La terza dose, sarà necessaria? A quale distanza, dal richiamo, dovrà essere fatta? Per chi sarà obbligatoria?
Sono tuttedomande alle qualisi sta cercando dirispondere in questi giorni, forti dell’esempio di nazioni, come gli Stati Uniti, che stanno procedendo con una nuova inoculazione dopo la seconda e che potrebbero offrire all’Italia alcune linee guida su come mandare avanti la campagna di immunizzazione.
Terza dose: le dichiarazioni del viceministro Pierpaolo Sileri. Ecco quando si comincerà…
Sileri ha dichiarato che un terzo giro di iniezioni di vaccino anti-covid è necessario, sulla base di quanto dimostrano gli studi rispetto a un’immunità vaccinale che cala nel tempo. Per Sileri si partirà dagli immunodepressi. “Ma questo non significa che la terza dose occorre farla a tutti ad ottobre, l’autunno sarà un punto di partenza per i richiami degli immunodepressi o perché sono passati 10 mesi”.
Cosa ha detto Speranza? sarà obbligatoria per gli statali?
Le parole del ministro della Salute Roberto Speranza riecheggiano i contenuti espressi da Sileri: “La nostra comunità scientifica, sta facendo le sue valutazioni e presto arriveranno le sue determinazioni – ritengo molto probabile che andremo nella direzione di assumere la terza dose e con tutta probabilità partiremo dai più anziani e dai più fragili”.
Di date ufficiali non ce ne sono, ma il mese cerchiato in rosso sarebbe ottobre: la tabella di marcia vede in pole position medici e fragili, ai quali il vaccino è stato somministrato prima. Poi Speranza ha parlato di Pubblica Amministrazione: il ministro intende prima capire quali saranno gli effetti della riapertura delle scuole sulla curva epidemiologica e solo a quel punto si potrebbe ragionare di Green Pass per i dipendenti degli uffici pubblici.
La terza dose agli statali è un dossier sul tavolo anche del ministro della PA, Renato Brunetta: “Questa crescita potrebbe essere addirittura superiore – ha detto- commentando le stime sul Pil, se si ripristinerà la modalità di lavoro ordinaria in presenza, tanto nel pubblico quanto nel privato”.
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C’è Laura che da sei mesi è senza saliva e con la lingua “ustionata”; c’è Gabriella, che due giorni dopo il vaccino Pfizer ha avuto un black out della vista: “Da allora un calvario, valori sballati, sempre stanca e senza forze, col cuore in sofferenza e bruciori inspiegabili”. Sono le storie drammatiche delle vittime da vaccino, che hanno segnalato ad Aifa reazioni avverse, ma non hanno mai ricevuto attenzioni mediche, se non una dose di tranquillanti e il terrore di restare invalide per sempre. E ora vincono paura e vergogna e escono allo scoperto: “Siamo trattate come malati di Serie B, ci siamo vaccinate convintamente, ma per noi i benefici non hanno superato i rischi”.
Convivere con la lingua perennemente secca e “ustionata”, senza lacrimazione né saliva, con gli occhi che si asciugano come un ramo secco e la bocca come avvolta da un pile. Nelle casistiche delle reazioni avverse da vaccino questa potrebbe essere una conseguenza minore, eppure se persiste da sei mesi, ormai, anche questa conseguenza cosiddetta minore può portare a una situazione invalidante con la quale dover convivere sempre più a fatica e nel timore che sia permanente.
I giornali continuano a ripetere il refrain che i rischi superano i benefici, ma se oggi chiedessero a Laura Scala, 45 anni, insegnante di Siracusa se per lei, almeno e solo per lei, i benefici del vaccino abbiano comunque superato i rischi, la risposta sarebbe no, perché a fronte di un contagio covid che avrebbe potuto gestire senza problemi, ora si ritrova invece con una invalidità inspiegabile e che nessun medico è interessato ad affrontare.
Sono le storie come queste, le storie di Laura Scala e di Alessia D’Arrigo, le storie di Federica Angelini che creano imbarazzo mediatico sanitario, come il corto circuito denunciato dalla pallavolista Francesca Marcon, alla quale il membro del Cts Abrignani ha rimproverato, umiliando il suo dramma, che con la sua denuncia dà argomenti ai no vax. Eppure, con la carriera compromessa e una malattia potenzialmente mortale e molto più grave di un contagio covid, la storia della Marcon è soltanto una delle tante storie di vittime che si sono vaccinate convintamente e ora si ritrovano a dover fare i conti con un dolore e una sofferenza non ascoltati né compresi.
“Sono stata contenta di vaccinarmi il primo marzo scorso – racconta Laura dopo aver girato un video testimonianza su Facebook -, perché come insegnante pensavo di dover dare il mio contributo. Ma dopo il vaccino ho provato un dolore pazzesco. Ho perso la lacrimazione, mi sono riempita di afte in bocca e oggi mi ritrovo con la gola costantemente secca, con le ghiandole salivari fuori uso che non producono saliva. Giro sempre con un bottiglione di due litri di acqua per bagnarmi le labbra, la lingua è come ustionata, con le papille gustative sopraelevate”.
E i medici? “Il fatto è che non so nemmeno che cosa spiegare, ne sto sentendo tanti, nei prossimi giorni andrò a Messina, ma nessuno sa darmi delle spiegazioni, ho segnalato ad Aifa tutti i miei disturbi, ma nessuno si è fatto vivo”.
Disagio, solitudine, paura di essere presi per matti, poca voglia di esporsi, una quotidianità che viene stravolta; la gran parte di questi casi, che stanno iniziando a riunirsi in chat su WhatsApp per condividere almeno la loro sofferenza, riceve dai medici una ricetta di xanax e tanti saluti.
Come il caso di Gabriella Carone (in foto), 50 anni, originaria di Taranto, ma residente ad Imperia. “Sono sempre stata bene di salute – racconta – ma oggi sono perennemente stanca, non riesco a scrivere, a camminare, il cuore non funziona come dovrebbe e i miei valori sono tutti sballati”.
