«Il Green Pass ha l’unico senso di motivare le persone a vaccinarsi, per cui al momento non serve più a molto». Guido Rasi, immunologo, professore ordinario di Microbiologia all’Università di Roma Tor Vergata e consulente del generale Figliuolo per la campagna vaccinale, fa il punto sullo stato della pandemia nelle ultime settimane in un’intervista alla Stampa.
Per il professore «il certificato può essere tolto a giugno». E la quarta dose non è necessaria: «Il richiamo di massa in questa situazione non ha senso». Insomma, parole ottimistiche che confermano la piena uscita dall’emergenza Covid. Lo riporta HuffPost.
Anche Matteo Bassetti, tre giorni fa, si e’ espresso allo stesso modo. Dal 31 marzo stop al Green Pass, “non ha senso mantenere questo strumento dopo la fine dello stato di emergenza, non ci sono motivazioni sanitarie. Se il certificato verde rimarrà in vigore sarà solo per una decisione politica. il Green pass ha avuto un ruolo fondamentale per favorire la vaccinazione. Un risultato ampiamente raggiunto, in quanto “dalla sua introduzione abbiamo guadagnato il 30% di vaccinati in 5 mesi. A fine marzo quindi avremo un 95% di popolazione vaccinata e, se si aggiunge la fetta di popolazione guarita dal virus, probabilmente possiamo affermare di aver raggiunto l’immunità di gregge”.
26 Febbraio 2022 – di Lorenzo Bertolazzi (Atlantico Quotidiano)
Bisognerebbe avere grande onestà intellettuale quando si commenta una vicenda politica per non correre il rischio di parlare o scrivere visibilmente influenzati dalle proprie convinzioni o posizioni ideologiche. Con questa stessa onestà intellettuale, quindi, bisogna dare atto al ministro Speranza di avere un grande coraggio. Sì, perché con la sua gestione della emergenza sanitaria, ci vuole veramente un grande coraggio per occupare ancora la poltrona di ministro della salute, come se gli ultimi due anni fossero trascorsi tutto sommato serenamente. Lo stesso coraggio che Speranza dimostra ogni volta che si presenta in conferenza stampa con la stessa faccia (per decenza, parzialmente nascosta da una mascherina) ad illustrare i suoi provvedimenti, oppure ogni volta che rilascia un’intervista ai giornali dove non vi è mai neanche l’ombra di scuse per i disastri combinati.
Di motivi che rendono inopportuna e, come anticipato, allo stesso tempo coraggiosa la permanenza di Speranza al governo se ne potrebbero trovare a centinaia ma in almeno cinque occasioni le dimissioni sarebbero state una scelta dignitosa oltre che una forma di rispetto nei confronti dei cittadini italiani, troppo a lungo presi in giro.
1. La prima circostanza che certificò anzitempo la miopia di chi avrebbe dovuto governare l’epidemia si è verificata nelle prime fasi dell’emergenza, quando si è tentato di negarla a tutti i costi. Nel febbraio 2020 la parola d’ordine era “sdrammatizzare”, la maggioranza del governo Conte parlava di emergenza razzista anti-cinese, il presidente della Repubblica organizzò un concerto di scuse al Quirinale con l’ambasciatore di Pechino e nell’opinione pubblica di diffuse il concetto di un’emergenza sanitaria che non corrispondeva al vero, di un allarme ingiustificato. D’altra parte, a rafforzare queste convinzioni, intervenne a gamba tesa il Ministero guidato da Speranza, che finanziò uno spot televisivo girato in un ristorante cinese in cui il testimonial, con tanto di bacchette in mano, pronunciava l’agghiacciante frase “non è affatto facile il contagio”. Non credo servano altre parole. Di lì a pochi giorni, all’evidenza del disastro, dal ministero non arrivò ovviamente alcuna scusa.
2. Il secondo motivo che avrebbe dovuto spingere Speranza a dimettersi o almeno a fare autocritica è l’annuncio dell’acquisto di 400 milioni di dosi del vaccino AstraZeneca a giugno 2020, durante gli Stati generali organizzati dal governo Conte (un’iniziativa che non ha portato assolutamente a nulla ed è stata ricordata solo per il catering). Sulla sua pagina Facebook, il ministro annuncia trionfante un accordo per 400 milioni di dosi, prevedendone la distribuzione entro la fine dell’anno e aggiungendo che “con la firma di oggi arriva un primo passo avanti per l’Italia e l’Europa”. Di quei vaccini nemmeno l’ombra, l’Italia partirà in ritardo (come tutta l’Ue) nella campagna vaccinale e le prime dosi verranno consegnate e inoculate solo negli ultimi giorni di dicembre 2020.
3. Il terzo motivo è forse quello che rende più incredibile l’attuale presenza di Speranza al governo ed è il caso del libro da lui scritto, pubblicato e poi frettolosamente ritirato dagli scaffali, per ovvi motivi. Fine estate 2020, nella sua opera Speranza usa parole veramente surreali. Nonostante l’Italia fosse il Paese con record negativo di morti e di crollo del Pil, il ministro si autoincensa per la sua gestione della pandemia, rassicura i lettori sul futuro e afferma sostanzialmente che ormai è tutto a posto, tutto finito. Non contento, rincara la dose: la pandemia è un’occasione per “una nuova egemonia culturale della sinistra”, “è il momento di un nuovo grande sforzo collettivo”.
Il libro avrà fortuna sul mercato nero e nei siti di acquisti online, non certo nei negozi fisici dal momento che, allo scoppio della seconda ondati di contagi, fu fatto sparire d’urgenza e con molto imbarazzo dalle librerie. Con una tale vicenda, che dimostra la totale impreparazione della macchina governativa e di Speranza stesso che ha occupato l’estate a scrivere, chiunque avrebbe mollato il suo incarico per andarsi a nascondere. Invece, incredibilmente, le parole di Speranza furono profetiche, lui rimase al suo posto e la pandemia si rivelò davvero un’occasione per affermare una nuova egemonia culturale della sinistra: uno Stato onnipotente e onnipresente, un QR code al quale sono subordinati i diritti civili del cittadino, un perenne stato di allerta sanitaria per presunte nuove varianti in arrivo. Così si è affermato e consolidato il comunismo pandemico.
