Posts Tagged
‘Veneto’

Home / Veneto

19 Maggio 2028 – Redazione

 

Dai rubinetti della Lombardia sgorga acqua contaminata. Lo ha scoperto Greenpeace dopo varie richieste di accesso agli atti: studiando i risultati delle analisi sui campioni prelevati dagli acquedotti delle dodici province lombarde è stata riscontrata la presenza di Pfas, sostanze alchiliche perfluorurate, in percentuali elevate, in particolare in alcune zone.

Cosa sono i composti Pfas

I composti Pfas sono un gruppo di sostanze chimiche usate per impermeabilizzare alcune superfici. Vengono impiegate per rivestire le padelle antiaderenti e altre superfici come tessuti, tappeti, carta, e contenitori di alimenti.

Si tratta però di molecole con un certo grado di tossicità: un’esposizione prolungata a queste sostanze può provocare infertilità, problemi alle ghiandole e l’insorgenza di alcuni tipi di cancro.

Su circa 4 mila campioni analizzati dagli enti preposti tra il 2018 e il 2022, – scrive l’associazione ambientalista – circa il 19% del totale è risultato positivo alla presenza di Pfas“.

Lodi, Bergamo e Como le province più contaminate

Se si entra nel dettaglio si scopre che in alcune province la situazione è particolarmente allarmante: a Lodi, ad esempio, la percentuale di campioni positivi alla presenza di questi composti sfiora l’85%. Sopra il 60% la provincia di Bergamo, oltre il 40% a Como, 32% Monza e Brianza, 28% a Cremona e quasi il 21% a Milano.

Osservando i risultati – comunica Greenpeace -, si nota come parte dell’acqua della Lombardia sarebbe considerata non potabile secondo i nuovi parametri proposti negli Stati Uniti o quelli vigenti in Danimarca“.

I precedenti: lo scandalo in Veneto

La contaminazione da Pfas nelle acque potabili non è un problema nuovo in Italia: nel 2013 è stata riscontrata una concentrazione anomala, addirittura sopra i livelli rilevati in Lombardia, in vari comuni del Veneto, in particolare nelle province di Vicenza, Verona e Padova: coinvolti 350mila residenti.

Nel 2018 il governo emanò lo stato di emergenza e in 30 comuni veneti fu vietato di bere acqua del rubinetto.

Lo scandalo delle acque contaminate in Veneto è stato portato anche all’attenzione delle Nazioni Unite. Dopo una missione nella regione, l’Onu stilò un rapporto in cui si afferma che “in troppi casi, l’Italia non è riuscita a proteggere le persone dall’esposizione a sostanze tossiche”.

Dallo scandalo veneto è nato un processo che vede imputati 15 manager di tre multinazionali, accusati a vario titolo di avvelenamento delle acque, disastro ambientale, gestione di rifiuti non autorizzata, inquinamento ambientale e reati fallimentari.

Dove sono le politiche “green”?

Con il recente rapporto di Greenpeace scopriamo che il problema non è confinato in Regione Veneto e la contaminazione delle acque è stata scoperta anche nella regione più popolosa d’Italia.

E mentre le autorità preparano la guerra all’anidride carbonica e alle automobili, milioni di cittadini continuano da anni a bere e consumare acqua contaminata da sostanze tossiche pericolose per la salute umana.

 

 

FONTE: Byoblu

UNISCITI A MERCURIUS5 SU TELEGRAM ⤵️

https://t.me/mercurius5giornale

09 Febbraio 2022 – Redazione

Hanno preso carta e penna, o meglio computer e tastiera, per scrivere una lettera aperta al Governo e alla Regione Veneto per protestare contro una parte delle nuove regole per l’attività scolastica in tempo di Covid, in particolare dove si distinguono gli alunni vaccinati da quelli non vaccinati.

Sono già più di 150, ma le adesioni stanno crescendo anche in queste ore, le firme di insegnanti e dirigenti scolastici sotto la lettera aperta indirizzata al presidente del Consiglio Mario Draghi, al ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi, al presidente della Regione Veneto Luca Zaia, all’assessore all’Istruzione Elena Donazzan e al direttore generale dell’USR Veneto Carmela Palumbo.

