Continua a tenere banco nella comunità scientifica il tema “vaccini”. Sono ancora molti i team di ricercatori che si stanno adoperando nell’analisi dei sieri prodotti dalle maggiori case farmaceutiche. Ecco quindi che arrivano altri dati a supporto della comunità, dati destinati a far discutere.
La nuova ricerca pubblicata sul NEJM
Nella giornata di ieri è stato pubblicato sul New England Journal of Medicine un nuovo studio scientifico sull’efficacia dei vaccini. I sieri presi in analisi sono stati Pfizer, Moderna e AstraZeneca. «Un rapido aumento dei casi di malattia da coronavirus 2019 (Covid-19) dovuto alla variante omicron (B.1.1.529) della sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2 in popolazioni altamente vaccinate ha suscitato preoccupazioni sull’efficacia degli attuali vaccini.» recita in apertura lo studio. I ricercatori spiegano poi il metodo usato: «Abbiamo utilizzato un disegno caso-controllo negativo al test per stimare l’efficacia del vaccino contro la malattia sintomatica causata dalle varianti “omicron” e “delta” in Inghilterra. L’efficacia del vaccino è stata calcolata dopo l’immunizzazione primaria con due dosi di vaccino BNT162b2 (Pfizer–BioNTech), ChAdOx1 nCoV-19 (AstraZeneca) o mRNA-1273 (Moderna).
La “omicron” buca i sieri
Tra il 27 novembre 2021 e il 12 gennaio 2022, sono state identificate un totale di 886.774 persone idonee infettate dalla variante omicron, 204.154 persone idonee infette dalla variante delta e 1.572.621 controlli negativi al test idonei. In tutti i momenti studiati e per tutte le combinazioni di vaccini primari e di richiamo, l’efficacia del vaccino contro la malattia sintomatica è stata maggiore per la variante delta rispetto alla variante omicron. L’efficacia del vaccino è stata inferiore per la variante omicron rispetto alla variante delta a tutti gli intervalli dopo la vaccinazione e per tutte le combinazioni di cicli primari e dosi di richiamo studiate. Tra coloro che avevano ricevuto due dosi di ChAdOx1 nCoV-19 (AstraZeneca), quasi nessun effetto protettivo della vaccinazione contro la malattia sintomatica causata dalla variante omicron è stato notato da 20 a 24 settimane dopo la seconda dose. Tra coloro che avevano ricevuto due dosi di BNT162b2 (Pfizer), l’efficacia del vaccino è stata del 65,5% da 2 a 4 settimane dopo la seconda dose, scendendo al 15,4% dopo 15-19 settimane e scendendo ulteriormente all’8,8% dopo 25 o più settimane. L’efficacia del vaccino di due dosi di vaccino mRNA-1273 (Moderna) ha avuto una riduzione simile nel tempo dal 75,1% dopo 2-4 settimane, al 14,9%.
Il Governo prenda atto dei dati scientifici
L’articolata ricerca scientifica, appena pubblicata, pone l’accento sulla scarsissima durata dell’efficacia dei vaccini prodotti dalle tre famose case farmaceutiche in merito alla prevenzione della malattia sintomatica della variante “omicron”. Assunto come sia impensabile sottoporre a molteplici “booster” ravvicinati l’intera popolazione mondiale, considerato il rapporto rischi/benefici ed essendo consapevoli che più richiami ravvicinati possono provocare addirittura una paralisi immunitaria, ecco che forse il Governo – e tutti coloro che “si fidano della scienza – cit.” dovrebbero prendere atto dei reali dati che arrivano, appunto, dalla comunità scientifica, togliendosi i paraocchi sulle strategie vaccinali obsolete e potenzialmente dannose, annullando le ormai desuete restrizioni anti-covid e procedendo, di conseguenza, al ripristino del Stato di Diritto ordinario.
Sono atterrati ieri pomeriggio i primi infermieri e le prime infermiere dall’estero per sopperire alla carenza di personale sanitario nelle strutture e nei servizi della provincia di Ravenna.
L’arrivo di questo primo gruppo, in tutto 6 professionisti provenienti dalla Tunisia, è il frutto della collaborazione tra Confcooperative Romagna e Consorzio Solco Ravenna, che hanno lavorato con le Prefetture e le Istituzioni locali e internazionali affinché questa operazione fosse possibile. Lo scrive Ravenna24ore.
«Rivolgersi all’estero per reperire personale sanitario è servita a dare continuità a servizi pubblici socio-sanitari che rispondono ad esigenze primarie delle persone non autosufficienti del nostro territorio e delle loro famiglie – commenta Antonio Buzzi, vicepresidente Confcooperative Romagna e presidente del Consorzio Solco -. Le ingenti assunzioni di infermieri che l’Ausl ha dovuto fare in questi ultimi due anni, hanno sottratto personale che stava lavorando nelle Case Residenza Anziani, nei Centri Residenziali per Disabili, ecc, e i nuovi diplomati in uscita dai percorsi universitari erano e sono ancora molto pochi. Il rischio era di non poter più garantire questi servizi. Se abbiamo retto fino ad ora lo dobbiamo all’impegno straordinario dei soci lavoratori che da due anni a questa parte hanno rinunciato alle ferie e si sono caricati di ore di straordinario. A loro va tutta la nostra riconoscenza».
Nelle prossime settimane è previsto l’arrivo di altri 30 infermieri da Tunisia, India e Albania per un totale di 36 professionisti.
L’operazione è stata possibile grazie a una procedura semplificata prevista dal Testo unico Immigrazione e a una deroga legislativa valida fino al 31 dicembre 2022, introdotte per fronteggiare la grave carenza di personale sanitario. Queste procedure consentono di accelerare le operazioni di ingresso di infermieri e professionisti sanitari stranieri nel nostro paese, per impiegarli in strutture anche private o accreditate, purché impegnate nell’emergenza covid.
Il gruppo arrivato ieri a Ravenna con regolare visto d’ingresso dovrà ora osservare il periodo di quarantena previsto per legge e attendere di ricevere il permesso di soggiorno.
Nel frattempo grazie al piano di accoglienza messo a punto da Confcooperative Romagna e Solco Ravenna con la cooperativa LibrAzione, i nuovi arrivati verranno accolti in appartamenti dislocati in tutta la provincia, vicino alle strutture e ai servizi in cui verranno inseriti, e riceveranno tutta l’assistenza necessaria per il disbrigo delle pratiche burocratiche.
In questo periodo, inoltre, frequenteranno un corso di italiano intensivo online, per essere pronti a integrarsi non appena sarà loro possibile.
MA I TUNISINI,ILSUPER GRENN PASS RICHIESTO AGLI OPERATORI SANITARI ITALIANI, LO HANNO PER POTER LAVORARE NELLE NOSTRE STRUTTURE SANITARIE? CARI INFERMIERI E MEDICI ITALIANI, VOI, SIETE SOLO E SOLTANTO DEI FANTOCCI PRIVI DI SPINA DORSALE E DIGNITÀ!ECCO DOVE VI HANNO PORTATO COLORO CHE, IN QUESTI DUE ANNI, VI HANNO INCULCATO DI METTERVI IN LOTTA SILENZIOSA A BRACCIA CONSERTE! MA FORSE NON LO CAPIRETE MAI!
Grottesca decisione del ministro della Salute: da marzo gli stranieri extra Ue potranno arrivare e muoversi con il tampone. A noi invece è richiesto il lasciapassare rafforzato, cioè l’obbligo vaccinale mascherato. Come se il virus avesse il passaporto. Mario Draghi sconfessa Roberto Speranza: ad aprile stop emergenza. Allora cancelli divieti e green pass.
Se c’era un modo per dimostrare che il green pass non ha alcuna validità scientifica, ma al contrario ha una ragione esclusivamente politica, quel noto scienziato che risponde al nome di Roberto Speranza lo ha trovato. Pressato dalle riaperture decise da tutti i Paesi del mondo, e soprattutto dalla necessità di consentire l’arrivo dei turisti stranieri in vista della primavera e dell’estate, il ministro della Salute ha firmato una circolare che permette l’accesso in Italia anche a chi ha un green pass che da noi è considerato scaduto: basta che si faccia il tampone. Sì, si può non essere immunizzati come da regola ma varcare il confine dopo essersi sottoposti a un semplice test rapido che certifichi la negatività al Covid.
In pratica, dal primo di marzo ai turisti sarà consentito ciò che agli italiani è negato. Già, perché se il provvedimento di Speranza abilita la libera circolazione di uno straniero con il green pass base, quello che si ottiene a seguito della vaccinazione, della guarigione oppure con un antigenico, non si capisce perché a un cittadino del nostro Paese sia impedito di prendere un mezzo pubblico o di entrare in alberghi e ristoranti senza esibire il certificato vaccinale. Ancor più incomprensibile diventa l’obbligo del green pass rafforzato nelle tante circostanze in cui è richiesto. Ma se a un turista è concesso di andare a spasso per la Penisola, prendere il treno o il traghetto, mangiare al ristorante o fare colazione al bar con un semplice tampone, perché un povero cristo di operaio over 50 deve essere sospeso dal lavoro e di conseguenza dallo stipendio se non si è vaccinato?