Il calvario di Gabriella – anche lei vaccinata Pfizer convinta – inizia subito dopo il vaccino fatto il 12 giugno: “Dopo tre giorni ho iniziato a non vedere più nulla. Ero in casa col mio compagno – che ringrazio perché mi sta sostenendo in questa prova difficilissima -. Non vedevo nulla, è durato pochi istanti ma c’è stato un completo blackout della vista. La pressione era alta e dopo poco si sono gonfiati i linfonodi del collo, sembravo un criceto!”.
Inizia per lei un periodo oscuro: la dottoressa le prescrive farmaci per la pressione e l’immancabile xanax, ma il problema si aggrava: “Per andare dalla camera dal bagno mi viene l’affanno, sento anche io i bruciori interni di cui parlano le altre, mio figlio non mi riconosce più. Le caviglie sono gonfie e per “sfiammarle” cerco i rimedi più comuni come metterle sotto la doccia fredda. Il cuore? Il cardiologo ha visto che è stressato mentre i valori sono sballati: globuli bianchi e rossi altissimi, vitamina D inesistente, monociti bassissimi e colesterolo altissimo. Ogni riga del foglio dell’esame del sangue mostra asterischi e mi sento costantemente stanca, come se dovessi girare con un bambino in braccio tutto il giorno”.
La vita di Gabriella ora è sconvolta, è una giovane nonna, ma non riesce ad essere un aiuto al figlio in questo momento che non sa quanto durerà e se un giorno finirà. “Un medico che mi ha visitata mi ha detto che devo mettere in conto il rischio che non potrò mai più tornare quella di prima”. Ma in questo calvario c’è anche molta dignità: “Nel gruppo con le altre ho trovato un modo per condividere questo calvario, non chiediamo risarcimenti, chiediamo soltanto che qualcuno ci ascolti, che qualche medico si prenda a cuore queste reazioni che sono tra le più disparate e ci dica che cosa fare. Una cosa è certa: la correlazione col vaccino è nei fatti, perché nessuna di noi prima dell’inoculo ha mai accusato nulla di simile”.
Anche Gabriella ha contattato la referente della sua regione per la farmacovigilanza: “Sono stata ricontattata dalla mia dottoressa che in modo un po’ scocciato mi ha chiesto di documentare tutti i miei mali: era stata contattata a sua volta da Aifa. Le ho chiesto che cosa mi sta succedendo. Non mi ha mai risposto”.
Il mare quest’anno è stato un miraggio: “Non sopporto il sole e per me, nata a Taranto e residente in Liguria è un dolore immenso, ma una cosa l’ho fatta: ho sospeso lo xanax, voglio affrontare questa sofferenza senza sentirmi un caso psicosomatico. Non sono un semplice numero alla voce reazioni avverse gravi da trattare con sufficienza perché i benefici superano i rischi: sono una donna con un nome e un cognome e sono vittima di questo vaccino, che a me non ha dato nessun beneficio”.
Molte ASL, su indicazione del Ministero della Salute hanno istituto commissioni di valutazione dei contenuti degli attestati di differimento e/o esonero. Il pretesto è dato dall’espressione letterale della norma di riferimento, vale a dire l’art. 4 comma 2 della legge 76/2021 laddove essa afferma che il medico di medicina generale attesta l’esonero o il differimentoprevia verifica di documentazione.
I meri attestati, sprovvisti di documentazione d’appoggio,vengono ritenuti insufficienti dalla ASL e conseguentemente viene fissata la data della vaccinazione o inviata la comunicazione di sospensione. Si tratta di un’interpretazione del tutto errata. La norma citata prevede che la verifica documentale delle patologie che determinano l’esonero o il differimento deve essere effettuata esclusivamente e preventivamente, dal medico di medicina generale. Egli è l’unico soggetto titolare della prerogativa di conoscere lo stato di salute del paziente e,quindi, autorizzato a prendere cognizione dei documenti. Non è consentita da un lato alcuna visione di documenti sanitari da parte delle ASL, dall’altro è vietata qualsiasi interferenza nella valutazione discrezionale effettuatadal MMG. Non deve,conseguentemente, essere allegata alcuna documentazione all’ASL oltre all’attestato del MMG. L’attesto del MMG fa stato fino a querela di falso: atto che le ASL si badano bene dal proporre.
Occorre opporre immediatamente all’ASL,e con diffida di contestazione di responsabilità diretta del titolare procedimento, l’abuso di potere che compie attuando un simile comportamento. La celerità è essenziale.
Qualora qualcuno si trovasse nella situazione di dover far fronte ad un attacco di questo tipo è bene che si rivolga ad un legale. In linea di principio sarebbe possibile dettare una lettera standard da inviare all’Asl, ma poiché ogni attestazione di esonero o di differimento presenta delle specifiche peculiarità appare opportuna un’assistenza personalizzata. Io collaboro con l’avv. Mauro Sandri che è contattabile all’indirizzo: avv.maurosandri@gmail.com
“Non ci sto. Ho l’urgenza di dire ciò che penso in merito a questa assurda situazione in cui, fra le tante altre cose, io docente dello Stato, che ho sempre servito con impegno, passione e onestà, mi devo sentire appellata come irresponsabile, assassina, generatrice di morte, non idonea al ruolo di educatore, da licenziamento immediato. Non ci sto. E anche se questo mio scritto non servirà a nulla sarò fiera ancora una volta di aver voluto condividere la mia idea, sapendola essere idea di tanti altri, per continuare ad andare a scuola senza dovermi vergognare per una scelta, il no a questo vaccino, che ha valore almeno pari a quella fatta da tanti miei colleghi.