“Siamo un gruppo di insegnanti e dirigenti della provincia di Treviso, accomunati dalla professione, non da specifiche appartenenze politiche, né da etichette di altro tipo”, esordiscono nel testo riferendosi al decreto legge entrato in vigore venerdì 4 febbraio e relativo alle “Misure urgenti in materia di certificazioni verdi Covid-19 e per lo svolgimento delle attività nell’ambito del sistema educativo, scolastico e formativo”.

I firmatari scrivono di aver apprezzato l’intenzione del Governo di ridurre il più possibile la didattica a distanza e ancor di più l’innalzamento del numero di positivi per classe prima di far scattare le misure di sospensione delle lezioni, così come la riduzione della quarantena da dieci a cinque giorni.

“Ahinoi questo vale solo per la scuola primaria e per l’infanzia. Questo nostro sollievo deriva sia dalla comprensione del fatto che il quadro sta evolvendo in modo finalmente positivo, per tutta la popolazione, sia dal fatto che, a scuola, si cercherà di ridurre l’impatto della Didattica a Distanza, che è stata un utile palliativo alla non frequenza scolastica. Da insegnanti e genitori siamo, però, consapevoli che esse non potranno mai porsi come un’alternativa davvero valida alla didattica in presenza”.

I toni della missiva cambiano quando si tocca l’argomento successivo: “Abbiamo appreso con indignazione la notizia che il nuovo decreto prevede la distinzione di trattamento scolastico tra alunni vaccinati/guariti e alunni non vaccinati. Questa norma ci sembrava già iniqua quando proposta ed attuata nella scuola secondaria; ci risulta ancora più inaccettabile se applicata alla scuola primaria”.

Citando l’articolo 3 della Costituzione, che afferma il principio che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge e impone alla Repubblica di rimuovere “gli ostacoli che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”, i firmatari sottolineano l’esistenza di una discriminazione in base alle condizioni di salute e le scelte sanitarie.

“Trovarsi nella situazione di dover controllare il Green pass per poter accogliere o meno nella scuola dell’obbligo un alunno per noi è inaccettabile. Non ce la sentiamo di guardare negli occhi i nostri alunni e dire loro ‘Tu puoi stare a scuola perché hai un lasciapassare’ sapendo di contraddire quanto insegnato con tanta passione e con tanta convinzione”.

Riferendosi ancora alla Costituzione, articolo 34 sulla scuola aperta a tutti, obbligatoria e gratuita, gli insegnanti ribadiscono di non volere “che i nostri bambini siano distinti tra vaccinati e non vaccinati, non vogliamo che essi stessi si riconoscano tra loro per una etichetta. Questa norma, oltretutto, carica anche gli alunni non vaccinati della scuola primaria di un peso che non è una loro responsabilità, ma una scelta (lecita peraltro) delle loro famiglie”.

Chiudendo la loro lettera, i firmatari sottolineano che l’opportunità di ricevere la migliore istruzione possibile, quella in presenza, non può essere un riconoscimento dato solo alle famiglie che hanno effettuato la scelta vaccinale per i loro figli. “Per noi insegnanti, il diritto all’istruzione ha il volto di Marco, di Hajar, di Marina, di Andi, di Giacomo… ha il volto di ciascuno dei nostri alunni e delle nostre alunne. Non vogliamo sapere se sono vaccinati contro il Covid o se non lo sono, se hanno già contratto il virus nell’ultimo periodo. A nessun bambino è mai stato chiesto di frequentare la scuola a distanza perché non vaccinato contro epatite B, pneumococco, morbillo…o una delle dieci vaccinazioni già riconosciute dallo Stato come obbligatorie. La scuola è un bene e un diritto per tutti i bambini”.