La domanda è legittima e anche un bambino capisce che non si tratta di difendere la salute delle persone, di evitare la circolazione del virus, l’aumento dei contagi e tutto ciò che ci è stato raccontato finora. Il green pass, così come è stato congegnato dai burocrati del ministero di cui si è circondato Speranza, risponde solo a un’esigenza: costringere gli italiani a vaccinarsi a qualsiasi costo, anche a quello di privare dei cittadini di alcuni diritti fondamentali, come il lavoro (sul quale, sia detto per inciso, è fondata la Repubblica) e la libertà di circolazione. Sì, il passaporto verde non è quella «garanzia di non contagiarsi e non contagiare» che era stata promessa dal presidente del Consiglio e da ministri e sottosegretari. Semplicemente, è uno strumento per rendere complicata la vita delle persone e in tal modo indurle a offrire il braccio alla patria. Il lasciapassare da esibire per accedere ai mezzi pubblici e al chiuso era ed è un modo per aggirare l’obbligo vaccinale e dunque esentare lo Stato da qualsiasi responsabilità in caso di effetti collaterali dovuti alla vaccinazione. Fino al 15 febbraio non esisteva una disposizione che costringesse gli italiani a vaccinarsi e solo una settimana fa è scattata la disposizione che introduce la regola del siero per gli ultracinquantenni. Tutti, prima di ricevere l’iniezione anti Covid, sono costretti a firmare un consenso informato che di fatto sgrava da ogni responsabilità il vaccinatore, e di conseguenza la struttura che esegue, per conto dello Stato, la puntura. Ma per evitare che gli italiani rifiutino di sottoporsi al trattamento si è inventato il green pass, ossia un sistema per convincere anche i più recalcitranti a vaccinarsi. Naturalmente si può essere d’accordo o meno su questo modo di procedere e noi, come abbiamo spiegato più volte, non lo siamo, perché riteniamo che in altri Paesi, vedi la Gran Bretagna, si siano raggiunti risultati di contenimento del virus migliori dei nostri senza ricorrere a questi metodi e senza calpestare i diritti costituzionali. Tuttavia, se si è imboccata questa strada, a nostro parere illegittima, diventa incomprensibile il via libera per i turisti. A contagiare e contagiarsi sono forse solo gli italiani, mentre gli stranieri sono immuni per definizione? Come si può spiegare, e soprattutto accettare, che per chi visita il nostro Paese basti il tampone per accedere al ristorante e a un italiano sia richiesto il green pass e l’attestazione di essere vaccinato? Il virus forse distingue a seconda della nazionalità? Il turista non lo contagia mentre l’italiano sì? L’illogicità è evidente, ma soprattutto è lampante l’arbitrarietà dei criteri introdotti da Speranza. Del quale è sempre più ingiustificabile la presenza nell’attuale governo ed è manifesto il contrasto che lo contrappone al presidente del Consiglio. Mentre il ministro della Salute continua a predicare sciagure e a difendere misure che non hanno senso, Mario Draghi parla di fine dello stato d’emergenza entro il 31 marzo. Ma se il premier promette di rimuovere «le restrizioni residue alla vita dei cittadini e delle imprese», perché «la situazione epidemiologica è in forte miglioramento», che senso ha insistere con una misura come il green pass, che non solo non è uno strumento sanitario, ma ha validità solo per i cittadini italiani e non per chi arriva da fuori? Possibile che il cittadino di una Repubblica che si dice democratica abbia meno diritti di chi non lo è? Nel giornale di oggi, Federico Novella si occupa del nuovo presidente della Consulta, ossia di Giuliano Amato, il quale ha di recente parlato di molte cose, esprimendo la sua opinione su leggi e referendum. L’ex presidente del Consiglio ora a capo della Consulta, un tempo era noto con il soprannome di door Soile, ma qui non c’è nulla di soile, ma molto di grossolano. Anzi, di insopportabilmente rozzo.
Dall’inizio della pandemia, il nuovo coronavirus (severe acute respiratory syndrome coronavirus 2, SARS-CoV-2) ha causato a livello globale più di 240 milioni di infezioni (confermate da test di laboratorio) e quasi 5 milioni di morti (https://covid19.who.int/).
Sebbene siano stati testati diversi approcci terapeutici per contrastare la diffusione e la letalità di questa infezione, solamente la vaccinazione, unitamente al distanziamento sociale ed all’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, ha dimostrato di essere l’arma più efficace per bloccare la transizione dall’infezione allo sviluppo delle forme severe di malattia (coronavirus disease 2019, COVID-19)1. Ad oggi sono stati prodotti (o sono in fase di studio) diverse tipologie di vaccini che sfruttano piattaforme specifiche (vaccini ad RNA messaggero [mRNA], a DNA con vettori virali non replicanti, o a base proteica)1-7e a livello mondiale sono state somministrate quasi 7 miliardi di dosi (https://covid19.who.int/).
In Europa è stato approvato l’utilizzo di 4 vaccini (Comirnaty, Spikevax [ex Moderna], Vaxzevria [ex AstraZeneca] e Janssen) che sfruttano due diverse piattaforme (mRNA e DNA con vettore virale non replicante)1. Questi vaccini, la cui efficacia e sicurezza sono state testate da trial clinici appositamente disegnati, contengono istruzioni (pilotate da mRNA o DNA) per la produzione della proteina Spike del SARS-CoV-2.
Nonostante i risultati positivi dei trial in termini di efficacia e sicurezza2,3,5-8, lo sviluppo di complicanze gravi come le mio(peri)carditi9-11 e serie (soprattutto tromboemboliche)12-15 registrate dopo la somministrazione dei vaccini, ha imposto una stretta monitorizzazione di eventuali effetti collaterali ed eventi avversi. Da quanto viene riportato nell’ultimo rapporto sulla sorveglianza dei vaccini COVID-19 dell’Agenzia Italiana del Farmaco, sono state finora registrate 120 segnalazioni ogni 100 000 dosi somministrate, indipendentemente dal vaccino16.
Le segnalazioni riguardano soprattutto Comirnaty, che è stato il più utilizzato, e solo in minor misura Vaxzevria e Spikevax. La maggior parte degli eventi avversi segnalati sono classificati come non gravi (85.4% circa) e solo in minor misura come gravi (14.4%), con esito in risoluzione completa o miglioramento nella maggior parte dei casi16.
Per tutti i vaccini, gli eventi avversi più segnalati sono febbre, stanchezza, cefalea, dolori muscolari/articolari, reazione locale o dolore in sede di iniezione, brividi e nausea. Nelle ultime settimane sono comparse in letteratura anche segnalazioni sulla comparsa di inappropriati incrementi dei valori di pressione arteriosa dopo vaccinazione. Tali segnalazioni rivestono particolare interesse soprattutto alla luce delle recenti evidenze fisiopatologiche inerenti le verosimili interazioni tra vaccini e sistema renina-angiotensina-aldosterone.
VACCINI APPROVATI IN EUROPA
Le caratteristiche principali dei vaccini approvati per l’utilizzo in Europa sono riportate nella Tabella 1.
Le piattaforme utilizzate sono di nuova generazione (mai utilizzate finora nell’uomo) ed includono l’utilizzo di mRNA con sistemi di rilascio composti da nanoparticelle lipidiche e plasmidi di DNA con vettori di adenovirus non replicanti6,17-19. Il principale target antigenico di questi vaccini è la proteina Spike di superficie del SARS-CoV-2. Questa proteina viene utilizzata dal virus per legarsi ai recettori per l’enzima 2 che converte l’angiotensina II (ACE2) presenti sulla superficie cellulare dell’ospite (pressocché ubiquitari nell’uomo) e per indurre la fusione di membrana tra virus e le cellule umane con conseguente avvio della replica virale20-22.
Per i vaccini a DNA, il vettore virale trasporta un gene codificante la proteina virale Spike. Una volta che il materiale genetico ha raggiunto la cellula “infettata”, il plasmide di DNA raggiunge il nucleo (ancora non è stata esclusa una potenziale integrazione col genoma umano19) per poi essere trascritto in multiple copie di mRNA; l’mRNA migra dal nucleo al citoplasma dove attiva la produzione di proteine Spike che raggiungono (unitamente ai frammenti di proteine degradate nel citoplasma), poi, la superficie cellulare13,14. Le proteine (ed i loro frammenti) sono riconosciute dal sistema immunitario dell’ospite con conseguente specifica risposta immunitaria23,24.
I vaccini ad RNA, invece, non raggiungono il nucleo della cellula ospite e l’mRNA veicolato viene utilizzato direttamente nel citoplasma plasmatico per l’espressione di proteine Spike13,14. Numerose copie di proteina Spike vengono generate da ogni template di mRNA veicolato17,18. Come per i vaccini a DNA, le proteine Spike ed i loro frammenti raggiungono la superficie cellulare e sono rapidamente riconosciute dal sistema immunitario con conseguente produzione di anticorpi25-28.
VACCINI E SISTEMA RENINA-ANGIOTENSINA-ALDOSTERONE
La vigorosa risposta immunitaria sollecitata dalla vaccinazione produce l’attivazione delle cellule killer del nostro organismo. Questo provocherà la distruzione della cellula target ed il rilascio di proteine Spike (e dei loro frammenti) accumulate nel citoplasma (“free-floating”).
Poiché le proteine Spike prodotte dal vaccino sembrano essere identiche a quelle del SARS-CoV-2 sia in termini morfologici che funzionali29, è plausibile che esse possano interagire con i recettori ACE2 utilizzati dal virus per invadere le cellule umane29.
L’interazione tra le proteine Spike “free-floating” ed i recettori ACE2 può quindi innescare il meccanismo di “down-regulation” e la paralisi delle funzioni catalitiche dei recettori stessi, tra cui la degradazione dell’angiotensina II in angiotensina1,730-32.
Questo fenomeno è stato ben dimostrato in modelli sperimentali a livello delle piastrine, dove il SARS-CoV-2 induce una riduzione significativa dei recettori ACE2, con conseguente rilascio di ATP ed incremento dell’aggregazione (responsabile degli eventi tromboembolici comunemente descritti nel COVID-19)33-37.
La perdita delle attività catalitiche dei recettori ACE2 a livello della membrana cellulare, mediata dall’interazione tra proteine Spike e recettori, produrrà un incremento dei valori di angiotensina II25,26 a causa della ridotta trasformazione in angiotensina1,7 ed una disregolazione del sistema renina-angiotensina-aldosterone. Inoltre, lo sbilanciamento provocato da un’iperattività dell’angiotensina II e dalla riduzione dei livelli di angiotensina1,7 può favorire fenomeni caratterizzati da un’iperattivazione della cascata coagulativa, dell’infiammazione ed altre reazioni avverse tra cui aumento del volume circolante e vasocostrizione con incremento dei valori di pressione arteriosa20-22,38-40 (Figura 1).
EVIDENZE CLINICHE
Il primo report che ha evidenziato un nesso (almeno temporale) tra vaccinazione ed incremento dei valori di pressione arteriosa è quello di Meylan et al.41. Questi autori hanno descritto una serie di 9 pazienti (di cui 7 donne e di cui 8 con storia di ipertensione ben controllata dalla terapia in atto) con comparsa di elevati valori pressori (compatibili con stadio III; pressione arteriosa sistolica da 168 a 220 mmHg, pressione arteriosa diastolica da 88 a 115 mmHg) dopo vaccinazione con Comirnaty (n=8) e Spikevax (n=1)41.