Anche la mia scelta si fonda su convinzioni maturate grazie al contributo di tanti medici, di tanti scienziati, di persone autorevoli. La mia scelta diventa ancora più forte nel momento in cui vedo la censura delle idee e delle voci degli altri dottori, degli altri autorevoli scienziati. Perché non dar voce? La mia scelta si radica profondamente nella convinzione che gli stessi governanti ci hanno trasmesso negli scorsi anni: la scuola è un ambiente sicuro, come ha dimostrato, dati alla mano. La mia scelta esplode di energia quando si dice che la Dad ha fallito facendo riferimento alle ‘prove invalsi’, aberrante forma di valutazione delle competenze di vita dei ragazzi (?). La mia scelta diventa contagiosa quando vedo che i ‘grandi’ dello spettacolo, i giornalisti, i sindacalisti, i grandi pedagogisti, alcuni oggi molto vicini al governo, i grandi pensatori, indietreggiano di fronte a non si sa bene cosa, non parlando o facendolo poco, per lucidare una sola faccia della medaglia.
Ma una cosa invece mi fa tremare ed è il motivo per cui, di ritorno oggi dalla coda per una delle tante petizioni da firmare, sono qui a scrivere: la divisione fra i colleghi della scuola! Ci siamo fatti dividere! Se oggi in coda ci fossero stati anche i colleghi vaccinati avremmo fatto tutti insieme un grande atto di onestà intellettuale e forse realizzato ciò che, come docenti, siamo chiamati a fare. Chiedo ai miei colleghi vaccinati: “Vi siete fatti una idea di ciò che sta accadendo? Come reagite davanti alla censura di ogni altra ‘verità’ medica e scientifica? Vi siete vaccinati per evitare di finire in ospedale o per non contagiare il prossimo (domandatevelo davanti allo specchio però)? Ora che è certo che anche chi è nutrito di vaccino può ammalarsi e contagiare come vedete la ‘nostra’ azione di reazione a dictat privi di certezza scientifica? Perché non siete con noi? Perché avete permesso che ci dividessero? Perché avete accettato di dover dire ai vostri bambini e ragazzi che questo vaccino è l’unica strada? Perché non siamo uniti nel difendere quello che il nostro ruolo dovrebbe fare in primis: permettere il pensare autonomo, adoperarsi per la libertà di espressione, sentirsi autorizzati affinchè la propria idea sia rispettata e non derisa. Dove siete colleghi?
Vi immagino sotto l’ombrellone a riposarvi, giustamente, dopo due anni di difficilissima situazione educativa, sapendo che alcuni vostri colleghi, di cui avete bene in mente volti e nomi, non si sono riposati un attimo in questa calda estate, e fino all’ultimo stanno resistendo per essere rispettati, deglutendo saliva per ogni minaccia e ricatto che vien loro buttato addosso. Cosa provate? Io oggi ho provato tanta amarezza nel non vedervi in fila. La corsa al vaccino che vi ho visto fare, cari miei colleghi, mi ha lasciato allora perplessa ma provo, ora, una strana ammirazione per voi, perchè vi siete fidati ciecamente del Cts, liberandovi di un grosso fardello, che ognuno di noi non vaccinato sta portando in questi mesi di ‘vacanza’: lottare non per un tampone gratis o a pagamento ma per la libertà e il diritto di veder rappresentati e accolti tutti i pareri, tutte le altre Verità, perché comunque di Verità si tratta. Noi andremo a scuola fin quando i nostri nasi e le nostre gole non sanguineranno; poi saremo sospesi e poi licenziati. Noi avremo garantito al pari di voi la sicurezza nel nostro luogo di lavoro ( la scuola: “una casa dove è bello abitare”). Questa frattura fra di noi, alimentata dalla massiccia e violenta informazione dei canali “ufficiali”, segna il vero fallimento della scuola (altro che prove invalsi), di un corpo docente che non sa riconoscersi come portatore di diritti e doveri da perseguire uniti e coesi perché sia salvaguardata la libertà e la bellezza della diversità di idee, finalizzate tutte al bene e alla salute di tutti, in un confronto onesto e sincero.
Dove siete colleghi vaccinati? Perché non ci siete? In ultimo, un grazie a quei ds e a quei medici che non hanno avuto paura di accogliere le istanze di una ‘minoranza’ di docenti/cittadini onesti e ancora fiduciosi di sentirsi ancora parte e coautori di un paese democratico. Grazie ai sacerdoti che vedono e denunciano enormi contraddizioni nelle regole dentro e fuori le chiese (sapendo che Gesù non lo si inganna). Grazie a tutti i genitori che non chiederanno se la maestra o il professore è vaccinato certi che comunque quella maestra e quel professore contribuirà al bene e alla salute di tutta la comunità scolastica in Altro modo, valido e onesto. Grazie a chi non si schiera mai perché dà la misura del danno di questa pandemia
che ha distrutto la capacità di sentirsi comunità e di sentirsi tutti insieme coinvolti verso un unico e medesimo fine. Non ci sto….ma ci sono!”
Ester Seneca maestra dello Stato Italiano da tanti anni ad oggi …. Meldola, 17 agosto 2021
2021
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Ad agosto 2020, nei primi 19 giorni del mese, i morti per Covid in Italia sono stati 108. Quest’anno sono 567. Un divario enorme, più di cinque volte tanto. E nell’ultima settimana la curva dei decessi sta iniziando a schizzare in alto: da lunedì 16, (a giovedì 19 ci sono stati 202 morti. E se, alla luce di questi numeri, l’estate scorso in molti si sentivano al sicuro in vista dell’autunno e dell’inverno (sappiamo poi come è andata), stavolta non è facile essere tanto ottimisti, fa notare il Tempo.
A sganciare la bomba su Twitter è Guido Crosetto, ex deputato e fondatore di Fratelli d’Italia: «Senza polemiche, qualcuno mi spiega perché ci sono più morti ad agosto 2021, con oltre il 60% della popolazione vaccinata ed il Green Pass attivo che non nello stesso mese del 2020, senza vaccini e green pass? Visto che si è detto che la Delta era più contagiosa e meno letale».