4. Nelle prime settimane dell’estate 2021, sopravvissuto al ricambio di tutta la vecchia gestione (Conte, Arcuri, Borrelli), Speranza stava per riuscire a combinarne un’altra, arrivando quasi a sabotare la campagna vaccinale che con l’arrivo del generale Figliuolo aveva preso un ottimo slancio. Dopo lo stop al vaccino AstraZeneca per gli under 60, il ministro decise unilateralmente e perentoriamente di procedere ad un mix: chi avesse fatto la prima dose con il vaccino anglo-svedese avrebbe ricevuto la seconda di una marca completamente diversa. Ai cittadini fu impedito di proseguire in modo omogeneo la propria terapia vaccinale e fu imposta loro un’altra strada testata su numeri molto piccoli. Dopo pochi giorni, in conferenza stampa, Draghi, con al suo fianco Speranza (o un suo cartonato), smentì tutta la linea di quest’ultimo, continuando ad offrire la possibilità di un richiamo AstraZeneca.
5. Ultimo motivo, ma solo in ordine cronologico, è il caos creato tra dicembre 2021 e gennaio 2022 sui tamponi e sulle quarantene. Con l’arrivo della variante Omicron, fortunatamente innocua, anche grazie alla vaccinazione, ma decisamente più contagiosa, le regole sulle quarantene paralizzarono di fatto il Paese. Un cittadino sano ma positivo ad un tampone poteva arrivare a rimanere chiuso in casa sino a 21 giorni! Il Ministero arrivò troppo tardi all’alleggerimento delle norme e ancora non ha previsto una fase nella quale il Covid-19non sia trattato come malattia speciale: chi sta bene e non ha alcun sintomo non venga inseguito con i tamponi e con i confinamenti forzati, sia lasciato libero di lavorare, di rispettare le scadenze e di svolgere le attività che preferisce. Capisco che sarebbe decisamente un passo troppo lungo per Speranza, un ritorno così accelerato alla normalità renderebbe incompatibile la sua presenza al Ministero.
È veramente incredibile che un rappresentante dei cittadini con queste enormi responsabilità politiche sia ancora indisturbato al suo posto di ministro della salute. Ma forse in questa folle Italia è ormai inutile stupirsi di simili contraddizioni.
Sono atterrati ieri pomeriggio i primi infermieri e le prime infermiere dall’estero per sopperire alla carenza di personale sanitario nelle strutture e nei servizi della provincia di Ravenna.
L’arrivo di questo primo gruppo, in tutto 6 professionisti provenienti dalla Tunisia, è il frutto della collaborazione tra Confcooperative Romagna e Consorzio Solco Ravenna, che hanno lavorato con le Prefetture e le Istituzioni locali e internazionali affinché questa operazione fosse possibile. Lo scrive Ravenna24ore.
«Rivolgersi all’estero per reperire personale sanitario è servita a dare continuità a servizi pubblici socio-sanitari che rispondono ad esigenze primarie delle persone non autosufficienti del nostro territorio e delle loro famiglie – commenta Antonio Buzzi, vicepresidente Confcooperative Romagna e presidente del Consorzio Solco -. Le ingenti assunzioni di infermieri che l’Ausl ha dovuto fare in questi ultimi due anni, hanno sottratto personale che stava lavorando nelle Case Residenza Anziani, nei Centri Residenziali per Disabili, ecc, e i nuovi diplomati in uscita dai percorsi universitari erano e sono ancora molto pochi. Il rischio era di non poter più garantire questi servizi. Se abbiamo retto fino ad ora lo dobbiamo all’impegno straordinario dei soci lavoratori che da due anni a questa parte hanno rinunciato alle ferie e si sono caricati di ore di straordinario. A loro va tutta la nostra riconoscenza».
Nelle prossime settimane è previsto l’arrivo di altri 30 infermieri da Tunisia, India e Albania per un totale di 36 professionisti.
L’operazione è stata possibile grazie a una procedura semplificata prevista dal Testo unico Immigrazione e a una deroga legislativa valida fino al 31 dicembre 2022, introdotte per fronteggiare la grave carenza di personale sanitario. Queste procedure consentono di accelerare le operazioni di ingresso di infermieri e professionisti sanitari stranieri nel nostro paese, per impiegarli in strutture anche private o accreditate, purché impegnate nell’emergenza covid.
Il gruppo arrivato ieri a Ravenna con regolare visto d’ingresso dovrà ora osservare il periodo di quarantena previsto per legge e attendere di ricevere il permesso di soggiorno.
Nel frattempo grazie al piano di accoglienza messo a punto da Confcooperative Romagna e Solco Ravenna con la cooperativa LibrAzione, i nuovi arrivati verranno accolti in appartamenti dislocati in tutta la provincia, vicino alle strutture e ai servizi in cui verranno inseriti, e riceveranno tutta l’assistenza necessaria per il disbrigo delle pratiche burocratiche.
In questo periodo, inoltre, frequenteranno un corso di italiano intensivo online, per essere pronti a integrarsi non appena sarà loro possibile.
MA I TUNISINI,ILSUPER GRENN PASS RICHIESTO AGLI OPERATORI SANITARI ITALIANI, LO HANNO PER POTER LAVORARE NELLE NOSTRE STRUTTURE SANITARIE? CARI INFERMIERI E MEDICI ITALIANI, VOI, SIETE SOLO E SOLTANTO DEI FANTOCCI PRIVI DI SPINA DORSALE E DIGNITÀ!ECCO DOVE VI HANNO PORTATO COLORO CHE, IN QUESTI DUE ANNI, VI HANNO INCULCATO DI METTERVI IN LOTTA SILENZIOSA A BRACCIA CONSERTE! MA FORSE NON LO CAPIRETE MAI!