Una survey condotta su 287 soggetti sottoposti a vaccinazione anti-COVID-19 ha, successivamente, valutato le modificazioni nei livelli di pressione arteriosa sistolica, diastolica, media e differenziale in un intervallo compreso tra 15 min prima e 15 min dopo la somministrazione del vaccino42. Dopo la prima dose, 82 soggetti (28.6%) hanno sperimentato un incremento della pressione differenziale superiore a 40 mmHg e nel 5.2% della coorte si è registrato un incremento dei valori pressori sistolici di almeno 20 mmHg42.
Purtroppo, il disegno di entrambi questi studi42 (breve latenza tra vaccinazione e rilevazione della pressione arteriosa) non aveva la possibilità di escludere l’effetto di fattori emotivi sul rialzo acuto dei livelli pressori. Una survey di operatori sanitari sottoposti a vaccinazione con Comirnaty ha invece e successivamente esteso i dati su tale fenomeno analizzando le variazioni della pressione arteriosa automisurata a domicilio (eseguita secondo le attuali linee guida43) prima e dopo vaccinazione44. Nello specifico, un incremento significativo dei valori di pressione arteriosa è stato definito da un aumento medio di almeno 10 mmHg tra i 5 giorni prima della vaccinazione ed i 5 giorni seguenti la prima somministrazione del vaccino44.
Complessivamente sono stati analizzati 113 soggetti (73% donne, età media 43 ± 11 anni) con una prevalenza di storia di ipertensione arteriosa pari al 18%44. Un incremento dei valori pressori è stato osservato in 6 soggetti (5.3%); in 4 casi è stato anche necessario modificare la terapia antipertensiva in atto e 2 hanno sperimentato un incremento analogo dei valori di pressione arteriosa anche dopo la seconda dose di vaccino44.
Da sottolineare che i soggetti con pregressa esposizione al SARS-CoV-2 hanno sperimentato una più alta incidenza di elevati valori pressori (23% vs 3%, p=0.002)44.
Anche l’analisi degli eventi avversi registrati e resi disponibili dall’EudraVigilance della European Medicines Agency ha evidenziato che nello spettro delle sospette reazioni avverse al vaccino, l’incremento acuto dei valori pressori è uno dei fenomeni dominanti (in totale 6130 segnalazioni ossia il 2.9% di tutti i casi segnalati), incluse “crisi ipertensive” seguite da tachicardia (n = 5788 con 0.7% di eventi fatali) e aritmie (n = 1809 con il 4.1% di eventi fatali)45.
CONCLUSIONI E PROSPETTIVE FUTURE
I vaccini anti-COVID-19 hanno chiaramente dimostrato di essere la strategia migliore per arginare la pandemia e ridurre il rischio di eventi fatali del COVID-1946. Seppur le piattaforme utilizzate per questi vaccini sono nuove e mai sperimentate nell’uomo prima d’ora, i risultati dei trial clinici hanno evidenziato un ottimo profilo di efficacia e sicurezza3,5-7.
Nonostante questo, le segnalazioni di effetti collaterali ed eventi avversi seri non sufficientemente caratterizzati nei trial di efficacia hanno generato nella letteratura scientifica qualche dubbio sulla sicurezza dei vaccini anti-COVID-19 e richiesto un’attenta monitorizzazione di questi eventi47. Tali preoccupazioni sono state anche generate dai dati inerenti un’abnorme carica infiammatoria registrata a livello di fegato e polmoni legata all’utilizzo di precedenti vaccini (sempre basati su proteine Spike virali) contro MERS e SARS-CoV-148-51.
Tra le varie segnalazioni di eventi avversi, il verosimile effetto della vaccinazione sui livelli di pressione arteriosa è stato descritto da alcuni report e survey. Ad oggi, un incremento acuto dei valori di pressione arteriosa è stato dimostrato sia con misurazione clinica che con automisurazione domiciliare (è ancora in fase di reclutamento uno studio che utilizza il monitoraggio ambulatoriale della pressione arteriosa nelle 24 h; ClinicalTrials.gov NCT05013931).
L’effetto dei vaccini sui livelli di pressione arteriosa si fonda su meccanismi fisiopatologici caratterizzati dall’interazione tra le proteine Spike prodotte dai vaccini (che una volta in circolo vengono definite “free-floating”) ed i recettori ACE2. Questa interazione, infatti, favorirebbe la “down-regulation” di tali recettori ed una sorta di paralisi funzionale degli stessi con conseguente accumulo di angiotensina II (e quindi incremento dei valori pressori) e ridotta formazione di angiotensina1,752 (Figura 1).
I dati riportati in letteratura che collegano vaccinazione ed eventi avversi (incluso il rialzo acuto della pressione arteriosa), oltre a stimolare lo studio dei meccanismi fisiopatologici sottesi, hanno anche generato una linea di ricerca sugli effetti dei vaccini nei pazienti precedentemente esposti al SARS-CoV-2. L’ipotesi, infatti, è che la vaccinazione di soggetti precedentemente esposti al SARS-CoV-2 possa produrre una intensa, seppur rara, risposta infiammatoria e trombotica.
Ad esempio, uno studio clinico condotto su 67 soggetti sieronegativi e 43 soggetti sieropositivi (e quindi esposti in precedenza al SARS-CoV-2) ha evidenziato che dopo la prima dose di vaccino ad mRNA il titolo anticorpale era fino a 45 volte superiore nei soggetti sieropositivi rispetto ai sieronegativi53. Oltre a questo dato, gli stessi autori hanno registrato un tasso di reazioni avverse di tipo sistemico più alto tra i sieropositivi53. Risultati non dissimili in termini quantitativi si sono documentati anche per il rialzo acuto dei valori pressori registrati nella survey di operatori sanitari dopo vaccinazione con Comirnaty44.
La sfida della ricerca sul COVID-19 è quella di caratterizzare al meglio i meccanismi alla base delle complicanze dell’infezione e soprattutto dei fenomeni responsabili dell’ingresso del virus nelle cellule umane. Una maggiore conoscenza di questi meccanismi avrebbe anche ripercussioni formidabili sulla produzione di nuovi vaccini che, magari, possano far codificare proteine Spike mutate con specifici cambiamenti conformazionali tali da permettere sempre un’adeguata risposta immunitaria ma un minor legame con i recettori ACE221,22,54,55.
RIASSUNTO
Il nuovo coronavirus (severe acute respiratory syndrome coronavirus 2, SARS-CoV-2) si è rapidamente diffuso a livello globale, causando la morte di oltre 4 milioni di individui e 240 milioni di nuove infezioni confermate da test di laboratorio. Tra tutte le diverse strategie terapeutiche mirate a contrastare l’infezione, i vaccini anti-SARS-CoV-2 sono ad oggi l’approccio più promettente per rallentare la pandemia. I vaccini finora approvati per l’utilizzo nell’uomo hanno dimostrato di produrre una risposta immunitaria adeguata ed offrono una consistente protezione contro le forme severe della malattia. Nonostante queste evidenze, alcuni dubbi sono stati sollevati riguardo la sicurezza dei vaccini e basati sulla documentazione di rari ma gravi eventi sistemici insorti dopo la vaccinazione. Tra le reazioni avverse, alcune evidenze si sono accumulate sul potenziale effetto della vaccinazione sui valori di pressione arteriosa (rialzo acuto e significativo). I vaccini approvati in Europa producono la sintesi endogena della proteina Spike del SARS-CoV-2. Una volta sintetizzate dalle cellule vaccinate, le proteine Spike migrano sulla superficie cellulare da dove protrudono con una conformazione identica a quella delle proteine Spike del virus e generano una risposta anticorpale da parte del sistema immunitario. Quando le cellule target del vaccino muoiono o vengono distrutte dalla risposta immunitaria, le proteine Spike prodotte circolano sotto forma di proteine “free-floating”. Queste proteine Spike “free-floating” possono, quindi, legarsi ai recettori ACE2 (angiotensin-converting enzyme 2) provocando l’internalizzazione, degradazione e perdita delle attività catalitiche dei recettori stessi. Questo fenomeno provoca una rapida riduzione di angiotensina1,7 per la ridotta inattivazione dell’angiotensina II da parte dei recettori ACE2. Lo sbilanciamento tra angiotensina II (iperattivazione) e angiotensina1,7 (riduzione) può giocare un ruolo diretto nella genesi dell’acuto rialzo dei valori di pressione arteriosa sistemica.
Parole chiave. ACE2; COVID-19; Eventi avversi; Malattia cronica; SARS-CoV-2, Sistema renina-angiotensina-aldosterone; Vaccinazione.
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_______________________ Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia MC Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (redefefefefer ed€5 tt t t art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]
Il Consiglio d’Europa (organizzazione con sede a Strasburgo, distinta dall’Ue, istituita nel 1949 dalla Convenzione europea dei diritti umani con 47 Paesi firmatari, tra cui l’Italia) dà una bella stoccata all’obbligo vaccinale e al Green pass, misure introdotte formalmente o surrettiziamente nella maggior parte dei Paesi europei tra cui l’Italia. Come racconta Stefano Valentino su Il Fatto Quotidiano, “un rapporto approvato a fine gennaio a larga maggioranza ha bocciato l’utilizzo delle certificazioni per punire i non vaccinati. Gli Stati vengono esortati a ‘informare i cittadini che nessuno deve farsi vaccinare se non lo vuole e a garantire che nessuno sarà discriminato se non è vaccinato’”.
Il testo, intitolato “Vaccini Covid-19: questioni etiche, legali e pratiche”, sostiene che il concetto di passaporto vaccinale (Green pass) è “contrario alla scienza”, in assenza di dati sull’efficacia dei vaccini nel ridurre la contagiosità e sulla durata dell’immunità acquisita. Questo testo, spiega ancora Il Fatto, “scredita di fatto i decreti dell’esecutivo di Mario Draghi che penalizzano i non vaccinati con divieti volti testualmente alla ‘prevenzione di SarsCov2’, ossia alla neutralizzazione di infezioni e contagi. Non impediscono invece al virus di infettare l’organismo e trasmettersi a terzi. È quanto emerge da trial clinici, bugiardini e studi condotti sulle varianti Delta e Omicron”. E quindi non dai no vax.