Le firme provengono in gran parte dal trevigiano, ma anche da altre province venete. Ci sono insegnanti di Istituti Comprensivi di Altivole, Asolo, Breganze, Caerano di San Marco, Cappella Maggiore, Carbonera, Cologna Veneta, Conegliano, Cornuda, Follina e Tarzo, Giavera del Montello, Mira, Montebelluna, Paese, Pederobba, Pieve del Grappa, Preganziol, Quero Vas, Resana, San Martino di Lupari, San Zenone degli Ezzelini, Sandrigo, Sernaglia della Battaglia, Spresiano, Tezze sul Brenta, Trevignano, Treviso, Valdobbiadene, Vedelago, Villa Estense, Volpago del Montello. La firma l’hanno messa anche insegnanti di alcune scuole per l’infanzia e istituti superiori.

Fonte: Qdpnews.it

06 Febbraio 2022 – Redazione

Torna in campo, come da mesi, la protesta contro l’obbligo, ora anche più stringente, di presentazione del Green pass. Imponente la folla, inizialmente stimata dalla Questura in un migliaio di persone ma andata aumentando con il passare dei minuti. Sul palco, senza peli sulla lingua, anche ROSY DELLA TORTERIA DI CHIVASSO, PALADINA DI UNA LOTTA CHE, A MAGGIO SCORSO, LA VIDE SOLA CONTRO TUTTI E CHE, ADESSO E FORTUNATAMENTE, SONO IN MOLTI AD AVER SEGUITO E IMITATO. SENTITE

A SEGUIRE IL VIDEO CHE L’HA VISTA PROTAGONISTA IERI A VERONA. CLICCATE SUL LINK ⤵️⤵️⤵️⤵️⤵️

https://t.me/marinatoniniof/1304

IN QUESTO ALTRO VIDEO L’INTERVENTO DELL’AVVOCATO RENATE HOLSEIZEN ⤵️⤵️⤵️⤵️⤵️

https://www.larena.it/media/video/protesta-in-piazza-bra-l-intervento-di-renate-holzeisen-video-marchiori-1.917117

21 Dicembre 2021 – Redazione Co.Te.Li

ERA TUTTO PREVISTO, ANTICIPATO E SOTTOSCRITTO! MA IN QUANTI SONO STATI TACCIATI DI COMPLOTTISMO, DINANZI AD AFFERMAZIONI CHE ERANO LA SINTESI DI CHI AVEVA COMPRESO, DA SUBITO, QUALE FOSSE IL PIANO DEI GLOBALISTI!! ED ECCOCI A SNOCCIOLARE LA REALTÀ’INTUITA, PASSO DOPO PASSO, COME I TANTI GRANÌ DI UN ROSARIO, CHE DOVREMMO OGNI GIORNO REIMPARARE A RECITARE, IN QUANTO STRUMENTO SALVIFICO DEL NOSTRO CREDO, TRATTANDOSI DELLACORONA DI ROSE OFFERTA IN DONO ALLA MADONNA, IN OPPOSIZIONE ALL’ALTRA TRISTE CORONA…DEL VIRUS!!!

Marzia MC Chiocchi

ECCO LA NOTIZIA ⤵️

Tampone per gli operatori sanitari ogni dieci giorni, per intercettare eventuali positività, e obbligo di mascherina all’aperto per tutti i cittadini a partire dal 23 dicembre. E’ quanto prevede l’ordinanza firmata dal presidente della Regione LazioNicola Zingaretti. L’obbligo di mascherine è disposto su tutto il territorio regionale nei luoghi all’aperto, durante l’intera giornata. Sempre per un mese è disposto l’aumento della frequenza dello screening del personale sanitario e sociosanitario operante nelle strutture sanitarie, pubbliche e private prevedendo l’esecuzione di un test con periodicità non superiore ai 10 giorni, al fine di intercettare tempestivamente eventuali casi positivi”.

Zingaretti ha dichiarato In entrambi i casi si tratta di una misura precauzionale ma essenziale per la salvaguardia della nostra salute e quella dei nostri cari in un momento come questo. Anche questa volta stiamo tenendo alta la guardia e come in passato stiamo anticipando il virus. Esenti dall’obbligo i bambini sotto i sei anni, i portatori di patologie incompatibili con l’uso della mascherina e chi si trova in svolgimento di attività motorie e/o sportive.