Il nuovo vaccino Novavax sta per approdare in Italia ma non tutti gli esperti sono convinti che possa rappresentare la soluzione definitiva per gli antivaccinisti. Le dosi di Nuvaxovid, questo il nome ufficiale, potranno essere prenotate da oggi 23 febbraio in Piemonte, e da giovedì nel Lazio. Entro il prossimo fine settimana giungerà in Italia una prima fornitura da un milione di dosi, le quali saranno subito distribuite in tutte le regioni e province autonome, come annunciato dal Commissario Francesco Figliuolo.
Ma in che cosa differisce il Novavax rispetto agli altri, più conosciuti, Pfizer e Moderna? Basato sulla tecnica più tradizionale delle proteine ricombinanti, l’obiettivo dichiarato è quello di convincere gli italiani più refrattari a vaccinarsi, tanto che è stato ribattezzato “il vaccino dei no-vax”. Ma, come spesso accade, non tutti gli esperti concordano e nasce subito la discussione tra le virostar.
Opinioni discordanti tra gli esperti
Secondo Matteo Bassetti, infatti, il nuovo vaccino Novavax sarà un flop: «Non si vaccinerà nessuno o in pochissimi anche se non è un vaccino mRna, ma proteico. Qui il problema è di chiusura mentale nei confronti dei vaccini in generale», afferma l’infettivologo e primario dell’ospedale San Martino di Genova, aggiungendo che «è un’evoluzione positiva la tecnologia mRna, e meno male che c’è stata. Chi attacca Big Pharma come se fosse la ‘Spectre’ ricordi che è grazie a queste realtà se adesso si vive fino a 85 anni. Meno male che ci sono le industrie farmaceutiche che se dovessimo aspettare l’Italia con i soldi che stanzia per la ricerca, sapete dove saremmo?». Insomma lui è dalla parte di Pfizer e Moderna.Comprensibile! E’ uno dei suoi sponsor!
Per Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), l’implementazione del vaccino Novavax «è certamente una ulteriore opportunità soprattutto per chi ha nutrito dubbi sul vaccino a mRna e potrebbe preferire questo vaccino tradizionale proteico. Ma temo che ormai la situazione sul fronte dei no-vax si sia molto incancrenita e non sarà semplicissimo per tutti i contestatori delle immunizzazioni anti-Covid convincersi a farsi una dose di Novavax».
Anche Massimo Ciccozzi, responsabile dell’unità di Statistica medica ed epidemiologia al Campus Bio-Medico di Roma dice la sua: «Speriamo che le persone più titubanti, che non hanno voluto fare il vaccino a mRna, possano decidere, con un vaccino tradizionale com’è il Novavax, di vaccinarsi. Novavax è un vaccino a vecchia concezione, un vaccino proteico come quelli dell’epatite B, dell’Hpv, dell’herpes zoster e quindi, non tanto i no-vax che hanno una preclusione ideologica verso i vaccini, ma i più timorosi potrebbero superare la diffidenzagrazie a questo farmaco.»
Esprime invece seri dubbi l’immunologo Mario Clerici, docente di immunologia dell’università degli Studi di Milano e direttore scientifico della Fondazione Don Gnocchi: «Quello che le persone forse non sanno è che il vaccino di Novavax, proprio perché è un vaccino tradizionale, contiene adiuvanti” che servono a stimolare l’immunità e “che invece nell’mRna non ci sono. Qualche tempo fa tra i no-vax c’era chi diceva no” all’iniezione scudo proprio per questi ‘ingredienti’. Era un’argomentazione diffusa. Quindi io temo, visto che di contrari al vaccino ne conosco diversi, che non saranno convinti neanche da questo vaccino. Anche se è la speranza è che io mi sbagli e che si riesca a farli cedere a questa importante forma di protezione da Covid».
Insomma nulla di nuovo. Registriamo le classiche opinioni discordanti e abbastanza eterogenee dei vari esperti chiamati in causa. Quando l’ennesimo vaccino anti-covid diventerà una realtà in Italia allora, probabilmente, potremo avere il polso della situazione, esattamente come successo in passato per gli altri vaccini sperimentali.
“È destituita di ogni fondamento l’affermazione che il Garante per la protezione dei dati personali abbia rallentato o bloccato l’attuazione della norma che individua le sanzioni per i cittadini e i lavoratori ultra 50enni sottoposti all’obbligo di vaccinazione contro il Covid-19”.
Inizia così la nota del Garante della Privacy a proposito dell’obbligo vaccinale e delle sanzioni previste per gli over 50.
Difatti, la relativa norma (d.l. n. 52/2021) – che dà attuazione alle disposizioni in tema di certificazioni verdi Covid-19 e di obblighi vaccinali per cittadini ultracinquantenni – spiega il Garante -, nonché per il personale delle università e delle istituzioni di alta formazione artistica coreutica e musicale e degli istituti tecnici superiori – è entrata in vigore il 1° febbraio 2022, ma il Ministero della salute ha inviato al Garante la richiesta di parere sullo schema di decreto che dà attuazione a tale quadro normativo solo in data 15 febbraio 2022.
Il Garante – continua la nota – si è occupato della questione con la massima urgenza, rilasciando il parere positivo sullo schema di decreto oggi stesso, dopo due soli giorni dalla ricezione della documentazione.
Il testo del decreto, che già recepisce le indicazioni fornite dal Garante nel corso dell’istruttoria e le considerazioni espresse durante la specifica audizione in Parlamento, prevede che i trattamenti di dati personali connessi all’attuazione dell’obbligo vaccinale e alle nuove modalità di verifica del green pass in diversi contesti (scuola, lavoro) avvengano nel pieno rispetto della normativa sulla privacy, adottando misure di garanzia appropriate per tutelare i diritti fondamentali e gli interessi delle persone fisiche.