Secondo il dossier consegnato recentemente al Senato dall’avvocato Renate Holzeisen, “decadrebbe anche il mutuo riconoscimento tra i Paesi dell’Ue delle certificazioni vaccinali che, secondo la normativa comunitaria, è subordinato ad evidenze scientifiche sull’interruzione delle catene di trasmissione. Una settimana prima era stato il Comitato internazionale per l’etica della biomedicina (Cieb) a prendere di mira l’Italia. La rete scientifica internazionale creata da docenti ed esperti per promuovere un dibattito critico sulla gestione politica della crisi Covid ha chiesto l’abolizione dell’obbligo vaccinale per gli over 50 e del Green pass”.
Ha invitato gli altri Paesi e le organizzazioni internazionali a fare pressioni sul governo italiano affinché ponga fine alla “sperimentazione di massa di un medicinale sperimentale impropriamente denominato vaccino”. E ora sono diverse le associazioni civiche che negli ultimi mesi hanno presentato esposti alla Corte penale internazionale de L’Aia per crimini contro l’umanità. Sarebbero tali “le imposizioni dei trattamenti con sostanze sperimentali col ricatto (privazione di diritti fondamentali come quello al lavoro, ai servizi pubblici e alla libera circolazione)”, dichiara Holzeisen riferendosi all’art 7 dello Statuto della Corte. Facciamo basta con questa follia del Green pass?
L’Agenzia del farmaco non pubblica bollettini sui danni da vaccino da quattro mesi. Ma abbiamo scoperto che i dati nascosti ai connazionali vengono forniti all’Ema: quasi 18.000 segnalazioni in questo periodo. E una su sei risulta «grave»: miocarditi, pericarditi, embolie polmonari, trombosi. Giallo sul numero dei morti. A rendere noti i dati è La Verità in un articolo di Antonio Grizzuti.
Che fine ha fatto il report dell’Agenzia italiana del farmaco sulle reazioni avverse ai vaccini contro il Covid? Risale ormai a quasi quattro mesi fa, infatti, la diffusione dell’ultimo documento sugli effetti collaterali provocati dal siero. Era il lontano 12 ottobre 2021 quando gli uffici di via del Tritone sfornavano il nono – e finora ultimo – «Rapporto sulla sorveglianza dei vaccini Covid-19». Fino a quella data la pubblicazione aveva cadenza mensile, una frequenza dettata – a detta della stessa Agenzia – per assicurare «sufficienti dati per garantire la robustezza delle analisi, della ocomparazione e delle valutazioni». Come spiegato alcuni giorni fa su queste pagine, – si legge su La Verità – a ottobre il voltafaccia: «Considerata la stabilità dell’andamento delle segnalazioni per i diversi vaccini, il Rapporto di sorveglianza sarà pubblicato con cadenza trimestrale». Una scelta discutibile, ma tant’è. L’uscita del nuovo report era prevista dunque intorno al 12 gennaio, cioè tre settimane fa. E invece nulla. Negli ultimi giorni abbiamo provato a più riprese a metterci in contatto con gli uffici dell’ente per ottenere informazioni sulla data di pubblicazione del prossimo aggiornamento. Risultato? Non c’è stata anima viva che si sia degnata di risponderci. E qui non si tratta di essere «no vax», tutt’altro. Perché, come spiega la stessa Agenzia nell’incipit del rapporto, «nessun prodotto medicinale può essere mai considerato esente da rischi», e «verificare che i benefici di un vaccino siano superiori ai rischi e ridurre questi al minimo è responsabilità delle autorità sanitarie che regolano l’immissione in commercio dei prodotti medicinali».
Chi fa da sé fa per tre, dice il proverbio. E così, ispirati dal vecchio adagio, ci siamo mossi per colmare le lacune dell’Aifa. Prima di tutto, – riporta La Verità – confrontando i numeri del rapporto pubblicato lo scorso ottobre con quelli presenti su Eudravigilance, la banca dati continentale dell’Ema per la gestione e l’analisi delle segnalazioni. L’Aifa spiega infatti sul proprio sito che «tutte le segnalazioni di sospette reazioni avverse raccolte nella Rete nazionale di farmacovigilanza sono regolarmente inviate a Eudravigilance», le quali a loro volta vengono poi trasmesse al database Vigibase dell’Organizzazione mondiale della sanità. Obiettivo della nostra ricerca era, in altre parole, comprendere se a essere bloccata fosse solo la pubblicazione del Rapporto mensile oppure l’intero flusso di dati. Con un certo stupore abbiamo appurato che, in effetti, il numero delle segnalazioni presenti sulla banca dati europea risultava più alto rispetto alle cifre rilasciate da Aifa lo scorso autunno. Rilevando un incremento di segnalazioni per tutti i vaccini somministrati in Italia, nell’ordine: Pfizer (+11.262 segnalazioni), Moderna/Spikevax (+6.128), Janssen (+236) e Vaxevria/Astrazeneca (+138). Variazioni che sembrano dimostrare come, in questi ultimi mesi, l’Aifa abbia effettivamente trasmesso i dati alla controparte europea, senza però al tempo stesso rendere conto ai cittadini.
Non paghi del risultato – evidenzia La Verità– abbiamo scavato più a fondo. Nella pagina dedicata alla farmacovigilanza, l’Aifa spiega che i «dati delle segnalazioni di sospette reazioni avverse a vaccini Covid-19 inserite in Rete nazionale di farmacovigilanza sono accessibili dal sistema Ram», consultabili sia per organo o apparato interessato, che per singola reazione avversa. Non senza fatica siamo riusciti ad accedere alla piattaforma: occorre infatti essere titolari di un’utenza Spid, oppure in possesso di una carta d’identità elettronica o tessera sanitaria o carta nazionale dei servizi abilitate. Ma questo è il minimo. Una volta entrati ci siamo imbattuti in una pagina in inglese senza alcun riferimento alla farmacovigilanza dei vaccini Covid. Occorrono diversi ulteriori passaggi, attraverso menù e sottomenù rigorosamente in lingua inglese, per arrivare a destinazione. Finalmente ripagati delle fatiche, davanti ai nostri occhi vediamo materializzarsi i dati delle reazioni avverse aggiornati al 26 gennaio 2022, relativi dunque anche ai periodi successivi al 26 settembre scorso, data di ultimo aggiornamento del report. Le segnalazioni sono divise per singolo vaccino, mese di rilevazione, gravità della reazione, sesso, fascia d’età, descrizione dell’apparato interessato, e per singola reazione avversa.
Scopriamo così che, alla data del 26 gennaio, all’Aifa sono giunte 24.077 segnalazioni in più rispetto all’ultimo rapporto, il 64% delle quali per il Comirnaty (Pfizer/Biontech) e il 30% relativamente allo Spikevax (Moderna). Negli ultimi due mesi le segnalazioni relative allo Spikevax risultano in forte crescita, arrivando a dicembre quasi a «raggiungere» il Comirnaty (2.775 del primo contro 3.132 del secondo). Un altro dettaglio interessante, e per certi versi preoccupante, riguarda la gravità, in costante crescita dalla pubblicazione del primo rapporto. Secondo i dati presenti sul sistema Ram, quasi una reazione su sei (16,7%) viene classificata come «grave». Nella prima edizione del report erano appena una su 14 (7,3%). Colpiscono, scorrendo il dettaglio le segnalazioni di miocardite (412 casi), pericardite (629), embolia polmonare (557), e ancora trombosi (349), trombocitopenia (407) e paralisi di Bell (239). Rimane da chiarire il dato relativo alle segnalazioni con esito fatale. Nell’elenco risultano, infatti, 100 casi di «morte improvvisa» e 44 casi di «morte», cifre che cozzano con i 608 casi di decesso post vaccino citati nel report di ottobre 2020 (16 dei quali giudicati correlabili al vaccino).
Rimane un mistero la ragione per la quale l’Aifa si ostini a non pubblicare il rapporto. Per quale motivo tiene per sé informazioni delle quali in realtà dispone? O meglio, le lascia a disposizione dei cittadini ma al contempo accuratamente «nascoste», senza un’adeguata spiegazione a corredo, favorendo così il rischio di interpretazioni scorrette? Negli ultimi tempi l’Agenzia si è limitata semplicemente ad aggiornare i grafici della pagina dedicata alla farmacovigilanza, i quali però forniscono una visione assai parziale e peraltro priva di alcuna analisi. Diversamente dall’estero, dove il regolatore provvede ad aggiornare costantemente i dati sulle reazioni avverse, accompagnandoli di volta in volta con la giusta chiave interpretativa. Tanto per fare alcuni esempi, nel Regno Unito il report sugli effetti avversi è stato aggiornato appena pochi giorni fa, il 27 gennaio, in Spagna il 26 gennaio, nei Paesi Bassi il 23 gennaio, in Francia 21 gennaio, e in Svizzera il 12 gennaio. Più che a farmacovigilanza, a conti fatti, quella dell’Aifa somiglia a farmacosonnolenza, conclude Antonio Grizzuti su La Verità.
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[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia MC Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]
Mentre il governo Draghi continua a insistere sulla strada della vaccinazione, resa obbligatoria per tutti gli italiani sopra i 50 anni di età con il resto della popolazione “costretta” comunque dal Green pass a sottoporsi all’inoculazione, il programma Report in onda su Rai Tre ha mandato in onda un servizio sulla vigile attesa. Come annunciato dal conduttore Sigfrido Ranucci, “siamo andati a vedere la sperimentazione di medici per quello che riguarda l’utilizzo degli antinfiammatori nei primi momenti dei sintomi di un paziente che ha il Covid”. Un video che non ha mancato di far discutere.
All’interno del servizio, Report ha preso in esame alcune cure sperimentate dall’Istituto Mario Negri di Milano e che hanno fatto registrare una regressione della malattia nell’80% dei pazienti trattati. “Abbiamo verificato che questi antinfiammatori non solo possono attenuare la sintomatologia della fase iniziale virale – ha detto Fredy Suter, il primario emerito dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo – ma possono ridurre le ospedalizzazioni e molto probabilmente anche i casi di morte”.
