. La produzione delle uova di cioccolato, in Italia, è affidato per la maggiore alle grandi ditte dolciarie. Attualmente, però, sembrano trovare ampi campi di diffusione le uova a tema, cioè uova di Pasqua incentrate su un cartone animato, un film o una squadra di calcio.

Ciò nulla toglie alle classiche uova di cioccolato preparate artigianalmente che sono tuttora molto diffuse in vari Paesi. In alcuni di essi, come la Francia, è tradizione istituire in aree verdi delle cacce pasquali al tesoro, in cui le uova, preparate artigianalmente e di dimensioni ridotte, vengono nascoste fra gli alberi e vengono poi ritrovate dai bambini. Tale tradizione sta oggi però affievolendosi per via della diffusione globale dell’uovo pasquale prodotto e distribuito commercialmente.

In molti altri paesi, infine, all’uovo di cioccolato viene ancora anteposto l’uovo di gallina solitamente cucinato sodo. Anche nei paesi di religione ortodossa, tuttavia, permane la tradizione delle uova di gallina, in risposta alla diffusione delle uova prodotte commercialmente, giudicate dagli ortodossi una strumentalizzazione consumistica della Pasqua. In Italia l’uovo sodo come simbolo pasquale è rimasto presente soprattutto accompagnato dalla tradizionale colomba pasquale o durante il pranzo. Anche in Arabia l’uovo di Pasqua rappresenta la resurrezione di Gesù.

Fonte: isinnova.it

La stravagante e bellissima storia delle uova Fabergé

Gioielli imperiali, tesoro mondiale, così è nato il mito di questi accessori incredibili.

A partire dal primo uovo gioiello per l’Imperatrice del 1885, in occasione della Pasqua di ogni anno fino al 1917 (a sola esclusione del 1904 e del 1905, anni della guerra tra Russia e Giappone), l’abile orafo realizzò cinquantasette uova di Pasqua in oro, gemme e metalli preziosi, sempre costruite secondo il meccanismo a scatola cinese, e dunque custodi di sorprese legate alla simbologia imperiale.

Questa tradizione continuò fino alla Rivoluzione d’Ottobre, quando le Uova di Fabergé avevano ormai conquistato popolarità in molte parti d’Europa. Un anno prima, nel 1916, Fabergé rese la sua gioielleria una società per azioni, ma con la vittoria dei bolscevichi essa venne nazionalizzata, e così il gioiellerie fu costretto a scappare prima in Germania e poi in Svizzera. Fabergé rimase profondamente colpito dalla rivoluzione russa, alla quale si oppose strenuamente, e morì pochi anni dopo, nel 1920.

La fama e la bellezza delle sue uova rimane però intatta negli anni: basti pensare che un piccolo ovetto Fabergé fu scelto dalla diva Liz Taylor come ciondolo prediletto per una sua collana, che oggi nelle migliori case d’aste ne vengano battuti rari esemplari a prezzi grandiosi, o che una delle creazioni dell’orafo dell’imperatore è stata protagonista del tredicesimo episodio della saga Agente 007,e del film campione d’incassi Ocean’s Twelve.

Fonte: Harper’s Bazaar

POTETE SEGUIRCI ANCHE SU TELEGRAM ⤵️
https://t.me/mercurius5giornale