L’esecutivo tentenna ancora in Aula sulla conversione dei decreti Covid. Panico in maggioranza: il Carroccio vota con Fdi ed ex M5s. Fallito il blitz leghista sullo stop al green pass: Fi astenuta. Ma la credibilità di virologi e talebani è nulla: Mario Draghi deve tenerne conto.
Il flagello dei virologi, a quanto pare, è destinato ad accompagnarci anche nel caso in cui il Covid dovesse sparire. Non contenti di averci devastato mattina e sera, comparendo a reti unificate negli ultimi due anni, i cosiddetti esperti di epidemie pur di non ritornare nell’anonimato da cui provengono, si dichiarano pronti a entrare in politica.
Walter Ricciardi, il prezzemolino di Roberto Speranza, il quale dice che il ministro della Salute è troppo di sinistra per i suoi gusti (figuratevi per i nostri), si è già accasato con Carlo Calenda, entrando a far parte del direttivo del microscopico partito dei Parioli fondato dall’europarlamentare ed ex candidato sindaco di Roma. Matteo Bassetti, altra virostar che non si perde un talk show, ma neppure un’ospitata nei programmi di infotainment e un’intervista ai settimanali di gossip, in attesa di partecipare al Grande fratello Vip si dice disponibile a far parte di un governo, precisando però solo in qualità di tecnico. Fabrizio Pregliasco, già noto per essersi candidato al festival di Sanremo insieme con il suddetto Bassetti e con il collega Crisanti cantando una versione anti coronavirus di Jingle bells, assicura di essere democristiano fin nel midollo e dunque si capisce che aspira a un futuro ruolo nella formazione di centro che i vari Toti, Brugnaro, Cesa, Lupi e compagnia bella vorrebbero fondare insieme con Matteo Renzi.
Insomma, se anche il 31 marzo il governo dovesse decidere di abolire lo stato di emergenza, purtroppo l’emergenza virologi pare destinata a proseguire. Del resto, sono in tanti a non rassegnarsi all’idea di voltare pagina e rinunciare alla stagione degli allarmi e delle previsioni nefaste. Se Ricciardi a dicembre dello scorso anno paventava 40.000 morti nel solo mese di febbraio, vincendo il premio di Cassandra dell’anno, ma soprattutto dimostrando di non avere nessuna fiducia nel vaccino di cui per altro è diventato uno straordinario propagandista, molti altri per non perdere visibilità sognano una pandemia permanente. Infatti, mentre quasi tutti i Paesi del mondo si danno da fare per ritornare alla normalità e ripristinare la libera circolazione (l’ultimo in ordine di tempo è Israele, che ha annunciato per il primo di marzo la fine delle restrizioni per i turisti non vaccinati), da noi i burocrati della Sanità si aggrappano con le unghie e con i denti al green pass e ai divieti. Invece di riconoscere che il certificato verde è stato un fallimento e un’inutile complicazione per la vita degli italiani, Speranza e compagni si danno da fare per estendere il passaporto vaccinale oltre ogni ragionevole data, allungando all’inverosimile gli obblighi e paventando una vaccinazione di massa con la quarta dose.
Gli irriducibili della siringa non paiono rendersi conto della realtà, e cioè che la maggioranza degli italiani ormai da tempo non si fida più di loro. Lo dimostra il dato delle terze dosi, fermo da tempo a 36 milioni nonostante le seconde dosi sfiorino i 50 milioni. A conti fatti significa che, nonostante gli appelli e sebbene il governo abbia introdotto il green pass rafforzato per il lavoro e per gli ingressi al chiuso, ci sono quasi 14 milioni di italiani che, pur non essendo contrari al vaccino, non si fidano più. Le troppe balle sparate in tv e sui giornali (passerà alla storia quella di Sergio Abrignani, il quale al Corriere della Sera garantì che con il booster gli italiani non avrebbero avuto problemi di Covid per 5 o 10 anni), invece di indurre i connazionali ad affrettarsi a porgere il braccio, li hanno spinti a prendersi una pausa, in attesa di poter valutare meglio. Senza contare che ci sono ancora 5 milioni di italiani che, nonostante siano stati oggetto di ogni tipo di vessazione, hanno comunque deciso di non vaccinarsi. Per poi non parlare della campagna per i minori, che malgrado le pressioni sui genitori, tuttora langue.
Sì, aver garantito che con due dosi di vaccino il Covid sarebbe stato debellato e con tre pure annientato, alla fine ha prodotto una reazione uguale e contraria, ovvero di diffidenza. Non tanto contro la puntura, quanto contro chi la raccomanda, che si tratti di un virologo, di un politico o di un giornalista, i quali sembrano talmente imbevuti di un’ideologia «vaccinara» da non capire più ciò che è accaduto e sta accadendo.
Ma se abbiamo perso la speranza che ministri e cronisti capiscano, vista la faziosità che li guida, ci permettiamo di appellarci al presidente del Consiglio, il quale anche ieri sul green pass e lo stato di emergenza ha visto vacillare la sua maggioranza. Non serve alzare la voce a Palazzo Chigi, bisogna alzarla con chi non comprende che non si può proseguire in uno stato di calamità perenne, soprattutto se l’emergenza non ha prodotto risultati. La Johns Hopkins University ha calcolato che, nonostante le misure adottate, l’Italia ha avuto 252 morti ogni 100.000 abitanti e la Gran Bretagna, che ha fatto il contrario di ciò che abbiamo fatto noi, non introducendo né green pass né obbligo vaccinale, ne ha avuti 240. Che altro aggiungere? Il problema non è la tenuta del governo Draghi, ma per quanto tempo Draghi si terrà Speranza come ministro della Salute.
Dall’inizio della pandemia, il nuovo coronavirus (severe acute respiratory syndrome coronavirus 2, SARS-CoV-2) ha causato a livello globale più di 240 milioni di infezioni (confermate da test di laboratorio) e quasi 5 milioni di morti (https://covid19.who.int/).