Nrl frattempo anche la Regione Veneto ha preso nuove decisioni. Da lunedì 20 Dicembre (ieri) è entrata in zona gialla e Il Governatore Luca Zaia ha disposto che, gli operatori sanitari e socio-sanitari: dovranno sottoporsi al tampone, nonostante la vaccinazione (la categoria è già alla terza dose).

Inoltre, anche in Veneto, è stato introdotto l’obbligo di mascherina all’aperto, ad eccezione dei bambini sotto i 6 anni e i soggetti con patologie e disabilità, e sono stati invitati gli Enti locali ad adottare misure atte ad evitare assembramenti nei luoghi pubblici.

NON CI SONO COMPLOTTISTI, MA LUNGIMIRANTI! E SE DAREMO RETTA ALL’INTUITO E ALLA NOSTRA SAGACIA, RIUSCIREMO AD ANTICIPARE LE AZIONI DEI LIQUIDATORI DEL NOSTRO PAESE, MESSO DA LORO IN SVENDITA, E FAREMO “TANA PER TUTTI”.

_____________________
[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.), che vede la collaborazione [di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia  Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di professionisti (insegnanti, economisti, medici, avvocati, ecc.) formatosi con l’unico intento di collaborare per la difesa della libertà di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana e art. 11 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea) e per la ricerca e condivisione della verità sui principali argomenti e fatti di rilevanza sia locale che globale]

FONTE: Il Corriere del Veneto – 23 Luglio 2021

C’è il 32,5% di non vaccinati , una delle percentuali più alte in Veneto: Il sindaco: «Non è il paese che conosco». Il medico di base: «Dei miei colleghi si sono rifiutati di vaccinare».
Nausea da Covid. Assuefazione da cure con qualche episodio di rigetto. E qui poi, nel paese che più ha patito, quello che per primo ha avuto l’infezione e che per primo ne è uscito (per ora, passibili di rientro lo siamo tutti). Qui il sindaco Giuliano Martini, farmacista, non ci si raccapezza proprio: «Non è il paese che conosco, non quello del senso civico che so». Sessantadue persone su cento, una percentuale di vaccinati tra le è più basse in Veneto che mette il paese dei colli Euganei in cima alla classifica dei renitenti alla dose, gli altri viaggiano tra il 70 e il 75%. Per l’esattezza 32,5% di non vaccinati (968 persone) su un totale di 2.975 abitanti compresi i neonati e gli imberbi, solo per questo le cifre del sindaco sono leggermente migliori. Una situazione opposta rispetto ad esempio a Medicina (Bologna), tra i paesi più colpiti e a lungo zona rossa, dove i cittadini hanno risposto in massa alla campagna vaccinale.

Il sindaco farmacista: «Non è il paese che conosco»

Ogni settimana, nella sua farmacia, il primo cittadino tampona una cinquantina di persone, una decina le immunizza. È uno che, insomma, conosce i suoi «polli». Eppure stenta a crederci. Vo’, paese monosillabico, avaro di parole fin dal nome, in questo caso ellittico ed allusivo anche nelle vaccinazioni. Quindi inquietante. Giri per la piazza e hanno tutti con la mascherina, di Crisanti parlano come un amico di famiglia, qui il presidente della Repubblica se lo ricordano come il papà che l’anno scorso è venuto a inaugurare l’anno scolastico. Telecamere, primi piani tivù, il primo morto, le attenzioni di un esercito di infettivologi, biologi, statistici, e psicologi anche a studiare i possibili effetti di un isolamento sociale militarizzato. Sotto i fari della ribalta un anno intero, sotto quello del microscopio ancora adesso.