Secondo il primario, intervistato da Report, mentre la tachipirina non cura l’infiammazione, i farmaci antinfiammatori vanno alla radice del problema riducendo la probabilità di arrivare a un’infiammazione grave. Quando gli è stato chiesto come mai queste cure, nonostante gli ottimi risultati, non siano state generalizzate, Suter ha risposto che gli enti regolatori (come l’Agenzia Italiana del Farmaco) possono dare indicazioni soltanto sulla base di studi scientifici estremamente rigorosi.
Il nostro studio ha dei limiti – ha chiarito Suter – Cercheremo di farne uno il più possibile corretto da tutti i punti di vista”. Una risposta che, secondo Report, era “diplomatica”. Ranucci ha sottolineato come, al momento di far emergere questo protocollo, sarebbero state riscontrate delle difficoltà con le istituzioni, visto che si sarebbero creati contrasti con il protocollo ministeriale della vigile attesa. Emblematico un fiori onda del primario, che pensava di non essere più registrato: “Solo con questa norma, avremmo risparmiato migliaia di morti”.
_______________________ [Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia MC Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]
In un documento di ricerca non peer-reviewed pubblicato proprio questa settimana, Stephanie Seneff, Ph.D., descrive un meccanismo dei vaccini COVID che si traduce nella soppressione del sistema immunitario innato. Lo fa inibendo la via dell’interferone di tipo 1
[In a non-peer-reviewed research paper just this week published, Stephanie Seneff, Ph.D., describes a mechanism of the COVID shots that results in the suppression of your innate immune system. It does this by inhibiting the type-1 interferon pathway]
Il vaccino COVID può indurre i neuroni nel cervello a produrre proteine spike tossiche o ad assorbire proteine spike circolanti, e i neuroni cercano di eliminare la proteina spike trasmettendole attraverso gli esosomi. Gli esosomi vengono raccolti dalle microglia, cellule immunitarie nel cervello, che attivano una risposta infiammatoria, che può contribuire a disturbi degenerativi del cervello
Due microRNA, miR-148a e miR-590, sono fondamentali in questo processo. Questi microRNA – escreti negli esosomi insieme alla proteina spike – interrompono significativamente la risposta dell’interferone di tipo 1 in qualsiasi cellula, comprese le cellule immunitarie.
In media, ci sono il doppio delle segnalazioni di cancro a seguito dei vaccini COVID rispetto a tutti gli altri vaccini combinati negli ultimi 31 anni
Il fatto che il segnale sia così forte è ancora più notevole se si considera che la maggior parte delle persone non pensa che il vaccino COVID possa aver contribuito all’emergere del cancro, quindi non lo segnalano mai
In questa intervista, Stephanie Seneff, Ph.D., ricercatrice senior al MIT che è stata al MIT per oltre cinque decenni, discute il suo ultimo articolo, “Innate Immune Suppression by SARS-CoV-2 mRNA Vaccinations. The Role of G-quadruplexes, Exosomes and MicroRNAs”, scritto in collaborazione con il Dr. Peter McCullough, insieme ad altri due autori, dr. Greg Nigh e Dr. Anthony Kyriakopoulos.
In precedenza, Nigh e Seneff hanno co-scritto un intero articolo che descrive in dettaglio le differenze tra la proteina spike e la proteina spike del vaccino COVID. In un documento di ricerca non peer-reviewed pubblicato proprio questa settimana sul servizio di prestampa Authorea, loro e i loro altri co-autori approfondiscono i meccanismi dei vaccini COVID, mostrando come assolutamente, in nessun modo o forma, siano sicuri o efficaci.
I vaccini in realtà sopprimono il sistema immunitario innato.
“Penso che McCullough sia fantastico e sono così felice di averlo con me”,esordisce Seneff . “Spero davvero che saremo in grado di trovare una rivista che sia disposta a pubblicarlo. Potremmo dover cercare una sorta di media alternativi per farlo pubblicare.
È davvero incredibile la quantità di censura in questo momento. Sono sempre in uno stato di shock. Continuo a pensare che non peggiorerà, e andrà meglio, invece sembra solo continuare a peggiorare sempre di più.
Non so dove sia la fine. È molto scoraggiante … Pharma ha così tanto denaro e hanno tutto pronto per assicurarsi che nulla li superi …
Speriamo di metterlo come prestampa, ma … sorprendentemente, possono rifiutarlo anche a livello di prestampa. Stiamo lavorando su questo punto, ma non è facile. Quando scrivi qualcosa di così radicale, combattono davvero duramente per tenerlo fuori dal web”.
Come notato da Seneff, quando si guardano i vari database per gli eventi avversi, è possibile vedere un segnale di sicurezza eccezionalmente forte – e gli sviluppatori di vaccini COVID lo sanno. “I numeri sono fuori controllo”, dice Seneff, e questo vale per tutti i livelli di effetti collaterali, da lievi a catastrofici.
Seneff ha esaminato i dati sul cancro, ad esempio, e in media, ci sono il doppio delle segnalazioni di cancro dopo i vaccini COVID rispetto a tutti gli altri vaccini combinati negli ultimi 31 anni.
“È assurdo, perché è complessivamente due volte [più alto]. Il cancro al seno, ad esempio, è tre volte superiore per questi vaccini in un anno, che per tutti gli altri vaccini in 31 anni. È un segnale estremamente forte”,dice Seneff.
“Il linfoma si sta manifestando molto più frequentemente con questi [vaccini COVID]. C’è un segnale incredibile lì in VAERS [il sistema di segnalazione degli eventi avversi dei vaccini degli Stati Uniti]”.
Il fatto che il segnale sia così forte è ancora più notevole se si considera che la maggior parte delle persone non pensa che il vaccino COVID possa essere correlato al proprio cancro, quindi non lo segnalano mai. “Mi lascia perplessa che siano disposti a fare un tale danno alla salute di tutta la popolazione del mondo. Non capisco quel grado di malvagità”, afferma Seneff.
Interruzione dell’interferone di tipo 1
I vaccini sopprimono il sistema immunitario innato inibendo l’interferone di tipo 1. Uno dei primi studi a suggerire Seneff e McCullough a questo è stato uno studio indiano, in cui le cellule umane cresciute in una coltura sono state esposte alle nanoparticelle di DNA che le istruiscono a produrre la proteina spike SARS-CoV-2, proprio come fanno i vaccini COVID.1
Il ceppo cellulare è chiamato HEK-293. Queste sono cellule che sono state prelevate dai reni di un feto abortito nel 1980 e sono frequentemente utilizzate nella ricerca. Mentre prese dai reni, queste cellule hanno proprietà neuronali. Quando sono programmate per produrre proteine spike, queste cellule rilasciano quella proteina spike all’interno degli esosomi – nanoparticelle lipidiche all’interno delle quali è confezionata la proteina spike.
Gli esosomi agiscono come una rete di comunicazione per le cellule. Quando una cellula è sotto stress, rilascia esosomi contenenti alcune delle molecole che la stanno stressando. Quindi, nel caso dei vaccini COVID, gli esosomi contengono proteina spike e microRNA. I microRNA sono molecole di segnalazione che sono in grado di influenzare la funzione cellulare. Fanno sì che la cellula cambi il suo comportamento o metabolismo. In genere, lo fanno sopprimendo alcuni enzimi.
Lo studio indiano ha trovato due microRNA specifici all’interno degli esosomi rilasciati da queste cellule simili a neuroni: miR-148a e miR-590. I ricercatori hanno quindi esposto le microglia (cellule immunitarie nel cervello) a questi esosomi. Quindi, come spiegato da Seneff, ci sono neuroni nel cervello che producono proteina spike, o assorbono la proteina spike che è in circolazione e reagiscono ad essa rilasciando esosomi.
Gli esosomi vengono quindi raccolti dalla microglia, le cellule immunitarie nel cervello. Quando le cellule immunitarie ricevono quegli esosomi, attivano una risposta infiammatoria. Questa è principalmente una risposta a quei microRNA, il miR-148a e il miR-590. Naturalmente, c’è anche la proteina spike tossica lì.
Combinati, causano infiammazione nel cervello, che danneggia i neuroni. Questa infiammazione, a sua volta, può contribuire a una serie di disturbi degenerativi del cervello. Le particelle lipidiche nel vaccino COVID, che contengono l’mRNA, sono simili agli esosomi, ma non identiche. Sono anche molto simili alle particelle lipidiche a bassa densità (LDL).
“Penso che gli esosomi siano probabilmente un po’ più piccoli. Le particelle del vaccino sono più grandi. Sono più simili a una particella LDL. Le particelle del vaccino hanno colesterolo nella loro membrana e hanno lipoproteine. Quindi, sono fatti per assomigliare a una particella LDL.
Ma poi gettano questo lipide cationico, che è davvero, davvero tossico – un lipide cationico sintetico che lo rende caricato positivamente. Sperimentalmente, hanno scoperto che questo lipide, quando la particella viene assorbita dalla cellula, viene rilasciato nel citoplasma, [dove] quell’mRNA produce quindi la proteina spike.
[I vaccini COVID] sono progettati in modo molto intelligente, sia in termini di protezione dell’RNA dalla scomposizione, sia in termini di rendere l’RNA molto efficiente nel produrre la proteina spike. È molto diverso dall’mRNA prodotto dal virus, anche se codifica per la stessa proteina”.
Seneff ha scritto un intero articolo2 dettagliando le differenze tra la proteina spike virale e la proteina spike del vaccino COVID, insieme a Greg Nigh, che è stata pubblicata sull’International Journal of Vaccine Theory, Practice and Research nel maggio 2021. Fondamentalmente serve come primer per capire di cosa discutiamo qui.
Due microRNA, miR-148a e miR-590 – escreti negli esosomi insieme alla proteina spike – interrompono significativamente la risposta dell’interferone di tipo 1 in qualsiasi cellula, comprese le cellule immunitarie.
Tornando al documento indiano sopra citato, hanno scoperto che la microglia ha finito per produrre infiammazione nel cervello e i due microRNA sono centrali in questo processo. Il miR-148a e il miR-590 sono stati inseriti in quegli esosomi con la proteina spike e questi due microRNA sono in grado di interrompere significativamente la risposta all’interferone di tipo 1 in qualsiasi cellula, comprese le cellule immunitarie.