Sebbene siano stati testati diversi approcci terapeutici per contrastare la diffusione e la letalità di questa infezione, solamente la vaccinazione, unitamente al distanziamento sociale ed all’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, ha dimostrato di essere l’arma più efficace per bloccare la transizione dall’infezione allo sviluppo delle forme severe di malattia (coronavirus disease 2019, COVID-19)1. Ad oggi sono stati prodotti (o sono in fase di studio) diverse tipologie di vaccini che sfruttano piattaforme specifiche (vaccini ad RNA messaggero [mRNA], a DNA con vettori virali non replicanti, o a base proteica)1-7e a livello mondiale sono state somministrate quasi 7 miliardi di dosi (https://covid19.who.int/).
In Europa è stato approvato l’utilizzo di 4 vaccini (Comirnaty, Spikevax [ex Moderna], Vaxzevria [ex AstraZeneca] e Janssen) che sfruttano due diverse piattaforme (mRNA e DNA con vettore virale non replicante)1. Questi vaccini, la cui efficacia e sicurezza sono state testate da trial clinici appositamente disegnati, contengono istruzioni (pilotate da mRNA o DNA) per la produzione della proteina Spike del SARS-CoV-2.
Nonostante i risultati positivi dei trial in termini di efficacia e sicurezza2,3,5-8, lo sviluppo di complicanze gravi come le mio(peri)carditi9-11 e serie (soprattutto tromboemboliche)12-15 registrate dopo la somministrazione dei vaccini, ha imposto una stretta monitorizzazione di eventuali effetti collaterali ed eventi avversi. Da quanto viene riportato nell’ultimo rapporto sulla sorveglianza dei vaccini COVID-19 dell’Agenzia Italiana del Farmaco, sono state finora registrate 120 segnalazioni ogni 100 000 dosi somministrate, indipendentemente dal vaccino16.
Le segnalazioni riguardano soprattutto Comirnaty, che è stato il più utilizzato, e solo in minor misura Vaxzevria e Spikevax. La maggior parte degli eventi avversi segnalati sono classificati come non gravi (85.4% circa) e solo in minor misura come gravi (14.4%), con esito in risoluzione completa o miglioramento nella maggior parte dei casi16.
Per tutti i vaccini, gli eventi avversi più segnalati sono febbre, stanchezza, cefalea, dolori muscolari/articolari, reazione locale o dolore in sede di iniezione, brividi e nausea. Nelle ultime settimane sono comparse in letteratura anche segnalazioni sulla comparsa di inappropriati incrementi dei valori di pressione arteriosa dopo vaccinazione. Tali segnalazioni rivestono particolare interesse soprattutto alla luce delle recenti evidenze fisiopatologiche inerenti le verosimili interazioni tra vaccini e sistema renina-angiotensina-aldosterone.
VACCINI APPROVATI IN EUROPA
Le caratteristiche principali dei vaccini approvati per l’utilizzo in Europa sono riportate nella Tabella 1.
Le piattaforme utilizzate sono di nuova generazione (mai utilizzate finora nell’uomo) ed includono l’utilizzo di mRNA con sistemi di rilascio composti da nanoparticelle lipidiche e plasmidi di DNA con vettori di adenovirus non replicanti6,17-19. Il principale target antigenico di questi vaccini è la proteina Spike di superficie del SARS-CoV-2. Questa proteina viene utilizzata dal virus per legarsi ai recettori per l’enzima 2 che converte l’angiotensina II (ACE2) presenti sulla superficie cellulare dell’ospite (pressocché ubiquitari nell’uomo) e per indurre la fusione di membrana tra virus e le cellule umane con conseguente avvio della replica virale20-22.
Per i vaccini a DNA, il vettore virale trasporta un gene codificante la proteina virale Spike. Una volta che il materiale genetico ha raggiunto la cellula “infettata”, il plasmide di DNA raggiunge il nucleo (ancora non è stata esclusa una potenziale integrazione col genoma umano19) per poi essere trascritto in multiple copie di mRNA; l’mRNA migra dal nucleo al citoplasma dove attiva la produzione di proteine Spike che raggiungono (unitamente ai frammenti di proteine degradate nel citoplasma), poi, la superficie cellulare13,14. Le proteine (ed i loro frammenti) sono riconosciute dal sistema immunitario dell’ospite con conseguente specifica risposta immunitaria23,24.
I vaccini ad RNA, invece, non raggiungono il nucleo della cellula ospite e l’mRNA veicolato viene utilizzato direttamente nel citoplasma plasmatico per l’espressione di proteine Spike13,14. Numerose copie di proteina Spike vengono generate da ogni template di mRNA veicolato17,18. Come per i vaccini a DNA, le proteine Spike ed i loro frammenti raggiungono la superficie cellulare e sono rapidamente riconosciute dal sistema immunitario con conseguente produzione di anticorpi25-28.
VACCINI E SISTEMA RENINA-ANGIOTENSINA-ALDOSTERONE
La vigorosa risposta immunitaria sollecitata dalla vaccinazione produce l’attivazione delle cellule killer del nostro organismo. Questo provocherà la distruzione della cellula target ed il rilascio di proteine Spike (e dei loro frammenti) accumulate nel citoplasma (“free-floating”).
Poiché le proteine Spike prodotte dal vaccino sembrano essere identiche a quelle del SARS-CoV-2 sia in termini morfologici che funzionali29, è plausibile che esse possano interagire con i recettori ACE2 utilizzati dal virus per invadere le cellule umane29.
L’interazione tra le proteine Spike “free-floating” ed i recettori ACE2 può quindi innescare il meccanismo di “down-regulation” e la paralisi delle funzioni catalitiche dei recettori stessi, tra cui la degradazione dell’angiotensina II in angiotensina1,730-32.
Questo fenomeno è stato ben dimostrato in modelli sperimentali a livello delle piastrine, dove il SARS-CoV-2 induce una riduzione significativa dei recettori ACE2, con conseguente rilascio di ATP ed incremento dell’aggregazione (responsabile degli eventi tromboembolici comunemente descritti nel COVID-19)33-37.