L’edicolante: «I numeri non tornano»

Il giornalaio, uomo avezzo alle notizie, legge e tira su il naso. Lui, ai tempi della blindatura, era quello andava a prendere i quotidiani sul confine, al posto di blocco dei carabinieri, lì trovava i volontari che glieli dava gratis. «Sfido che andavano via tutti. Le notizie si vendono, specie quando non costano niente, ma questa che noi siamo i somari del Covid mi pare esagerata. C’è qualcosa che non va in questi numeri». Cosa e dove non dice, ma il modo in cui lo tace parla da solo: è come se dopo 18 mesi in cui ha visto non solo i fatti ma anche la loro costruzione, le troupe televisive in azione, le dirette e gli inviati lavorare, avesse fatto uno stage completo sull’industria dell’informazione. Insomma ragiona come uno che è stato nel retrobottega di un ristorante cinese e ha dei dubbi.

Tra scetticismo e realtà

Al bar – quello in piazza che tenne aperto in violazione delle prime chiusure, quello del primo morto, Adriano Trevisan, che ci giocava a carte – un avventore di mezza età si presenta: «Sono uno degli 88 asintomatici. Ai tempi del coprifuoco giravo e per quanto girassi e conducessi una vita normale, mia suocera di 80 anni col tumore non l’ho infettata, né ho infettato mia figlia, né nessun altro». Chiude il giornale e cala l’asso: «Lo sa che qui, nel 2019, abbiamo avuto più morti che nel 2020 in pieno Covid? E allora, cosa dobbiamo pensare? Questa dei contagi non la accetto. Ho un ristorante io, che faccio? Prima del menù chiedo ai clienti di mostrarmi il telefonino con il green pass? Ho anche parenti in Brasile, li ho sentiti ieri, non è l’inferno che raccontano qui, là il Covid è una malattia come un’altra che fa il suo corso».

Il medico di base: «Un mio collega non li ha voluti fare»

Scettico, un po’ Bolsonaro, ma due dosi se le è fatte anche lui. Non è un renitente, è solo uno stufo. Tra l’altro uno che deve essere andato a farsele dal dottor Carlo Peruzzi, medico di base da qualche giorno che si gode la meritata pensione, e anche uno dei tre in esercizio a Vo’ fino a ieri. «Ne ho fatte di iniezioni. C’erano quelli che le volevano e quelli che no, come c’erano medici che le facevano e medici che non le volevano fare. Un mio collega si è rifiutato di farle. È una libera scelta. Ha abbattuto lui il tasso di vaccinati qui a Vo’? Non credo: i vaccini non sono stati fatti anche altrove, a Baone, a Lozzo. Ora sembra che Vo’ sia l’unica che deve vergognarsi, ma non è così. Forse si è stufata un pochino, forse si sono dimenticati troppo presto delle conseguenze».

«Non è un paese di antivaccinisti»

Dimenticanza, rimozione, stanchezza, la Usl di competenza ha promesso un’indagine approfondita e c’è da giurare che qualche spiegazione dovrà darla anche il medico no vax che tuttora esercita a Vo’ e non risulta abbia cambiato idea. «Questo non è un paese di pazzerelli – garantisce il sindaco – qui non mi risultano terrapiattisti o gente che crede nelle strisce chimiche, sebbene qualcuno che mi ha accusato di essere un agente segreto delle big-pharma ci sia. Io ci ho fatto una risata. Lei non ha idea della fatica che si fa a convincere la gente a vaccinarsi, bisogna conquistarsi la fiducia, entrare in confidenza, mostrare che tu te lo sei fatto. Poi ci sono i no no no con cui non puoi ragionare, quelli che ti dicono no io non sono una cavia, quelli che temono per le future generazioni».

[Questo articolo è condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione(Co.Te.L.In.), di cui fa parte anche Catania CreAttiva, e che vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, fra cui Mercurius5 ed “Il Re è Nudo” , supportati da un team di medici ed avvocati, formatosi con l’unico intento di collaborare per la ricerca e condivisione della Verità sui principali fatti di rilevanza sia nazionale, che europea, che mondiale]

Puoi leggere questo articolo anche su:

https://cataniacreattiva.it/vo-paese-simbolo-del-covid-il-32-rifiuta-il-vaccino-stufi-di-fare-da-cavie/