L’interferone di tipo 1 trattiene anche i virus latenti come i virus dell’herpes e della varicella (che causa l’herpes zoster), quindi se la via dell’interferone viene soppressa, questi virus latenti possono anche iniziare ad emergere. Il database VAERS rivela che molti che sono stati danneggiati, segnalano questo tipo di infezioni.L’interferone soppresso aumenta anche il rischio di cancro e malattie cardiovascolari.
La risposta all’interferone di tipo 1 è cruciale nelle infezioni virali
Come spiegato da Seneff, la risposta all’interferone di tipo 1 è assolutamente cruciale come risposta di primo stadio a un’infezione virale. Quando una cellula viene invasa da un virus, rilascia interferone alfa di tipo 1 e interferone beta di tipo 1. Agiscono come molecole di segnalazione che dicono alla cellula che è stata infettata.
Questo, a sua volta, lancia la risposta immunitaria e la fa intervenire contro l’infezione virale. È stato dimostrato che le persone che finiscono con una grave infezione da SARS-CoV-2 hanno una risposta compromessa all’interferone di tipo 1. Come notato da Seneff:
“È ironico che i vaccini vengano somministrati per proteggerti dal COVID, eppure producano una situazione in cui le tue cellule immunitarie sono mal equipaggiate per combattere SARS-CoV-2 se dovesse entrare nella cellula. Il trucco è che il vaccino produce un’enorme risposta anticorpale, e questo è tipico della malattia grave.
Quindi, il [vaccino COVID] inganna il tuo sistema immunitario nel fargli credere che tu abbia avuto un grave caso di COVID. È davvero interessante in questo modo, perché ha superato la barriera mucosa dei polmoni, ha superato la barriera vascolare del sangue, nel muscolo. Inoltre, è stato mascherato.
L’RNA non sembra un RNA virale, sembra una molecola di RNA umana. Parte delle modifiche [apportate all’mRNA nel vaccino] è stata quella di renderlo molto robusto, quindi non può essere scomposto. È anche molto efficiente a rendere veloce la proteina [spike], che ha anche un problema perché porta a molti errori, che è un altro problema …
Le cellule immunitarie assorbono le nanoparticelle e le trasportano attraverso il sistema linfatico nella milza. Diversi studi hanno dimostrato che finisce nella milza … le ovaie, il fegato, il midollo osseo … La milza, ovviamente, è molto importante per la produzione di anticorpi”.
È importante sottolineare che la risposta anticorpale che si ottiene dal vaccino COVID è esponenzialmente superiore a quella che si ottiene dall’infezione naturale e la ricerca ha dimostrato che il livello di risposta anticorpale aumenta con la gravità della malattia. Quindi, il vaccino imita fondamentalmente un’infezione grave. Nell’infezione lieve, potresti non produrre alcun anticorpo, perché le cellule immunitarie innate sono abbastanza forti da combattere l’infezione senza di loro.
È quando il tuo sistema immunitario innato è debole cheiniziano i problemi, e parte di quella debolezza è una risposta all’interferone di tipo 1 soppressa. Se la risposta all’interferone di tipo 1 è carente, le cellule immunitarie non sono in grado di fermare la diffusione del virus nel corpo.
Secondo Seneff, il motivo per cui l’integrazione di interferone di tipo 1 non è stata raccomandata finora è perché devi cronometrarla perfettamente affinché la cascata immunitaria funzioni correttamente. L’interferone di tipo 1 svolge un ruolo definitivo solo nella primissima fase dell’infezione. Una volta che sei entrato in una fase di infezione moderata o grave, è troppo tardi per usarlo.
I vaccini COVID confondono il tuo sistema immunitario
Come notato da Seneff, i vaccini COVID sono così innaturali che il tuo sistema immunitario non sa più cosa fare.
“La mia impressione è che le cellule immunitarie non sappiano cosa diavolo stia succedendo. C’è questa proteina tossica prodotta in quantità massicce dalle cellule immunitarie. Questo è estremamente insolito. Non c’è alcun segno di alcun tipo di infezione virale perché questi RNA sembrano RNA umani.
È come se le cellule immunitarie umane decidessero improvvisamente di produrre una proteina davvero tossica e crearne molta – che è esattamente quello che stanno facendo – e il sistema immunitario è completamente sconcertato da questo. Le cellule immunitarie non hanno idea di cosa farne.
Naturalmente, queste cellule immunitarie che sono sovraccariche di tutta questa proteina spike, è come se dicessero, “Devo sbarazzarmi di questa roba”, quindi la spediscono come questi esosomi. I microRNA [negli esosomi] pensano che le cellule riceventi avranno bisogno di quelle particolari molecole di segnalazione per aiutarle a fare tutto ciò che occorre per far fronte a questo carico tossico.
Quindi, diffondi la proteina spike nel resto del corpo, solo per dissipare la tossicità che stai affrontando nella milza, credo. Questi esosomi sono anche molto efficaci per allenare gli anticorpi. C’era un bel documento che mostrava gli esosomi che venivano rilasciati [hanno] proteina spike nella loro membrana, l’esterno dell’esosoma.
È abbastanza interessante che la proteina spike venga visualizzata lì, perché questo consente alle cellule immunitarie – le cellule B e le cellule T che hanno bisogno di avvicinarsi ad essa – di capire come modellare i loro anticorpi. Gli anticorpi vengono modellati per corrispondere alla proteina tossica esposta sulla superficie degli esosomi.
Dopo circa 14 giorni dalla seconda dose, gli esosomi hanno indotto una risposta anticorpale. [I ricercatori] hanno ritenuto che gli esosomi giocassero un ruolo critico in questa risposta anticorpale estrema prodotta dalle cellule B e dalle cellule T, il sistema immunitario adattativo.
Ma penso che il modo in cui funziona il vaccino sia che non c’è altra scelta se non quello di produrre anticorpi. È l’unico modo per combatterlo. È una proteina tossica che viene prodotta e rilasciata da queste cellule immunitarie e l’unica cosa che puoi fare per fermarla è produrre anticorpi.
Cercano di produrre un sacco di anticorpi che si incollano su quelle proteine spike tossiche e impediscono loro di entrare attraverso il recettore ACE2. Questo è il lavoro degli anticorpi. Fanno un buon lavoro, inizialmente … È vero che ti proteggono dalle malattie. Sfortunatamente, i livelli di anticorpi diminuiscono abbastanza drasticamente, abbastanza rapidamente”.
Ci sono anche anticorpi che peggiorano la malattia piuttosto che combatterla, e il livello di questi anticorpi diminuisce a un ritmo più lento rispetto agli anticorpi protettivi. Quindi, dopo un certo numero di mesi si finisce con una risposta immunitaria NEGATIVA. In altre parole, ora sei più incline alle infezioni che mai. Come spiegato da Seneff:
“C’è un punto di crossover in cui gli anticorpi potenzianti possono essere più forti degli anticorpi protettivi, ed è allora che è possibile ottenere questopotenziamento dipendente dagli anticorpi (ADE) che le persone hanno visto in passato con [altri] vaccini contro il coronavirus. Stiamo ancora cercando di vedere se questo è il caso dei vaccini COVID. Ci sono alcune prove qua e là, ma non sono [ancora conclusive]”.
L’importanza delle cellule T citotossiche
Dopo che lo studio indiano ha informato Seneff e McCullough del problema dell’interferone, si sono imbattuti in uno studio cinese3 che ha monitorato l’effetto del vaccino COVID sul sistema immunitario nel tempo. Qui, hanno scoperto che l’infezione ha causato un aumento delle cellule T CD8 +, importanti cellule T citotossiche che in realtà rimuovono le cellule infette.
Come notato da Seneff, le cellule CD8+ sono una parte importante della difesa contro SARS-CoV-2. È importante sottolineare che le cellule T CD8 + sono state migliorate in risposta all’infezione naturale, ma non in risposta al vaccino COVID. Anche loro hanno trovato la soppressione dell’interferone di tipo 1 post-vaccino. Quindi, all’indomani del vaccino, non solo la tua risposta di prima linea è depressa – la risposta all’interferone di tipo 1 – ma ti manca anche la parte della risposta immunitaria che pulisce le cellule infette.
Il microRNA che influenza il rischio di miocardite
Un terzo microRNA (mRNA) creato dall’infezione naturale da SARS-CoV-2 è miR-155 e svolge un ruolo importante nella salute del cuore. All’inizio della pandemia, ci sono state segnalazioni di COVID-19 che causava problemi cardiaci.
Seneff sospetta che gli esosomi contenenti miR-155 possano essere presenti dopo il vaccino e possano svolgere un ruolo nel danno cardiaco che viene segnalato. In particolare, miR-155 è associato a miocardite. Come accennato in precedenza, il microRNA sopprime alcune proteine che poi causano una complicata risposta a cascata. Quando una particolare proteina che è un giocatore critico viene soppressa da un microRNA, allora si verifica una cascata completamente diversa.
Perché i problemi autoimmuni possono sorgere post-vaccino
Gli anticorpi prodotti dal vaccino hanno diverse brevi sequenze peptidiche in essi che sono state precedentemente trovate in diverse cellule umane che sono correlate alla malattia autoimmune. Seneff spiega:
“Kanduc ha scritto molto su questo. È un’esperta di questi anticorpi … La proteina spike [SARS-CoV-2] è molto sovrapposta alla proteina umana. Ciò significa che quando si costruisce una risposta anticorpale molto forte alla proteina spike, quegli anticorpi possono confondersi e possono attaccare una proteina umana che ha una sequenza simile.
Questa è una forma classica di malattia autoimmune. Si chiamamimetismo molecolare. C’erano molte proteine diverse che corrispondevano. È stato abbastanza sorprendente … Sembra essere molto ben progettato per indurre malattie autoimmuni, se si producono anticorpi contro quelle sequenze nella proteina spike”.