La perdita delle attività catalitiche dei recettori ACE2 a livello della membrana cellulare, mediata dall’interazione tra proteine Spike e recettori, produrrà un incremento dei valori di angiotensina II25,26 a causa della ridotta trasformazione in angiotensina1,7 ed una disregolazione del sistema renina-angiotensina-aldosterone. Inoltre, lo sbilanciamento provocato da un’iperattività dell’angiotensina II e dalla riduzione dei livelli di angiotensina1,7 può favorire fenomeni caratterizzati da un’iperattivazione della cascata coagulativa, dell’infiammazione ed altre reazioni avverse tra cui aumento del volume circolante e vasocostrizione con incremento dei valori di pressione arteriosa20-22,38-40 (Figura 1).
EVIDENZE CLINICHE
Il primo report che ha evidenziato un nesso (almeno temporale) tra vaccinazione ed incremento dei valori di pressione arteriosa è quello di Meylan et al.41. Questi autori hanno descritto una serie di 9 pazienti (di cui 7 donne e di cui 8 con storia di ipertensione ben controllata dalla terapia in atto) con comparsa di elevati valori pressori (compatibili con stadio III; pressione arteriosa sistolica da 168 a 220 mmHg, pressione arteriosa diastolica da 88 a 115 mmHg) dopo vaccinazione con Comirnaty (n=8) e Spikevax (n=1)41.
Una survey condotta su 287 soggetti sottoposti a vaccinazione anti-COVID-19 ha, successivamente, valutato le modificazioni nei livelli di pressione arteriosa sistolica, diastolica, media e differenziale in un intervallo compreso tra 15 min prima e 15 min dopo la somministrazione del vaccino42. Dopo la prima dose, 82 soggetti (28.6%) hanno sperimentato un incremento della pressione differenziale superiore a 40 mmHg e nel 5.2% della coorte si è registrato un incremento dei valori pressori sistolici di almeno 20 mmHg42.
Purtroppo, il disegno di entrambi questi studi42 (breve latenza tra vaccinazione e rilevazione della pressione arteriosa) non aveva la possibilità di escludere l’effetto di fattori emotivi sul rialzo acuto dei livelli pressori. Una survey di operatori sanitari sottoposti a vaccinazione con Comirnaty ha invece e successivamente esteso i dati su tale fenomeno analizzando le variazioni della pressione arteriosa automisurata a domicilio (eseguita secondo le attuali linee guida43) prima e dopo vaccinazione44. Nello specifico, un incremento significativo dei valori di pressione arteriosa è stato definito da un aumento medio di almeno 10 mmHg tra i 5 giorni prima della vaccinazione ed i 5 giorni seguenti la prima somministrazione del vaccino44.
Complessivamente sono stati analizzati 113 soggetti (73% donne, età media 43 ± 11 anni) con una prevalenza di storia di ipertensione arteriosa pari al 18%44. Un incremento dei valori pressori è stato osservato in 6 soggetti (5.3%); in 4 casi è stato anche necessario modificare la terapia antipertensiva in atto e 2 hanno sperimentato un incremento analogo dei valori di pressione arteriosa anche dopo la seconda dose di vaccino44.
Da sottolineare che i soggetti con pregressa esposizione al SARS-CoV-2 hanno sperimentato una più alta incidenza di elevati valori pressori (23% vs 3%, p=0.002)44.
Anche l’analisi degli eventi avversi registrati e resi disponibili dall’EudraVigilance della European Medicines Agency ha evidenziato che nello spettro delle sospette reazioni avverse al vaccino, l’incremento acuto dei valori pressori è uno dei fenomeni dominanti (in totale 6130 segnalazioni ossia il 2.9% di tutti i casi segnalati), incluse “crisi ipertensive” seguite da tachicardia (n = 5788 con 0.7% di eventi fatali) e aritmie (n = 1809 con il 4.1% di eventi fatali)45.
CONCLUSIONI E PROSPETTIVE FUTURE
I vaccini anti-COVID-19 hanno chiaramente dimostrato di essere la strategia migliore per arginare la pandemia e ridurre il rischio di eventi fatali del COVID-1946. Seppur le piattaforme utilizzate per questi vaccini sono nuove e mai sperimentate nell’uomo prima d’ora, i risultati dei trial clinici hanno evidenziato un ottimo profilo di efficacia e sicurezza3,5-7.
Nonostante questo, le segnalazioni di effetti collaterali ed eventi avversi seri non sufficientemente caratterizzati nei trial di efficacia hanno generato nella letteratura scientifica qualche dubbio sulla sicurezza dei vaccini anti-COVID-19 e richiesto un’attenta monitorizzazione di questi eventi47. Tali preoccupazioni sono state anche generate dai dati inerenti un’abnorme carica infiammatoria registrata a livello di fegato e polmoni legata all’utilizzo di precedenti vaccini (sempre basati su proteine Spike virali) contro MERS e SARS-CoV-148-51.
Tra le varie segnalazioni di eventi avversi, il verosimile effetto della vaccinazione sui livelli di pressione arteriosa è stato descritto da alcuni report e survey. Ad oggi, un incremento acuto dei valori di pressione arteriosa è stato dimostrato sia con misurazione clinica che con automisurazione domiciliare (è ancora in fase di reclutamento uno studio che utilizza il monitoraggio ambulatoriale della pressione arteriosa nelle 24 h; ClinicalTrials.gov NCT05013931).
L’effetto dei vaccini sui livelli di pressione arteriosa si fonda su meccanismi fisiopatologici caratterizzati dall’interazione tra le proteine Spike prodotte dai vaccini (che una volta in circolo vengono definite “free-floating”) ed i recettori ACE2. Questa interazione, infatti, favorirebbe la “down-regulation” di tali recettori ed una sorta di paralisi funzionale degli stessi con conseguente accumulo di angiotensina II (e quindi incremento dei valori pressori) e ridotta formazione di angiotensina1,752 (Figura 1).