Nel frattempo stanno arrivando le prime concrete testimonianze di persone note che, dopo il ciclo completo di vaccinazione, accusano malesseri. Esempio⤵️
La schiacciatrice pallavolista Francesca “Cisky”Marcon con un palmarès di tutto rispetto fra scudetto, Coppa Italia, Supercoppa Italiana e Coppa Cev, non può allenarsi con Bergamo, e sui social accusa il vaccino anticovid. «Ho avuto e ho tuttora una pericardite post vaccino, chi paga il prezzo di tutto questo?». La denuncia e’ arrivata via Instagram. «Non esiste una forma di “risarcimento” per chi subisce danni a livello di salute dopo aver fatto il vaccino? Premetto che non sono no vax, ma di fare questo vaccino non sono mai stata convinta e ne ho avuto la conferma» scrive la schiacciatrice, che proprio in questi giorni avrebbe dovuto partecipare al raduno del Volley Bergamo. Per la schiacciatrice di Conegliano, invece, l’inizio della stagione pallavolistica è rinviato. Secondo quanto emerso da alcune ricerche, il rischio di pericardite esisterebbe dopo la somministrazione di vaccini Pfizer e Moderna, rende noto Il Giorno di Bergamo.
La campagna vaccinale nel nostro Paese procede a passo spedito, e ormai sono state somministrate circa 74 milioni di dosi di vaccino. Quasi 35 milioni di italiani, ovverooltre il 57% della popolazione, hanno completato il ciclo vaccinale. Siamo quindi sostanzialmente in linea con gli altri grandi paesi europei..Mentre si sta completando la campagna vaccinale di massa, ci si interroga però sulle prossime mosse e, in particolare, sulla necessità di somministrare una terza dose di richiamo a tutta o parte della popolazione. Le tre domande
Per sciogliere questo nodo è ora essenziale rispondere ad alcuni quesiti di tipo scientifico: 1) quanto dura l’immunità conferita dai vaccini; 2) quale ruolo giocano le varianti nel ridurre l’efficacia e la durata della protezione; 3) se sarà possibile raggiungere la cosiddetta immunità di gregge o di comunità.
Quanto dura la protezione data dal vaccino?
Al primo quesito non sappiamo ancora del tutto rispondere, visto che il follow-up delle persone vaccinate è ancora troppo breve. Sembra però che, anche se gli anticorpi neutralizzanti tendono a scendere nel corso del tempo, le risposte cellulari e la memoria dell’incontro con l’antigene virale persistano più a lungo di quanto si pensasse. Naturalmente, esiste una variabilità individuale e, soprattutto,persone immunodepresse potrebbero trovarsi per prime in difficoltà di fronte a un attacco virale.
Le varianti ci rendono più vulnerabili?
Il quesito relativo alle varianti è ancor più complesso. La variante beta (sudafricana) sembra essere la più resistente ai vaccini, ma per fortuna la sua circolazione da noi è estremamente limitata. Per quanto attiene alla variante delta (indiana), i vaccini conservano un’elevata efficacia nel proteggerci dalle forme gravi di malattia, ma non sempre sono in grado di evitare l’infezione. Ciò vuol dire che, in un certo numero di casi, il virus può continuare a circolare tra le persone vaccinate, pur non causando i danni gravi a cui ci aveva abituato in precedenza. Naturalmente, quanto esposto relativamente ai primi due quesiti ha delle ripercussioni sul terzo.
Serve una terza dose?
Secondo le Autorità si dovrebbe vaccinare ancora con una terza dose, aprendo scenari apocalittici, quasi di dipendenza dal siero, tanto da farlo diventare un appuntamento annuale come il vaccino antinfluenzale. Sulla terza dose, per ora, non ci pronunciamo, nonostante i propositi luciferini del governo, sperando in una sommossa popolare che al momento non c’è stata
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Il direttore dell’Istituto Inmi SpallanzaniFrancesco Vaia, intervistato durante Timeline su Sky Tg24, si è espresso contro la vaccinazione anti-Covid per i bambini under 12, così come ha chiesto alle case farmaceutiche di fermarsi alla terza dose del farmaco genico sperimentale contro il Covid:
«Io dico alle industrie: ‘fermiamoci’ rispetto alla terza dose» [ndr: “dice alle industrie?”] «per la quale non dobbiamo accelerare ma pensare alla memoria immunologica e ai linfociti T, e per le popolazioni che non sono statisticamente rilevanti rispetto alla malattia non facciamo pendere la bilancia verso il rischio» poi ha aggiunto «È statisticamente irrilevante non solo il contagio ma anche la malattia nei bambini al di sotto dei 12 anni. In questo caso quindi la bilancia rischio-beneficio penderebbe tutta dalla parte del rischio. Il problema non è l’Rna che resta nell’organismo, per cui domani facciamo i bambini con la testa d’elefante, questa è un’informazione medievale che non c’entra nulla. Il problema è che comunque noi possiamo avere degli effetti collaterali. Nei bambini non c’è questo contagio così imponente e non c’è la malattia». Il direttore asserisce che «Tra i non vaccinati che si ricoverano l’età media è fra i 50-60 anni, tutte persone in quelle fasce d’età che sono i figli della nostra cattiva comunicazione, gli ‘esitanti dell’AstraZeneca’, tanto per essere chiari, che non si sono vaccinati e sono oltre due milioni».
C’è da dire che Astrazeneca non è stato proprio un toccasana come farmaco sperimentale, e non tutti, evidentemente, sono disposti a giocare alla ‘roulette russa’ per una malattia curabile, anche se si afferma il contrario: chiedere a Donald Trump, Silvio Berlusconi e Flavio Briatore, per credere. I quali, insieme a molti altri malati di Covid, non sono morti nonostante non abbiano ricevuto, a suo tempo, la “pozione magica”. C’è da dire, con molta probabilità, che non hanno atteso la degenerazione della malattia con “vigile attesa e Tachipirina”, come da protocollo indicato dal Ministero della salute, ma si sono sottoposti a terapie mirate ed efficaci.
Sul fronte dei nuovi dittatori nazifascisti continua a starnazzare il governatore della Liguria Giovanni Toti, la cui vicinanza a Bassetti per luogo di appartenenza (Genova) sta avendo un influsso deleterio oltre che nauseante. A seguire il suo nuovo mantra : «Estenderei l’obbligo di green pass anche ai supermercati. Non ti vuoi immunizzare? Ok, ma resti a casa. La libertà è sacra, ma non illimitata. Altrimenti perché non professare anche il diritto di passare con il rosso al semaforo?» riporta Il Corriere della Sera. Caro Toti, cosa ti hanno promesso per scaldarti così tanto?