Problemi neurologici nelle donne
I vaccini sono inoltre strettamente associati a problemi neurologici come tremori incontrollabili. Curiosamente, questo effetto collaterale colpisce in modo sproporzionato le donne. Il meccanismo qui coinvolge di nuovo gli esosomi. Seneff spiega:
“Sento che c’è un segnale molto forte per l’idea, che sto spingendo, ci sono quelle cellule immunitarie nella milza che producono proteine spike e le rilasciano negli esosomi. È stato dimostrato in studi sul morbo di Parkinson che quegli esosomi viaggiano lungo le fibre nervose.
Andranno lungo il nervo splancnico, si collegheranno con il nervo vago, saliranno al cervello e entreranno in tutti questi diversi nervi nel cervello. Quando guardi il database VAERS, vedi segnali tremendi per tutti i tipi di eventi che suggeriscono che diversi nervi vengono infiammati.
Ad esempio, ci sono 12.000 casi di acufene associati al vaccino COVID-19, e questo è solo ciò che viene riportato. L’acufene è un segnale forte. L’acufene sarà un’infiammazione del nervo uditivo. Ciò significa che devi andare fino in fondo dalla milza, fino al nervo vago, e poi connetterti al nervo uditivo per causare l’acufene.
Poi hai la paralisi di Bell, che è l’infiammazione del nervo facciale. Hai l’emicrania. Ci sono oltre 8.000 casi di emicrania, che è legata a un’infiammazione del nervo trigemino.
Probabilmente va anche, sospetto, lungo le fibre nervose della colonna vertebrale, che potrebbe causare alcuni di questi casi di paralisi. Le persone hanno molti problemi di mobilità legati a questi vaccini.
Vedo la possibilità di causare molti disturbi alla guaina mielinica, e ne parliamo nel documento. Si tratta, ancora una volta, di una segnalazione complessa. È possibile arrivare al problema della guaina mielinica attraverso l’interruzione dell’interferone di tipo 1.
Questo, ancora una volta, coinvolge qualcosa chiamato fattore di risposta all’interferone 9 IRF9. Questa proteina innesca la produzione di sulfatide nel fegato e questa proteina viene soppressa da questi microRNA che ho menzionato prima. “
Il solfatide, un importante vettore lipidico, è l’unico lipide solfonato nel corpo umano. Il fegato produce la maggior parte del solfatide, che viene poi trasportato dalle piastrine (cellule del sangue) in altre aree del corpo. La guaina mielinica contiene elevate quantità di sulfatide. Fa parte di ciò che protegge la guaina mielinica. Nelle malattie demielinizzanti, quel solfatide si erode, permettendo infine alla mielina di essere attaccata.4
Seneff ritiene che il vaccino COVID provochi un danno significativo alla mielina, a causa di questi esosomi infiammatori. Questo danno non si presenta necessariamente subito, anche se alcuni destinatari di vaccino sperimentano effetti estremamente devastanti. Potrebbero essere necessari 10 anni o più prima che si manifesti una malattia demielinizzante.
“Penso che vedremo persone contrarre queste malattie neurodegenerative a breve”, Seneff dice: “E penso che chiunque abbia già una di queste malattie, avrà una progressione accelerata”.
Potremmo presto vedere un’esplosione di casi di Parkinson
Inquietantemente, la perdita dell’olfatto e la disfagia, l’incapacità di deglutire, sono entrambi segni del morbo di Parkinson, ed entrambe queste condizioni vengono segnalate dopo il vaccino da migliaia di persone. Quindi, negli anni a venire, potremmo assistere a un’esplosione del Parkinson.
“Gli studi sul Parkinson hanno dimostrato che è possibile ottenere agenti patogeni nell’intestino che producono una proteina simile al prione, che è ciò che è la proteina spike. Le cellule immunitarie quindi lo prendono e lo portano alla milza. Questo, ovviamente, causa stress.
Una cellula immunitaria stressata nella milza si sovraregola e produce più alfa-sinucleina. L’alfa-sinucleina è una molecola che combatte le infezioni, e questa è la molecola che si piega male in associazione con il morbo di Parkinson.
Sono affascinata da tutte queste molecole che sono simili ai prioni. C’è la proteina prionica stessa, che è associata alla CJD, alla malattia di Creutzfeldt-Jakob, ma poi c’è l’alfa-sinucleina e l’amiloide-beta, c’è il TDP-43, che è associato alla SLA.
Tutte queste malattie sono sovrarappresentate nel database VAERS per i vaccini COVID, rispetto a tutti gli altri vaccini combinati in 31 anni. È completamente fuori linea.
Ci sono 58 casi di Alzheimer in associazione con i vaccini COVID e 13 in associazione con tutti gli altri vaccini in 31 anni. Questo è molte volte di più – 58 contro 13.
CJD è anche molto più comune. È quasi sette volte più comune nei casi di vaccino COVID. La CJD è una malattia terribile. Diventi paralizzato e muori dopo pochi anni. Questa è la classica proteina prionica [malattia]. È estremamente raro. Solo 1 su 1 milione ottiene CJD.
C’è stata una persona che mi ha contattato dalla Francia la cui moglie ha sviluppato la CJD solo poche settimane dopo il secondo vaccino. Era assolutamente convinto che il vaccino lo avesse causato. Ci sono in realtà 27 casi [di CJD] riportati in VAERS per i vaccini COVID-19, contro solo quattro casi nell’intera storia di tutti gli altri vaccini combinati. “
Problemi di salute che possiamo aspettarci di vedere di più
Col tempo, Seneff prevede che vedremo un drammatico aumento di infezioni e tumori di tutti i tipi, malattie autoimmuni, malattie neurodegenerative e problemi riproduttivi. Come accennato, la ricerca ha dimostrato che la proteina spike si accumula nella milza e nelle ovaie delle donne.
Senza dubbio, l’infiammazione nelle ovaie non è una buona cosa. Gli uomini riportano anche testicoli gonfi, e questo potrebbe essere indicativo di infiammazione. I dati preliminari mostrano che le donne che ricevono il vaccino entro le prime 20 settimane di gravidanza hanno un tasso di aborto spontaneo dall’82% al 91%.5 Ci sono anche rapporti VAERS che descrivono danni fetali. Naturalmente, potrebbe anche compromettere la fertilità futura.
Come descritto in precedenza, alcuni anticorpi prodotti dal vaccino possono reagire alle proteine umane. Una proteina simile alla proteina spike che gli anticorpi attaccano è la sincitina, che è essenziale per la fecondazione dell’ovulo. La preoccupazione è che gli anticorpi possano attaccare e distruggere la sincitina, interrompendo e impedendo così l’impianto nella placenta.
Omicron – Una benedizione sotto mentite spoglie?
I vaccini perpetuano anche il COVID, con varianti sempre nuove del virus.
“Nel primo articolo che Greg e io abbiamo scritto, abbiamo previsto che i vaccini avrebbero causato un aumento dell’emergere di varianti della proteina spike, versioni alterate del virus, sotto la pressione del vaccino”. Seneff dice.
“In effetti, mi sembra che sia quello che sta succedendo. Ma sono davvero fiduciosa con Omicron, perché Omicron sembra essere un virus più mite, ma incredibilmente infettivo. Imperverserà attraverso la popolazione e darà a tutti, essenzialmente, un vaccino. È un po’ come un vaccino naturale, credo.
[La ricerca] ha dimostrato che … avendo avuto Omicron, sei protetto, in una certa misura, da Delta. Delta sta scomparendo comunque, perché Omicron la sta cacciando. È davvero fantastico. Penso che Omicron sia il dono di Dio dal cielo”.
Tuttavia, tale benedizione potrebbe essere annullata in coloro che hanno ricevuto più vaccini COVID. Ogni dose erode la risposta immunitaria, in modo tale che diventa sempre più compromessa con ogni dose. Ancora una volta, questo ha a che fare con la soppressione dell’interferone di tipo 1, discussa in precedenza.
Cosa catalizza i danni negli atleti?
Più di 400 casi di gravi problemi cardiaci e morte sono stati segnalati anche tra gli atleti professionisti,6 che sono alcune delle persone più sane del pianeta. Quale meccanismo può spiegare questo fenomeno? Com’è possibile che i vaccini COVID possano causare danni sufficienti per eliminare i giovani con una biologia ottimizzata?
Seneff sospetta che essere in forma potrebbe causare più recettori ACE2 nel cuore e la porzione S1 della proteina spike SARS-CoV-2 si lega al recettore ACE2. Crede che la proteina spike venga consegnata al cuore attraverso gli esosomi, attraverso il nervo vago, e, ancora una volta, l’esosoma miR-155 è associato a problemi cardiaci.7
Inoltre, quando la proteina spike S1 si lega al recettore ACE2,8 disabilita il recettore. Quando si disabilita ACE2, si ottiene un aumento di ACE, che provoca ipertensione ed eleva l’angiotensina 2. Quando l’angiotensina 2 è sovraespressa, è possibile ottenere un’infiammazione intensa nel cuore. Sesei impegnato in uno sforzo intenso e il tuo cuore è infiammato, puoi innescare un arresto cardiaco, che è ciò che vediamo in molti di questi casi di atleti. Stanno crollando sul campo.
G-Quadruplex
Un altro punto focale dell’articolo di Seneff e McCullough è qualcosa chiamato G4 o G-quadruplexes.
“I G-quadruplex sono davvero affascinanti e non ho molta padronanza di essi”, Seneff dice. “È una biologia difficile, ancora più difficile di molte altre cose che ho letto …
I G4 sono fondamentalmente una disposizione di [guanine]. Le guanine sono uno dei quattro nucleotidi che compongono il DNA o l’RNA. Guanine è la G nel G4. Quello che succede è che una sequenza di nucleotidi su un DNA o una stringa di RNA può ripiegarsi su se stessa e formare G-quadruplex. Sono quattro guanine, in punti diversi della proteina, che si riavvolgono e si attaccano insieme.
C’è un metallo nel mezzo – spesso potassio o calcio – che aiuta a stabilizzare questi G4. La cosa interessante è che rendono l’acqua intorno a loro strutturata. Fanno acqua gelificata [aka acqua della zona di esclusione (EZ)] …
Quei G4 possono formarsi nel DNA, e questo in realtà impedisce che diventi attivo. [Il DNA] non viene convertito in RNA, e non produce proteine se ha quei G4. Probabilmente, l’acqua EZ non permette a nulla di avvicinarsi. Pensalo come se fosse bloccato in un gel.