I dati riportati in letteratura che collegano vaccinazione ed eventi avversi (incluso il rialzo acuto della pressione arteriosa), oltre a stimolare lo studio dei meccanismi fisiopatologici sottesi, hanno anche generato una linea di ricerca sugli effetti dei vaccini nei pazienti precedentemente esposti al SARS-CoV-2. L’ipotesi, infatti, è che la vaccinazione di soggetti precedentemente esposti al SARS-CoV-2 possa produrre una intensa, seppur rara, risposta infiammatoria e trombotica.
Ad esempio, uno studio clinico condotto su 67 soggetti sieronegativi e 43 soggetti sieropositivi (e quindi esposti in precedenza al SARS-CoV-2) ha evidenziato che dopo la prima dose di vaccino ad mRNA il titolo anticorpale era fino a 45 volte superiore nei soggetti sieropositivi rispetto ai sieronegativi53. Oltre a questo dato, gli stessi autori hanno registrato un tasso di reazioni avverse di tipo sistemico più alto tra i sieropositivi53. Risultati non dissimili in termini quantitativi si sono documentati anche per il rialzo acuto dei valori pressori registrati nella survey di operatori sanitari dopo vaccinazione con Comirnaty44.
La sfida della ricerca sul COVID-19 è quella di caratterizzare al meglio i meccanismi alla base delle complicanze dell’infezione e soprattutto dei fenomeni responsabili dell’ingresso del virus nelle cellule umane. Una maggiore conoscenza di questi meccanismi avrebbe anche ripercussioni formidabili sulla produzione di nuovi vaccini che, magari, possano far codificare proteine Spike mutate con specifici cambiamenti conformazionali tali da permettere sempre un’adeguata risposta immunitaria ma un minor legame con i recettori ACE221,22,54,55.
RIASSUNTO
Il nuovo coronavirus (severe acute respiratory syndrome coronavirus 2, SARS-CoV-2) si è rapidamente diffuso a livello globale, causando la morte di oltre 4 milioni di individui e 240 milioni di nuove infezioni confermate da test di laboratorio. Tra tutte le diverse strategie terapeutiche mirate a contrastare l’infezione, i vaccini anti-SARS-CoV-2 sono ad oggi l’approccio più promettente per rallentare la pandemia. I vaccini finora approvati per l’utilizzo nell’uomo hanno dimostrato di produrre una risposta immunitaria adeguata ed offrono una consistente protezione contro le forme severe della malattia. Nonostante queste evidenze, alcuni dubbi sono stati sollevati riguardo la sicurezza dei vaccini e basati sulla documentazione di rari ma gravi eventi sistemici insorti dopo la vaccinazione. Tra le reazioni avverse, alcune evidenze si sono accumulate sul potenziale effetto della vaccinazione sui valori di pressione arteriosa (rialzo acuto e significativo). I vaccini approvati in Europa producono la sintesi endogena della proteina Spike del SARS-CoV-2. Una volta sintetizzate dalle cellule vaccinate, le proteine Spike migrano sulla superficie cellulare da dove protrudono con una conformazione identica a quella delle proteine Spike del virus e generano una risposta anticorpale da parte del sistema immunitario. Quando le cellule target del vaccino muoiono o vengono distrutte dalla risposta immunitaria, le proteine Spike prodotte circolano sotto forma di proteine “free-floating”. Queste proteine Spike “free-floating” possono, quindi, legarsi ai recettori ACE2 (angiotensin-converting enzyme 2) provocando l’internalizzazione, degradazione e perdita delle attività catalitiche dei recettori stessi. Questo fenomeno provoca una rapida riduzione di angiotensina1,7 per la ridotta inattivazione dell’angiotensina II da parte dei recettori ACE2. Lo sbilanciamento tra angiotensina II (iperattivazione) e angiotensina1,7 (riduzione) può giocare un ruolo diretto nella genesi dell’acuto rialzo dei valori di pressione arteriosa sistemica.
Parole chiave. ACE2; COVID-19; Eventi avversi; Malattia cronica; SARS-CoV-2, Sistema renina-angiotensina-aldosterone; Vaccinazione.
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_______________________ Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia MC Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (redefefefefer ed€5 tt t t art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]
Lo spauracchio delle multe ai non vaccinati over 50 si sta rivelando un triste bluff. Finora, infatti, non è stata emessa – grazie al cielo – neanche una sanzione. Il meccanismo delle multe per gli over 50 che non si sono piegati all’antidemocratico obbligo vaccinale è ufficialmente partito il primo febbraio ma di fatto solo sulla carta. Come racconta Alessandra Ziniti su Repubblica (pensate, è Repubblica stessa a parlare di “bluff”), “le prime multe ‘una tantum’ da 100 euro arriveranno quando l’obbligo sarà già finito, oltre il 15 giugno. Anche perché si è messo di mezzo anche il garante della privacy che deve ancora valutare se è legittimo che gli elenchi di non vaccinati possano essere resi noti ad altri soggetti. Il classico paradosso all’italiana: prima si fa la legge e poi si valuta la sua applicabilità”.
Sono circa 1,4 milioni gli italiani che – all’ultimo report governativo – risultano ancora totalmente scoperti dalla vaccinazione e che dunque si aspettano di ricevere in automatico l’annunciata sanzione una tantum di 100 euro. “I sanzionabili però, a ruota, potrebbero essere di più visto che l’obbligo per gli over 50 scatta anche per la seconda e terza dose che vanno fatte entro i tempi previsti, quelli cioè certificati dalla scadenza del Green Pass. Ma dall’Agenzia delle entrate per la riscossione, deputata a far partire le sanzioni, nulla si è mosso. Semplicemente perché nessuno ha comunicato loro chi sono i cittadini da multare”.