Basta bugie. Il giochino è durato anche troppo.
FONTE: LaPEKORANERA.it
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La terapia con anticorpi provenienti da plasma di malati che hanno superato in precedenza la malattia, è pratica datata, le cui prime esperienze risalgono agli ultimi due decenni dell’800, allorquando Kitasato Shibasaburo e Emil Adolf Von Behring, scoprono che il siero di animali immunizzatisi dal tetano, contiene una sostanza (che oggi chiamiamo anticorpo) capace di inibire la tossina tetanica, impedendo così una nuova infezione.
Nel 1891 Emil Adolf von Behring, fu in grado di somministrare ad un bambino malato di difterite (dal greco diphetera, membranae da qui il termine di malattia delle membrane), patologia causata dal Corynebacterium diphtheriae, il siero contenente anticorpianti-difterici, ottenendo la guarigione del bambino. Nel 1901, Behring fu insignito del Nobel per la medicina. Successivamente, anche la medicina parigina intraprese la cura della difterite con sieroterapia, ottenendo la riduzione dal 32% al 12% dei morti per difterite ove trattati con siero immune. Nella difterite laringea dei bambini, la sieroterapia ridusse la letalità dall’ 86% al 49%. A Torino, nel perHiv,saiodo 1888-1897 i risultati furono addirittura percentualmente migliori, riducendo i casi mortali dal 50% al 22%, grazie alla comprensione dell’importanza della precocità nel fare la diagnosi. Concetto mutuato dall’esperienza della scuola medica britannica.Nella prima guerra mondiale si sperimentò la sieroterapia contro il tetano, per i soldati al fronte, ma i risultati non furono particolarmente brillanti. Si dovette aspettare il 1925, quando Léon Gaston Ramon, dell’Istituto Pasteur di Parigi, comprese l’importanza di privare del suo potere tossico la tossina tetanica, trasformandola in anatossina, attraverso la conversione con formolo al 4 x mille e come tale, inocularla senza arrecare danni alla salute dei soldati. Ma già nel 1918 la pandemia di spagnola, fu il momento per la grande verifica degli effetti della terapia con siero immune ed in tempi più vicini a noi, ricordiamo il suo impiego per curare gli immunodepressi da HIV negli anni ’90, come pure contro la Sars del 2002 e l’epidemia di ebola nel 2015, per la quale l’OMS, approvò l’utilizzo del plasma immune per il controllo di questa drammatica patologia.
Ed oggi? Oggi, da cittadini e da medici, è sconcertante aver assistito alla negazione delle cure, al divieto di fare visita ai malati affetti da covid, suggerendo loro, al telefono, di assumere solo tachipirina (rivelatasi poi rimedio peggiore della malattia, oltre che potente tossico per il fegato, non più in grado di produrre il glutatione, importante anti-ossidante organico) restando in “vigile attesa”, spesso rivelatasi “tragica attesa” senza ritorno. Ma su questo, non mi dilungo per non riaprire una ferita tutt’altro che cicatrizzata. Perché è stato ostracizzato fin dall’inizio l’uso domiciliare della idrossiclorochina o della ivermectina? Non appena i medici si sono rifiutati di sottostare agli ordini criminali delle autorità sanitarie italiane, i pazienti iniziarono a guarire rapidamente e le morti a domicilio, come per incanto, non si verificarano più! Perché, dai referenti nazionali del ministero della salute, è stato impedito, di usare l’adenosina spray in un reparto di terapia intensiva di un importante ospedale del Suditalia, ove – fino a quel momento – tale farmaco, a detta degli operatori medici dei ranghi apicali, aveva fatto miracoli? La risposta ufficiale fu che “non vi era sufficiente sperimentazione per poter proseguire con il suo uso”!
E da ultimo, non certo per importanza, mi chiedo il perché per i malati gravi e gravissimi che giungevano all’osservazione del Prof. Giuseppe De Donno, dopo i suoi primi brillanti successi su 58 pazienti strappati a morte certa, non è stato più concesso di continuare con la sua geniale intuizione di utilizzare il plasma iperimmune di pazienti guariti da covid su pazienti in fase acuta dimalattia? Il Prof. De Donno è stato abbandonato dalla classe medica asservita al potere politico centrale. Il primo segnale del bieco boicottaggio giunse dall’ ISS (Istituto Superiore di Sanità) e dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), allorquando questi due enti, affidarono la sperimentazione scientifica della sua scoperta ai medici della scuola di Pisa e non al suo reparto, al suo ospedale o a quello di Pavia, con il quale collaborava costantemente durante l’epidemia. Si preferì trasferire tale compito in regione Toscana, dove la Kedrion Biopharma (attorno agli 810 milioni di euro il fatturato 2019), è il colosso dei plasma-derivati, il cui amministratore delegato, PaoloMarcucci, è fratello del senatore Andrea Marcucci, capogruppo al senato del PD, il quale partito, combinazione (!), ha il controllo della regione Toscana. Proprio qui, l’ ISS, ha autorizzato la sperimentazione al plasma del prof. De Donno, con il mero intento di banalizzarlo per affossarlo, giacchè mai, neppure per un minuto, in regione si era smesso di parlare di vaccini.
De Donno viene quindi abbandonato ed umiliato, ma in febbraio 2021, giunge, dalla prestigiosa rivista americana la “Mayo Clinic proceedings” (che fa capo alla Mayo Foundation), il giusto riconoscimento, attraverso la pubblicazione dei risultati positivi ottenuti nella “grande mela” con tale metodica. Ma in Italia, questo riconoscimento rappresenta solo un’insidia per coloro che, a vario titolo e per ragioni “oscure” sono “costretti” a parlare solo di vaccini. Al Professore, oggi certamente nel Regno dei Cieli, ma non per suo così precoce desiderio, rimane la soddisfazione che moltissimi altri centri clinici nel mondo stanno adottando le sue cure dal costo irrisorio, inferiore ai 100 euro, mentre BigPharma si appresta a mettere sul mercato analoghe cure a base di “anticorpi monoclonali” al prezzo venti volte superiore per ogni singola dose.