Ci sono molti G4 nelle regioni promotrici di queste sequenze di DNA e ci sono molte proteine che hanno questi G4 nella loro regione promotrice. È interessante notare che ci sono alcune proteine che possono svelarle. Ci sono proteine che possono legarsi a loro e causare l’annullamento del G4, e che attiva o consente alla proteina di essere espressa.
È un elemento regolatore che controlla quali proteine vengono espresse dal DNA. Molte delle proteine che hanno questi G4 nel loro promotore sono oncogeni del cancro. Finché rimangono gelificati, sono inattivi, ma se si sbloccano, diventano attivi.
Si scopre che le proteine prioniche … [sono] fatte di RNA, e l’RNA ha questi G4. La proteina può legarsi ai G4 nell’RNA ed entrambi reagiscono. La teoria è che la proteina diventi simile al prione. Queste proteine prioniche hanno due modi di essere, uno è sicuro e uno non è sicuro, e i G4 aumentano il rischio di misfolding della proteina prionica.
La presenza di quei G4, e l’incontro con quei G4, aumenta il rischio di misfolding nella configurazione simile a prioni.9 La cosa interessante è che la proteina spike è una proteina simile ai prioni. L’RNA che hanno costruito per il [vaccino COVID], hanno fatto qualcosa chiamato ottimizzazione del codone, che ha comportato l’inserimento di molte più guanine nell’RNA rispetto al virus originale. Hanno migliorato la guanina.
Migliorare la guanina significa aumentare il numero di G4, il che significa aumentare il rischio che la proteina spike si pieghi in una proteina simile al prione. Penso che i G4 aumentino il rischio, il pericolo che la proteina spike [agisca] come una proteina simile ai prioni.
Ma non sappiamo davvero quale sarà la conseguenza di avere tutti questi RNA G4 nel citoplasma. Abbiamo un numero enorme di questi RNA fermi lì con i loro G4. Cosa farà questo al resto del processo normativo G4? Non lo sappiamo. Nessuno lo sa. Nessuno ne ha idea”.
Sommario
Per riassumere il punto centrale dell’ultimo articolo di Seneff diremo che:
Il vaccino COVID causa la soppressione dell’interferone alfa, che indebolisce il sistema immunitario. In effetti, le autorità di regolamentazione dell’Unione europea stanno ora avvertendo che i ripetuti richiami di vaccino COVID possono indebolire l’immunità generale.10
Il meccanismo principale è la compromissione della risposta dell’interferone alfa, che è essenziale per la corretta attivazione del sistema immunitario innato, dell’immunità cellulare, principalmente delle cellule T e delle cellule killer. Quando funziona correttamente, la cellula lancia la risposta all’interferone di tipo 1 non appena viene infettata da un virus.
Innesca l’ingresso delle cellule immunitarie, uccide il virus e rimuove i detriti. Questo attiva la componente umorale del sistema immunitario, la produzione di anticorpi, che richiede più tempo. (Ecco perché dicono che non sei protetto fino a 14 giorni dopo l’iniezione.)
In che modo l’interferone di tipo 1 viene soppresso dal vaccino? È soppresso perché l’interferone di tipo 1 risponde all’RNA virale e l’RNA virale non è presente nel vaccino COVID. L’RNA viene modificato per assomigliare alla molecola di RNA umana, quindi la via dell’interferone non viene attivata. Peggio ancora, la via dell’interferone è attivamente soppressa dal gran numero di proteine spike prodotte dall’mRNA nel vaccino e dai microRNA negli esosomi rilasciati dalle cellule immunitarie stressate.
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[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia MC Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]
Tutti i tennisti attualmente partecipanti al torneo di tennis professionistico sono stati completamente vaccinati. Il numero 22 del mondo è stato però visto lasciare il campo e abbandonare il suo match mentre si teneva il petto con difficoltà respiratorie in un match ATP. Nikoloz Basilashvili ha detto alla sua squadra che “ogni tiro mi manca il fiato”.
Colin Fleming, un commentatore di Stan Sport , ha descritto i sintomi di Basilashvili come “molto preoccupanti” e ha aggiunto: “Se senti di non poter fare alcun tipo di respiro profondo a questo livello e con questa intensità, questo è un problema”.
Il sito web di tennis OpenCourt ha affermato che Basilashvili “potrebbe essersi ripreso da Covid”, ma non è stato possibile verificarlo. “[Lui] ha detto all’allenatore che aveva il Covid ’10 giorni fa’”, ha detto l’outlet sui social media.
Il suo contendente Stefanos Tsitsipas ha invece accusato il caldo, non il Covid, per l’abbandono di Basilashvili in un’intervista a Tennis World USA : “A volte fa un po’ troppo caldo. Si potrebbe friggere un uovo in campo, ma siamo pronti per le partite difficili e anche per le emozioni”. Chiaramente il caldo non aveva infastidito altri giocatori e alcuni avevano addirittura accolto con favore le condizioni meteorologiche di Melbourne.
Dalila Jakupovic, che è stata costretta a ritirarsi dalla sua partita dopo essere caduta a terra, ha detto al notiziario The Western Australian : “Avevo davvero paura di crollare. Ecco perché sono andato sul pavimento perché non potevo più camminare. Non ho l’asma e non ho mai avuto problemi respiratori. In realtà mi piace il calore. Il fisio è tornato e ho pensato che sarebbe stato meglio. Ma i punti erano un po’ più lunghi e non riuscivo più a respirare e sono semplicemente caduto a terra”.
Nick Kyrgios , il giocatore numero 93 al mondo, ha sofferto di problemi respiratori al mattino e si è ritirato dalla partita sei ore prima del dovuto.
Anche Bernard Tomic ha dovuto prendere una pausa medica dopo aver lamentato difficoltà respiratorie durante le prime fasi del secondo set, ma è riuscito a tenere duro. “Non entra aria. Mi sto stancando così facilmente”, si è sentito dire Tomic al personale medico. “Qualcun altro si lamenta oggi?” voleva sapere. “No, è andato tutto bene”, ha detto il medico.
Gli organizzatori in preda al panico degli Australian Open ora incolpano la scarsa ” qualità dell’aria ” che sembra prendere di mira solo alcuni giocatori. La qualità dell’aria di Melbourne è classificata come “buona” dagli standard internazionali.
AUSTRALIA; LA TUA CATTIVERIA TI SEPPELLIRÀ!!!!!!
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[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]
Oggi il Partito Libertario ha depositatol’atto di citazione con ricorso d’urgenza al Tribunale di Romacontro il Presidente del Consiglio, il Consiglio dei Ministri e il Ministro della Salute per far dichiararel’illiceità costituzionale e sotto il profilo del diritto europeo della dichiarazione dello stato di emergenza, delgreen pass rafforzato edell’obbligo vaccinale. Hanno proposto l’azione numerosi cittadini, tra i quali tutti i dirigenti delPartito Libertario, nonché l’Associazione di tutela dei diritti del cittadino “Diritto e Mercato”, presieduta dall’Avv. Fabio Massimo Nicosia, presidente altresì del Partito Libertario. L’atto è stato predisposto dall’Avv. Nicosiainsieme ai difensori Avv.ti Francesco Giunta e Salvatore Ceraulo, a loro volta dirigenti del Partito Libertario.
Con questo atto, si praticano le strade giuridiche più aggiornate e innovative in materia di illiceità costituzionale, secondo un orientamento giurisprudenziale recentissimamente ribadito dalla Corte di Cassazione a Sezioni Unite, orientamento che consente, insieme all’invocazione della violazione del diritto eurounitario, di evitare la strettoia dell’elevazione della questione di costituzionalità, al fine di far dichiarare immediatamente l’illegalità degli atti impugnati.
Si è denunciata in particolare la persecuzione del gruppo sociale “non vaccinati”, in atto da mesi da parte dei vertici istituzionali e dei mass-media filo-governativi, ai sensi dell’art. 7 dello Statuto della Corte Penale Internazionale, il quale include tali persecuzioni tra i “crimini contro l’umanità”. Si è sottolineata l’illegalità dell’attuale dichiarazione di stato di emergenza per scadenza dei termini ultimi, stante anche la dichiarata rivendicazione del governo del potere, del tutto abusivo, di proclamarestati di emergenza a piacere, al di fuori di alcuna previsione costituzionale o normativa.
Tribunale di Roma contro il Presidente del Consiglio, il Consiglio dei Ministri e il Ministro della Salute per far dichiarare l’illiceità costituzionale e sotto il profilo del diritto europeo della dichiarazione dello stato di emergenza, del green pass rafforzato edell’obbligo vaccinale. Hanno proposto l’azione numerosi cittadini, tra i quali tutti i dirigenti del Partito Libertario, nonché l’Associazione di tutela dei diritti del cittadino “Diritto e Mercato”, presieduta dall’Avv. Fabio Massimo Nicosia, presidente altresì del Partito Libertario. L’atto è stato predisposto dall’Avv. Nicosiainsieme ai difensori Avv.ti Francesco Giunta e Salvatore Ceraulo, a loro volta dirigenti del Partito Libertario.
Con questo atto, si praticano le strade giuridiche più aggiornate e innovative in materia di illiceità costituzionale, secondo un orientamento giurisprudenziale recentissimamente ribadito dalla Corte di Cassazione a Sezioni Unite, orientamento che consente, insieme all’invocazione della violazione del diritto eurounitario, di evitare la strettoia dell’elevazione della questione di costituzionalità, al fine di far dichiarare immediatamente l’illegalità degli atti impugnati.
Si è denunciata in particolare la persecuzione del gruppo sociale “non vaccinati”, in atto da mesi da parte dei vertici istituzionali e dei mass-media filo-governativi, ai sensi dell’art. 7 dello Statuto della Corte Penale Internazionale, il quale include tali persecuzioni tra i “crimini contro l’umanità”. Si è sottolineata l’illegalità dell’attuale dichiarazione di stato di emergenza per scadenza dei termini ultimi, stante anche la dichiarata rivendicazione del governo del potere, del tutto abusivo, di proclamarestati di emergenza a piacere, al di fuori di alcuna previsione costituzionale o normativa.