L’Agenzia è infatti solo l’ultimo anello di una lunga e tortuosa catena burocratica. “Le multe per chi non si vaccina – ben lontano da fare ulteriore pungolo – restano solo sulla carta”. E perché? Per capirlo è necessario spiegare come dovrebbe funzionare il meccanismo: “Tutto parte dal Sistema tessera sanitaria dove vengono registrate le vaccinazioni dei cittadini. Tocca alla Sogei, società informatica a cui il ministero dell’Economia ha affidato la gestione, incrociare i dati con i codici fiscali dei cittadini e inviare al ministero della Salute l’elenco degli over 50 che non risultano in regola con le vaccinazioni. Dal ministero della Salute l’elenco dovrebbe essere girato all’Agenzia delle entrate”. Ma Sogei e garante della privacy stanno ancora seduti attorno a un tavolo a capire se sia possibile far circolare questo tipo di informazioni.
Dunque l’elenco degli over 50 non vaccinati per il momento non esiste. “Se e quando sarà trovata la quadra sul punto, neanche la trasmissione dei nominativi all’Agenzia delle entrate basterà a far scattare la sanzione. Si comincia infatti con l’avvertimento. Chi riceve l’avvertimento ha tempo 10 giorni per documentare alla Asl di riferimento eventuali giustificazioni. Altri 10 giorni passano perché dalla Asl la verifica sullo stato del cittadino non vaccinato torni al ministero della Salute. Da dove, come un gioco dell’oca, ripartiranno verso l’Agenzia delle entrate gli elenchi delle persone effettivamente sanzionabili. A questo punto la multa segue lo stesso iter e gli stessi tempi di una contravvenzione stradale. dunque notifica entro 180 giorni. A cui possono aggiungersi i tempi di un eventuale ricorso. Dunque, bene che vada siamo all’autunno se non addirittura all’inverno quando – si presume – l’obbligo vaccinale per gli over 50 sarà già alle spalle da un pezzo”.
Il fascicolo ipotizza il reato di omicidio colposo. Cantone: Trinca «risultava, da altre indagini, destinatario di esenzione da vaccino»
La Procura della Repubblica di Perugia ha aperto un fascicolo sulla morte del biologo no vax Franco Trinca, recentemente deceduto all’ospedale di Città di Castello dopo alcuni giorni di ricovero. Il fascicolo ipotizza il reato di omicidio colposo. Eseguita a Roma l’autopsia, esame irripetibile che ha l’obiettivo, come spiega il procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, di accertare con esattezza le cause del decesso di Trinca, tra i fondatori del movimento «Uniti per la libera scelta» che riunisce diverse associazioni contrarie al vaccino anti covid. Trinca «risultava, da altre indagini, destinatario di esenzione da vaccino».
«L’accertamento si è reso necessario per comprendere se le situazioni che avevano giustificato l’esenzione fossero effettive e, in caso contrario, se il decesso, eventualmente riconducibile al Covid, potesse essere riconducibile all’omessa somministrazione», conclude il procuratore Cantone. Nel frattempo, i carabinieri del Nas di Perugia hanno acquisito la cartella del biologo deceduto lo scorso 4 febbraio.
Il primo ministro israeliano ha annunciato la fine del green pass vaccinale, lasciando praticamente solo l’Italia a finire il suo ruolo di cavia mondiale di Big Pharma Usa. Il primo ministro israeliano Naftali Bennett ha annunciato giovedì 17 febbraio che l’obbligo di mostrare il lasciapassare quale prova dell’avvenuta vaccinazione per accedere in vari siti sarà presto revocato, mentre l’ondata di contagi diminuisce sensibilmente.
Israele era stato uno dei primi pionieri, (laboratorio cavia mondiale) di una massiccia campagna vaccinale e tra i primi paesi a richiedere un certificato di vaccinazione, che ha chiamato il pass verde, (il super green pass italiano) per entrare in una serie di strutture. Bennett ha detto che con un chiaro calo sia del numero di casi gravi di Covid che del numero di infezioni confermate, rappresenta un “buon momento” per eliminare l’obbligo di passaporto vaccinale. Il green pass ha permeato la vita israeliana per gran parte dell’anno scorso, obbligatorio per entrare in bar, ristoranti, alberghi, palestre e luoghi di culto, tra gli altri siti. Nonostante la falsa narrazione comparativa dei media italiani tra Italia e Israele, non è mai stato impedito ai non vaccinati di lavorare o prendere mezzi di trasporto pubblici, né li si è lasciato senza mezzi di sostentamento. Migliaia di israeliani si sono riversati a Gerusalemme da tutto il paese lunedì 14 febbraio in un “convoglio per la libertà” contro le restrizioni del coronavirus, che rispecchiava simili proteste di blocco del traffico in Canada, in Francia e in tutto il mondo. I manifestanti hanno suonato i clacson delle loro auto e sventolato bandiere canadesi e israeliane mentre si dirigevano verso la sede del governo israeliano. Da quando è entrato in carica nel giugno dello scorso anno, Bennett ha promesso di mettere la salute dell’economia israeliana in prima linea nella sua risposta alla pandemia, insistendo sul fatto che lo avrebbe fatto, che non avrebbe soffocato gli affari con restrizioni draconiane. ( Forse intendeva dire dragoniane….). Il suo governo aveva già iniziato all’inizio di questo mese a rivedere i requisiti del certificato sanitario, limitando i siti in cui era obbligatorio. Quando fu per la prima volta rilevata la variante Omicron, Bennett ha però ordinato la chiusura del Paese ai viaggi per e da Israele, dicendo che il paese doveva prepararsi per l’ondata in arrivo. “Siamo stati i primi ad agire e chiudere i cieli con l’inizio dell’ondata. Ora stiamo gradualmente allentando le restrizioni”, ha dichiarato il premier in una dichiarazione. Il mese scorso, in alcuni giorni, Israele ha visto più di 80.000 nuovi casi di Covid, dimostrando come nel caso dell’Italia di Speranza l’inutilità assoluta del Green Pass.