Da ultimo, al di là delle brevi argomentazioni fin qui esposte, rimane particolarmente aperta e fino ad ora non dibattuta, o quantomeno, non sufficientemente dibattuta, la problematica relativa all’impiego di sacche di siero e di sangue, provenienti dai donatori. Da quando è stato introdotto il primo dispositivo genico (arbitrariamente chiamato “vaccino”, ma privo delle più elementari caratteristiche per essere considerato tale) ad oggi,circa 2/3 della popolazione italiana, stando alle notizie ufficiali, ma forse meno, si è sottoposta all’inoculo.
Ma anche per il futuro, saranno necessarie, a vario titolo, le trasfusioni di sangue, come pure di plasma. Quest’ultimo, non solo per fornire tempestivamente una quantità anticorpale in caso di patologia da Sars-Cov-2 in fase acuta e complicata, ma anche per fornire albumina, in caso di una sua importante ed acutacarenza, come accade in seguito a shoch ipovolemico per importante perdita di liquidi – come ad esempio nei grandi ustionati – e/o per fornire nell’immediato, la più importante proteina organica prodotta dal fegato ed il cui effetto antinfiammatorio impedisce la formazione della PCR (proteina C reattiva), ad effetto invece pro-infiammatorio, foriero di molti altri effetti negativi. Sorge ora il quesito seguente: chi ha scelto legittimamente e liberamente di non “vaccinarsi”, perchè non garantito dagli attuali“dipositivi” della BigPharma, ancora per molto tempo in fase disperimentazione sull’uomo, in caso di necessità acuta ad essere trattato con sangue o plasma di donatore, avrà il grosso problema di subire, seppure indirettamente, le conseguenze di una “vaccinazione”, fino a quel momento evitata?
Rimanendo ai dati del ministero della salute, questi sembrerebbero indicare una popolazione di vaccinati attorno al 50 – 60% . E poi?… Di certo, la scelta per il si o per il no al possibile trasferimento di proteina spike e di altri elementi disciolti nel materiale organico proveniente dai “vaccinati”, non potrà essere fatta dall’interessato (soprattutto se in coma) e perché non scritta preventivamente su un cartellino sanitario! Di fatto potrà quindi porsi il dilemma se morire per danni biologici naturalmente indotti da eventi nefasti o la morte per complicanze vascolari (ictus, trombosi polmonari, renali, cerebrali etc. …) conseguenti allo pseudo “vaccino”.
Da ultimo, su questo giornale online, di recente nascita ma che già molti lettori è riuscito a conquistare per la dovizia di argomenti attualissimi ed interessanti, scritti con grande impegno ed onestà professionale dal suo Direttore, dott. ssa Marzia Chiocchi e dai molti suoi collaboratori, desidero concludere con un ricordo del valoroso ed umile Prof. Giuseppe De Donno, Collega e Maestro di etica medica per tutti noi, che ha dimostrato di sfidare impavidamente illeciti e mostruosi interessi economici, fino alla perdita della sua stessa vita, pur di difendere, con le sue terapie, quella dei pazienti che il destino gli aveva affidato.
Che la sua fede al giuramento di Ippocrate, possa continuare ad essere, per la classe medica di oggi e del futuro, il grande esempio da mutuare, per non cadere in errori e tentazioni materiali, che nulla mai avranno di umano nei confronti della sofferenza di chi si affida alla scienza, quella vera, per trovare un po’ di ristoro alle proprie sofferenze. Grazie caro e buon Professore…..
[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, fra cui anche Marzia Chiocchi di Mercurius5, e Monica Tomasello di Catania CreAttiva, supportati da un team di medici ed avvocati, formatosi con l’unico intento di collaborare per la ricerca e condivisione della Verità sui principali fatti di rilevanza sia nazionale, che europea, che mondiale]
ASI) “La Regione Lombardia, come con ogni probabilità anche altre regioni d’Italia, è stata sommersa dalle richieste di risarcimento danni da vaccino Covid-19, per via degli eventi avversi che gli stessi hanno provocato.
Lo si rileva da una comunicazione (di cui l’ASI ha allegato copia in fondo all’articolo) della Regione Lombardia prot. n. G1 2021.0047721 del 21/07/2021 inviata ai Direttori Generali delle ASST (Aziende Socio Sanitarie Territoriali) e per conoscenza ai Direttori Generali delle ATS (Agenzie di Tutela della Salute). Riportiamo di seguito il contenuto della missiva, che recita quanto segue: ‘Stanno giungendo con intensità crescente alle nostre aziende (come alle Aziende Sanitarie di tutto il territorio nazionale) richieste per indennizzo/risarcimento a seguito di somministrazione di vaccino. Tali richieste, sostanzialmente tutte identiche, riferiscono il verificarsi di eventi successivi alla somministrazione del vaccino e sono trasmesse anche al Ministero della Salute.
Nella necessita di un uniforme e condiviso comportamento tra le Regioni si intende chiedere al Ministero, tramite il Coordinamento Interregionale della Prevenzione, di farsi carico del riscontro ai cittadini e comunque di condividere il percorso da attuarsi. Per quanto concerne le richieste di risarcimento come concordato con il Centro regionale di gestione del rischio in sanità, le richieste di risarcimento per danno da somministrazione del vaccino dovranno essere Comunicate dalle ASST/enti erogatori ai rispettivi assicuratori. Resta in ogni caso convenuto che nessuna azione verrà intrapresa nei confronti dei terzi in attesa che il Ministero fornisca opportune indicazioni nel merito. Referente dell’istruttoria per la pratica Graziella Rago – Lorella Sfondrini’. Una comunicazione che conferma come il presunto aumento della corsa al vaccino è una enorme bugia.
Uno stratagemma diffuso con il supporto dei media che vogliono far credere che tutti si sianno vaccinando per spingere altri a ricevere questo siero sperimentale. Nella missiva si prende atto come la Regione Lombardi sia in difficoltà nella gestione del flusso di richieste pervenute e scarica il barile sul Governo. Tornando alle vaccinazioni, è pensabile che i numeri ufficiali del sistema siano stati gonfiati al rialzo per indurre a far credere che tutti gli italiani si stiano vaccinando, di fatto i centri vaccinali sono vuoti da tempo.
Ciò sarebbe anche avvalorato dal fatto che i dati dei soggetti che hanno avuto reazioni avverse siano in realtà una piccola parte di quelli reali. La campagna del regime di Draghi che mirava ad un 80% di vaccinati è completamente fallita, nonostante l’imposizione draconiana del Green Pass. Le piazze di questi gironi hanno dimostrato che anche gli italiana non sono più disponibili a sottostare a questa dittatura sanitaria.”Lo dichiara in esclusiva con una nota il Coordinatore Nazionale dell’Organizzazione Politica Italia nel Cuore (MIC).
Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, fra cui anche Marzia Chiocchi di Mercurius5, e Monica Tomasello di Catania CreAttiva, supportati da un team di medici ed avvocati, formatosi con l’unico intento di collaborare per la ricerca e condivisione della Verità sui principali fatti di rilevanza sia nazionale, che europea, che mondiale
C’è il 32,5% di non vaccinati , una delle percentuali più alte in Veneto: Il sindaco: «Non è il paese che conosco». Il medico di base: «Dei miei colleghi si sono rifiutati di vaccinare». Nausea da Covid. Assuefazione da cure con qualche episodio di rigetto. E qui poi, nel paese che più ha patito, quello che per primo ha avuto l’infezione e che per primo ne è uscito (per ora, passibili di rientro lo siamo tutti). Qui il sindaco Giuliano Martini, farmacista, non ci si raccapezza proprio: «Non è il paese che conosco, non quello del senso civico che so». Sessantadue persone su cento, una percentuale di vaccinati tra le è più basse in Veneto che mette il paese dei colli Euganei in cima alla classifica dei renitenti alla dose, gli altri viaggiano tra il 70 e il 75%. Per l’esattezza 32,5% di non vaccinati (968 persone) su un totale di 2.975 abitanti compresi i neonati e gli imberbi, solo per questo le cifre del sindaco sono leggermente migliori. Una situazione opposta rispetto ad esempio a Medicina (Bologna), tra i paesi più colpiti e a lungo zona rossa, dove i cittadini hanno risposto in massa alla campagna vaccinale.
Il sindaco farmacista: «Non è il paese che conosco»
Ogni settimana, nella sua farmacia, il primo cittadino tampona una cinquantina di persone, una decina le immunizza. È uno che, insomma, conosce i suoi «polli». Eppure stenta a crederci. Vo’, paese monosillabico, avaro di parole fin dal nome, in questo caso ellittico ed allusivo anche nelle vaccinazioni. Quindi inquietante. Giri per la piazza e hanno tutti con la mascherina, di Crisanti parlano come un amico di famiglia, qui il presidente della Repubblica se lo ricordano come il papà che l’anno scorso è venuto a inaugurare l’anno scolastico. Telecamere, primi piani tivù, il primo morto, le attenzioni di un esercito di infettivologi, biologi, statistici, e psicologi anche a studiare i possibili effetti di un isolamento sociale militarizzato. Sotto i fari della ribalta un anno intero, sotto quello del microscopio ancora adesso.
L’edicolante: «I numeri non tornano»
Il giornalaio, uomo avezzo alle notizie, legge e tira su il naso. Lui, ai tempi della blindatura, era quello andava a prendere i quotidiani sul confine, al posto di blocco dei carabinieri, lì trovava i volontari che glieli dava gratis. «Sfido che andavano via tutti. Le notizie si vendono, specie quando non costano niente, ma questa che noi siamo i somari del Covid mi pare esagerata. C’è qualcosa che non va in questi numeri». Cosa e dove non dice, ma il modo in cui lo tace parla da solo: è come se dopo 18 mesi in cui ha visto non solo i fatti ma anche la loro costruzione, le troupe televisive in azione, le dirette e gli inviati lavorare, avesse fatto uno stage completo sull’industria dell’informazione. Insomma ragiona come uno che è stato nel retrobottega di un ristorante cinese e ha dei dubbi.
Tra scetticismo e realtà
Al bar – quello in piazza che tenne aperto in violazione delle prime chiusure, quello del primo morto, Adriano Trevisan, che ci giocava a carte – un avventore di mezza età si presenta: «Sono uno degli 88 asintomatici. Ai tempi del coprifuoco giravo e per quanto girassi e conducessi una vita normale, mia suocera di 80 anni col tumore non l’ho infettata, né ho infettato mia figlia, né nessun altro». Chiude il giornale e cala l’asso: «Lo sa che qui, nel 2019, abbiamo avuto più morti che nel 2020 in pieno Covid? E allora, cosa dobbiamo pensare? Questa dei contagi non la accetto. Ho un ristorante io, che faccio? Prima del menù chiedo ai clienti di mostrarmi il telefonino con il green pass? Ho anche parenti in Brasile, li ho sentiti ieri, non è l’inferno che raccontano qui, là il Covid è una malattia come un’altra che fa il suo corso».
Il medico di base: «Un mio collega non li ha voluti fare»
Scettico, un po’ Bolsonaro, ma due dosi se le è fatte anche lui. Non è un renitente, è solo uno stufo. Tra l’altro uno che deve essere andato a farsele dal dottor Carlo Peruzzi, medico di base da qualche giorno che si gode la meritata pensione, e anche uno dei tre in esercizio a Vo’ fino a ieri. «Ne ho fatte di iniezioni. C’erano quelli che le volevano e quelli che no, come c’erano medici che le facevano e medici che non le volevano fare. Un mio collega si è rifiutato di farle. È una libera scelta. Ha abbattuto lui il tasso di vaccinati qui a Vo’? Non credo: i vaccini non sono stati fatti anche altrove, a Baone, a Lozzo. Ora sembra che Vo’ sia l’unica che deve vergognarsi, ma non è così. Forse si è stufata un pochino, forse si sono dimenticati troppo presto delle conseguenze».
«Non è un paese di antivaccinisti»
Dimenticanza, rimozione, stanchezza, la Usl di competenza ha promesso un’indagine approfondita e c’è da giurare che qualche spiegazione dovrà darla anche il medico no vax che tuttora esercita a Vo’ e non risulta abbia cambiato idea. «Questo non è un paese di pazzerelli – garantisce il sindaco – qui non mi risultano terrapiattisti o gente che crede nelle strisce chimiche, sebbene qualcuno che mi ha accusato di essere un agente segreto delle big-pharma ci sia. Io ci ho fatto una risata. Lei non ha idea della fatica che si fa a convincere la gente a vaccinarsi, bisogna conquistarsi la fiducia, entrare in confidenza, mostrare che tu te lo sei fatto. Poi ci sono i no no no con cui non puoi ragionare, quelli che ti dicono no io non sono una cavia, quelli che temono per le future generazioni».
[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione(Co.Te.L.In.), di cui fa parte anche Catania CreAttiva, e che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, fra cui Mercurius5 ed “Il Re è Nudo” , supportati da un team di medici ed avvocati, formatosi con l’unico intento di collaborare per la ricerca e condivisione della Verità sui principali fatti di rilevanza sia nazionale, che europea, che mondiale]
All’ombra della minaccia della nuova variante Delta matura l’ipotesi dell’obbligo del nuovo green passispirato al restrittivo modello francese. Alla luce di un processo di colpevolizzazione dei non vaccinati, dubbi rimangono sulla capacità del vaccino di impedire la diffusione dell’infezione. Efficace la vaccinazione per la prevenzione della malattia delle fasce più a rischio, rimane il pericolo per i vaccinati di essere infettati e d’infettare. A confermare l’inconsistenza delle basi del green pass il Presidente dell’Ordine dei Medici di Roma Antonio Magi intervistato in esclusiva da Fabio Duranti.
Lontano da logiche ideologiche e da visioni faziose, Antonio Magi conferma l’insussistenza di una divisione manichea tra vaccinati e non vaccinati. Il vaccino assume carattere di protezione individuale per limitare, in particolare per pazienti a rischio, possibili conseguenze patologiche gravi ma non per evitare il pericolo contagio dell’infezione. Ne emerge un quadro lontano dalla narrazione mainstream in cui torna centrale il rapporto “umanistico” tra paziente e medico, con un ruolo significativo dell’anamnesi medica basata sulla fiducia e non sulla coercizione. Una nuova “alleanza” lontana da imposizioni di protocollo e automatismi tecnologici
Antonio Magi: “Essendo vaccinato posso essere positivo“
Assolutamente, il vaccino non protegge dal poter essere un “contagiante”. Sia il vaccinato che il non vaccinato lo sono. Qual è il problema? Trovandosi alcuni soggetti a rischio, il vaccinato che non è protetto – perché non sa se in quel momento è portatore – può essere parte infettate. Essendo vaccinato posso essere positivo. Far passare il messaggio che il non vaccinato è un pericolo pubblico per gli altri no! È un pericolo per se stesso, può prendere la malattia in tutte le sue fasi e può anche finire in terapia intensiva”.
Il problema è la corretta comunicazione medico-paziente. Se scopro che uno dei due bara l’alleanza si rompe e c’è la diffidenza. Per vaccinarsi non ci vuole la diffidenza. Non ci vuole un messaggio di scontro ma un messaggio di convincimento. Questo si ha con una informazione trasparente. Purtroppo però è stato un momento particolare. È difficile trovare un buon medico comunicatore, molto spesso non sa comunicare, l’empatia è fondamentale. Meglio dire ‘non so nulla’ piuttosto che dare un proprio parere facendola passare per una evidenza scientifica. L’evidenza scientifica si ha nel tempo.
Sono dell’idea che la tipologia del vaccino non può essere scelta della politica. Purtroppo molti eventi avversi compaiono anche 15 giorni dopo. Il medico conosce il propri pazienti e si riducono i fattori di rischio. Bisogna sapere se un paziente ha un rischio trombosi e bisogna seguirlo anche dopo il vaccino. Diamo al medico, visitando il paziente, di decidere quale vaccino. Questa alleanza porta alla fiducia reciproca e ad arrivare alla copertura vaccinale“.
Vogliamo sfatare il fatto che la persona non vaccinata è un pericolo per la persona vaccinata e per gli altri, soprattutto per le categorie a rischio. Purtroppo alcuni divulgatori fanno credere che la persona non vaccinata possa essere un pericolo, inducendo una sorta di guerra interna fra chi si vaccina e chi non si vaccina. Vogliamo precisare cioè che la persona non vaccinata dal punto di vista di un’eventuale trasmissione è uguale a quella vaccinata, cioè semplicemente quella vaccinata non contrae la malattia.
Alcuni organi d’informazione e alcuni giornalisti vogliono alimentare uno scontro che noi stigmatizziamo in tutti modi. Chiediamo alle istituzioni di fermare questo messaggio errato. Se cessasse questo scontro, le persone più a rischio e anche i cittadini italiani di fronte ad un’informazione corretta potrebbero essere più tesi a vaccinarsi perché sanno cosa sta accadendo. Creare fazioni significa dividere e creare ideologie, questo noi lo vogliamo evitare con questa informazione e con le trasmissioni che facciamo“.
Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione(Co.Te.L.In.), di cui fa parte anche Catania CreAttiva, e che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, fra cui Mercurius5 ed “Il Re è Nudo” , supportati da un team di medici ed avvocati, formatosi con l’unico intento di collaborare per la ricerca e condivisione della Verità sui principali fatti di rilevanza sia nazionale, che europea, che mondiale].